19 ottobre 2008

I vescovi all’islam: “Donne discriminate” (Galeazzi)


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I vescovi all’islam: “Donne discriminate”

GIACOMO GALEAZZI

CITTA DEL VATICANO

Il Sinodo dei Vescovi punta l’indice contro la violazione dei diritti delle donne da parte dell’Islam e boccia la proposta di organizzare con ebrei e musulmani un Forum mondiale sulle Sacre Scritture. «Nell’Islam i diritti delle donne, nel matrimonio e nella famiglia, non hanno la considerazione prevista dalla dichiarazione universale dell’Onu», denuncia l’assemblea sinodale alla quale oggi, per la prima volta nella storia, interverrà il patriarca di Costantinopoli e che ieri ha chiesto una «maggiore cautela» nel dialogo con il mondo musulmano. Il Sinodo ha detto no al progetto di un congresso interreligioso perché «con gli ebrei questo sarebbe possibile, ma non possiamo riconoscere il Corano come Parola di Dio».
Condivide l’allarme lanciato dall’assise episcopale Soud Sbai, presidente dell’Associazione delle donne marocchine in Italia e deputata del Pdl, «pienamente d’accordo» con l’indicazione sinodale di frenare il dialogo con l’Islam che non considera i diritti Onu delle donne. «E’ vero che nell’Islam i diritti delle donne mancano e sono venuti a mancare anche nella comunità musulmana in Italia - afferma Sbai -. Bisogna vedere con chi dialogare e favorire il confronto con le espressioni moderate dell’Islam. Serve un freno al dialogo con gli estremisti che rimangono chiusi nel loro pensiero e coi paesi arabi che non rispettano i diritti della donna e della persona».
I vescovi «usano motivazioni pretestuose» insorge Yaha Pallavicini. Il presidente del Coreis, che raggruppa le Comunità religiose musulmane italiane, esprime rammarico: «Così si confonde una differenza tra civiltà e culture con una differenza tra buoni credenti e cattivi credenti. E si fanno prevalere interpretazioni basate su fatti di cronaca spiacevoli». Anche Mario Scialoja, rappresentante della Lega musulmana mondiale, ritiene che sia «eccessivo» stoppare il dialogo sulla base di una diversa concezione dei diritti della donna: «Su questo tema non si deve generalizzare, nell’Islam esistono moltissime correnti e posizioni». Via libera dal Sinodo, invece, ad un’intensificazione dei rapporti con i «fratelli maggiori»: «Edith Stein, martire ad Auschwitz, convertitasi dall’ebraismo al cristianesimo, può fare da ponte tra le due religioni». La gelata sinodale sul dialogo interreligioso con l’Islam arriva proprio alla vigilia dell’attesa conferenza in Vaticano, prevista dal 4 al 6 novembre, tra gli studiosi islamici che hanno aderito all’appello «Una Parola comune» (la cosiddetta «Lettera dei 138») e rappresentanti cattolici, tra cui lo stesso Papa.
L’appuntamento era stato presentato come un’opportunità per intrecciare un nuovo rapporto tra Chiesa cattolica e Islam dopo la crisi provocata dal discorso di Ratisbona di Benedetto XVI. Ieri al Sinodo il gruppo dei presuli di lingua spagnola ha esortato la Santa Sede alla prudenza. Padre Julian Carron, presidente di «Comunione e Liberazione» ha sottolineato come la Chiesa cattolica, nelle sue relazioni con l’Islam, debba considerare come nel mondo musulmano il diritto si identifichi con la sharia religiosa. A ciò si aggiunge il «no» dell’assemblea sinodale, a cui partecipano 253 vescovi dai cinque continenti, al Forum comune con ebrei e musulmani sulla Parola di Dio.

© Copyright La Stampa, 18 ottobre 2008

Strano...i vescovi che non levarono le benche' minima voce (salvo lodevoli eccezioni) per spiegare il senso del discorso di Ratisbona, ora si indispettiscono per un Forum?
R.

1 commento:

Luisa ha detto...

"Padre Julian Carron, presidente di «Comunione e Liberazione» ha sottolineato come la Chiesa cattolica, nelle sue relazioni con l’Islam, debba considerare come nel mondo musulmano il diritto si identifichi con la sharia religiosa"

Finalmente qualcuno che osa dirlo con alta ed intelligibile voce !
E che cosa sia la sharia lo sappiamo. basta leggere il Corano.
Il corano regola TUTTA la vita di un musulmano!
Personalmente sono sempre irritata da quel buonismo che mette in avanti il dialogo interreligioso, omettendo di dire certe cose essenziali e trascurando la situazione dei cristiani nei Paesi dove vige il fondamentalismo musulmano .