19 dicembre 2007

Ingrao: nel discorso alla curia romana il Papa invocherà più collegialità perchè la Messa tridentina ha portato a galla le divisioni fra porporati


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Il motu proprio divide, il Papa riunisce

IGNAZIO INGRAO

Vaticano Nel discorso natalizio Ratzinger invocherà più collegialità. Perché la messa in latino ha portato a galla le divisioni tra i porporati.

L’appuntamento è per il 21 dicembre. Benedetto XVI riunisce la curia romana per gli auguri natalizi e non sarà una pura formalità.
Da settimane, con l’aiuto di uno dei suoi ghostwriter, l’arcivescovo Paolo Sardi, Ratzinger sta lavorando al discorso.

Come è ormai consuetudine per il Papa teologo, la parte centrale dell’intervento sarà scritta interamente di suo pugno. In curia c’è attesa, mista ad apprensione.

Molti sono convinti che dal Papa arriverà un nuovo richiamo alla collegialità episcopale.
Fin dall’inizio del pontificato Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza di fare squadra nella Chiesa. Dopo oltre vent’anni passati ai vertici della curia romana, come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger avverte l’urgenza di un governo condiviso della comunità ecclesiale.

Ma l’aspirazione del Papa alla collegialità negli ultimi mesi è stata ostacolata dagli stessi vescovi e cardinali che avrebbero dovuto esserne protagonisti. All’origine di questi attriti c’è il motu proprio Summorum Pontificum con il quale Benedetto XVI nel luglio scorso ha liberalizzato la messa in latino con il rito antico.

I fedeli ormai non hanno più bisogno dell’autorizzazione del vescovo (chiamata «indulto») per celebrare la messa di San Pio V: è sufficiente chiedere al parroco. Soluzione voluta da Benedetto XVI per semplificare le procedure e garantire un’autentica libertà nella scelta del rito. Tuttavia, da alcuni vescovi e cardinali questa decisione è stata percepita come una pericolosa diminuzione della propria autorità.

Primi a reagire sono i stati i vescovi francesi, guidati dall’arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean-Pierre Ricard. Anche il cardinale Cormac Murphy O’Connor, presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles, ha illustrato al Papa le sue perplessità su questa norma. Sulla stessa linea si è espresso il cardinale José da Cruz Policarpo, patriarca di Lisbona e presidente della Conferenza episcopale portoghese.

Resistenze al motu proprio sono emerse anche da alcuni settori dell’episcopato italiano.

Fra questi, i presidenti della Commissione episcopale per la liturgia, Felice Di Molfetta, del Centro di azione liturgica, Luca Brandolini, della Conferenza episcopale abruzzese, Carlo Ghidelli, e l’arcivescovo di Salerno, Gerardo Pierro. Lo stesso cardinale Carlo Maria Martini, che pure nel 1984 aveva concesso l’autorizzazione alla celebrazione della messa tridentina a Milano, ha ribadito la sua fedeltà al nuovo rito in lingua nazionale.

Prese di posizione che non sono piaciute al segretario della Congregazione per il culto divino, Albert Malcolm Ranjith Patabendige, e al presidente della Pontificia commissione Ecclesia Dei, cardinale Darío Castrillón Hoyos.

Quest’ultimo ha preparato una bozza di regolamento per fugare ogni dubbio sull’interpretazione del documento.

Tra gli avversari del motu proprio c’è anche l’ex cerimoniere pontificio Piero Marini, ispiratore delle grandi liturgie spettacolo dell’era Wojtyla. Il nuovo cerimoniere, Guido Marini, omonimo del predecessore, sta rivisitando le messe papali con un occhio più attento alla tradizione: per molti si è trattato di una piacevole sorpresa, altri paventano il rischio di una pericolosa involuzione.

Non è solo la liturgia il terreno sul quale l’azione di Benedetto XVI fa discutere. Dialogo ecumenico, interpretazione del Concilio Vaticano II, rapporto con la modernità sono altri temi caldi. Le recenti prese di posizione della Congregazione per la dottrina della fede sull’ecumenismo hanno provocato altre reazioni negative.
L’ex sant’Uffizio ha affermato con forza che l’unica vera Chiesa è quella cattolica. Critici i protestanti ma anche l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi. Nel frattempo il suo predecessore Martini è diventato, suo malgrado, l’icona dei progressisti schierati in difesa della Chiesa conciliare.

Sull’