18 ottobre 2008
«Il Papa non va in Israele per la targa su Pio XII al museo dello Yad Vashem» (Corriere)
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Parla il postulatore della causa di beatificazione
«Il Papa non va in Israele per la targa su Pio XII al museo dello Yad Vashem»
Padre Gumpel: «Falsificazione storica va rimossa. Causa di beatificazione ferma per buoni rapporti con Israele»
CITTÀ DEL VATICANO
La questione dei rapporti tra Vaticano e Israele è al centro di un incisivo intervento di padre Peter Gumpel, postulatore della causa di beatificazione di Pio XII.
Secondo Gumpel Benedetto XVI ha intenzione di recarsi in Israele «al più presto», ma ciò è «impossibile fino a quando la didascalia sotto la fotografia di Pio XII al museo dello Yad Vashem, evidente falsificazione storica, non sarà rimossa».
Sotto la foto, esposta nel museo inaugurato nel 2005, c'è infatti una didascalia in cui si legge: «Eletto nel 1939, il Papa mise da parte una lettera contro l'antisemitismo e il razzismo preparata dal suo predecessore. Anche quando i resoconti sulle stragi degli ebrei raggiunsero il Vaticano, non reagì con proteste scritte o verbali. Nel 1942, non si associò alla condanna espressa dagli Alleati per l'uccisione degli ebrei. Quando vennero deportati da Roma ad Auschwitz, Pio XII non intervenne».
BUONI RAPPORTI
Una didascalia - spiega Gumpel - «di cui persino lo studioso ebreo Sir Martin Gilbert, massimo storico della Shoah, ha chiesto la rimozione. Finché rimane nel museo Benedetto XVI non si può recare in Israele perché sarebbe uno scandalo per i cattolici». Padre Gumpel ha aggiunto che «la Chiesa cattolica fa tutto il possibile per avere buoni rapporti con Israele, ma rapporti amichevoli si possono costruire solo se c'è reciprocità. Con grande ospitalità il Papa ha invitato un rabbino come uditore al sinodo (il rabbino di Haifa Shear Yashuv Cohen, ndr) e questi, abusando della nostra gentilezza, per tre volte ha attaccato Pio XII. Il rabbino può dire ciò che vuole, ma se è ospite e parla in questo modo non aiuta il miglioramento dei nostri rapporti». Una questione talmente importante, quella delle relazioni tra le due religioni, che - sempre secondo Gumpel - la causa di beatificazione di Pio XII, ormai conclusa e su cui manca solo la firma di Benedetto XVI, non si sblocca perché il Papa «vuole avere buoni rapporti con gli ebrei».
ACCUSE CONTRO PACELLI
I documenti che testimonierebbero l'atteggiamento ambiguo di Pio XII nei confronti degli ebrei sono - secondo Gumpel - «una montatura», e fanno parte di «una campagna denigratoria». Padre Gumpel risponde nel merito a entrambe le accuse mosse contro papa Pacelli dai documenti degli archivi inglese e americano. Circa il primo - che riporta l'incontro avvenuto due giorni dopo la retata nel ghetto di Roma tra il Papa e l'inviato straordinario della Gran Bretagna presso la Santa Sede e in cui Pio XII tace su ciò che è avvenuto - esso porterebbe, secondo Gumpel, una data errata. «Quell'incontro - spiega - è sì avvenuto, ma due giorni prima della famigerata retata, il 14 ottobre 1943 (e non il 18 ottobre), quindi come poteva il Papa parlare di qualcosa che non era ancora accaduto?». Circa il secondo elemento di accusa, una conversazione che Pio XII ebbe il 13 dicembre del '43 con l'ambasciatore tedesco Ernest von Weiszaecker, il postulatore replica: «È storicamente noto che gli ambasciatori tedeschi, von Weiszaecker in particolare, scrivevano ciò che piaceva a Hitler altrimenti venivano rimossi».
VIRTÙ EROICHE
Padre Gumpel tiene a specificare che su Pio XII gli stessi ebrei «sono molto divisi». Ci sono «alcuni che continuano ad attaccare la Chiesa cattolica dicendo che Cristo era il figlio di un soldato e di una prostituta», mentre «altri riconoscono che nessuno ha salvato tanti ebrei quanti papa Pacelli».
Ma quali sono le virtù eroiche che la Chiesa cattolica riconosce a Pio XII e che giustificano la causa di beatificazione?
Su questo punto il postulatore risponde che «il concetto di virtù eroiche è un affare interno della Chiesa» su cui «non abbiamo bisogno del vaglio di protestanti, calvinisti, o altri». Le virtù eroiche di papa Pacelli sono «una questione teologica» che «spetta alla Chiesa e non ad altri giudicare».
Infine, tornando ai rapporti con gli ebrei, padre Gumpel afferma che «molti di loro dicono che devono studiare i documenti dell'Archivio Segreto vaticano, contestando il fatto che sia consultabile solo fino al 1939». «Ma perché - si chiede infine il postulatore - nessuno di loro è mai venuto a consultare l'archivio accessibile per gli anni precedenti al '39, quando Pacelli era segretario di Stato?».
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Ohhhhoooooooooooooooooo!!! Questo si chiama parlare chiaro!
Finalmente qualcuno che ha il coraggio di superare il politicamente e religiosamente corretto!
I miei omaggi a padre Gumpel!
R.
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7 commenti:
Già cara Raffaella in una giornata che lo stesso Bartolomeo I ha definito storica per la partecipazione ai vespri nello svolgersi del Sinodo, ci mancavano le solite sterili polemiche su Pio XII. Sono sicura, che sui famosi giornaloni, saranno proprio queste polemiche a tenere banco e non certo la partecipazione di Bartolomeo I di oggi ed al sinodo. Comunque, finalmente come hai detto tu qualcuno che dice quello che pensa senza tanti peli sulla lingua. E' assurdo ed inconcepibile che solo da questa parte ci si opponfga alla continuazione del dialogo per una cosa che riguarda esclusivamente la chiesa cattolica visto che si parla della beatificazione di un Papa cioè di Pio XII. Come dall'Inghilterra e dagli stati Uniti ( così hanno detto al TG5), stanno arrivando documenti contrastanti sull'azione di Pio XII, si portino finalmente le testimonianze di coloro ebrei che hanno dichiarato di essere stati salvati dall'intervento di Pio XII stesso. E' assurdo che con gli ortodossi e con i musulmani si sia arrivato ad un dialogo costruttivo e con gli ebrei questo non sia possibile.L'ostilità manifestata in questi giorni e soprattutto durante il sinodo, è vergognosa. Papa benedetto porge una mano a tutti e dialoga con tutti ma, con loro è impossibile hanno ancora il cuore colmo di risentimento; questo dimostra che in passato il dialogo non è mai stato ne chiaro ne schietto e non sono mai state affrontate seriamente le questioni che continuano a dividere. L'approssimazione ela non chiarezza non porta da nessuna parte evidentemente in passato è stato più facile ecomodo scegliere la strada del " tutti contenti ad ogni costo" al posto di un " guardiamoci nelgi occhi e pargliamoci chiaro una volta per tutte!".
Caro Euge, purtroppo i fatti sono questi e sono incomfutabili. Papa Pio XII ha mantenuto durante l'ultimo conflitto mondiale un atteggiamento "prudente" nei confronti dei nazisti senza esporsi e senza esporre eccesivamente la chiesa nella difesa del popolo ebraico. Non credo ci siano dubbi sul fatto che il vaticano fosse a conoscenza del massacro degli ebrei e in tal senso sarebbe stato auspicabile una opposizione politica piu' evidente da parte del Papa. Non so se cio' avrebbe portato alla salvezza di un numero maggiore di innocenti vittime ma forse valeva la pena tentare. Non ci sono dubbi che la chiesa abbia salvato moltissime vite operando piu' o meno segretamente durante la guerra. "Papa benedetto porge una mano a tutti e dialoga con tutti ma, con loro è impossibile hanno ancora il cuore colmo di risentimento",riguardo a questa frase vorrei ricordarti che in nome di un presunto atto di Deicidio , nei secoli a seguire il popolo ebraico a dovuto subire indicibili sofferenze anche ad opera della chiesa.
Raffaele
I Cattolici potrebbero dire lo stesso del silenzio assordante dei leader di TUTTE le altre religioni nei confronti del massacro dei Cristiani in India e Medio Oriente.
Anche questo e' un dato di fatto ma ai giornaloni conviene glissare...
Caro Raffaele in risposta al tuo post, non posso che fare mie le parole di Raffaella. Purtroppo, qui possiamo solo amaramente costatare che si parla di genocidi a senso unico mentre e lo dimostrano i fatti di sangue ad opera degli Indù in India e di altri incidenti sanguinosi in varie parti del mondo, che anche i cristiani sono soggetti tuttora a persecuzioni ma, non le ostentano ad ogni piè sospinto. Adesso, per favore non mettiamoci a fare una gara su chi ha più sofferto o chi è più o meno perseguitato. L'atteggiamento sarà stato anche troppo prudente ma, ha comunque portato in salvo molte vite di ebrei e questo è innegabile ci sono testimonianze non lo ha detto Pizza e fichi scusami! Trovo assurdo questo atteggiamento anche se in parte può essere giustificato. Mi rifiuto però di credere e di costatare che la beatificazione di un Papa deve essere assoggettata a contrasti che evidentemente in passato non sono stati mai chiariti seriamente e soprattutto trovo inammissibile che Benedetto XVI che ripeto fino alla nausea cerca il dialogo vero con tutti, anche mettendo i puntini sulle i, debba essere sottoposto a pressioni continue con minacce di ritorsioni diplomatiche. Questo atteggiamento comprese le dichiarazioni del rabbino all'inizio del sinodo dei vescovi, caro raffaele pur considerando le cause che lo scatenano, non ha giustificazioni.
Caro Euge, e' verissimo che la beatificazione di un papa e' un fatto interno alla chiesa e pertanto non e' certo necessario il benestare di alcun esponente religioso non cristiano in tal senso. E' tuttavia naturale che se si invita un rabbino a partecipare al sinodo non ci si possa attendere che egli non esprima le proprie opinioni a riguardo. Il rabbino di Haifa non e' un esponente politico e pertanto le relazioni diplomatiche con il vaticano non sono assolutamente in questione. E' vero che la shoah non e' l'unico genocidio nella storia dell' umanita' ma riveste un ruolo unico se non altro per le dimensioni. E' vero che critiani sono tutt'ora perseguitati e uccisi in diversi paesi islamici. Anche in questo caso a mio avviso il vaticano assume un atteggiamento eccessivamente e scandalosamente prudente, un esempio su tutti e' il genocidio di Darfur.
Scandalosa e' solo la prudenza della Santa Sede?
Non e' forse altrettanto scandaloso il silenzio dei leader delle altre religioni (TUTTE!) sulle persecuzioni in India ed in Medio Oriente?
Non nascondiamoci dietro ad un dito.
Non si capisce come mai solo il Vaticano debba essere accusato e vilipeso mentre altri silenzi passano del tutto inosservati.
Non e' accettabile l'arroganza di chi pensa di potere dettare legge al prossimo.
Il rabbino di Haifa, invitato, e' stato scortese verso il Papa e verso i Cattolici.
Il dialogo deve essere reciproco: se uno parla e l'altro deve ascoltare senza reagire non c'e' una conversazione ma un monologo fastidioso.
R.
E' tuttavia naturale che se si invita un rabbino a partecipare al sinodo non ci si possa attendere che egli non esprima le proprie opinioni a riguardo. Prendo spunto per specificare che è chiaro che se si è invitati al sinodo si deve poter esprimere le propre opinioni ma, c'è modo e modo di farlo e se non sbaglio il tenore con cui il rabbino ha espresso come è giusto le sue opinioni, forse non era quello adatto ad un sinodo. Per quanto riguarda il Darfur mi sembra che più volte o a fine udienza generale o spesso nell'Angelus domenicale, Benedetto XVI, si è preoccupato di esprimere il proprio sdegno e la propria condanna unitamente a tutta la chiesa, verso episodi come quelli che tu stesso hai citato.
Grazie per questo scambio corretto di opinioni è sempre utile anche se la si pensa in modo diverso in fondo il dialogo chiaro che promuove ad ogni piè sospinto il nostro Pontefice, serve proprio a questo.
Una precisazione : ti sarei grata se alla prossima risposta se ce ne sarà una, ti chiedo di iniziare con cara Euge.......:-))))) Sono una femminuccia.
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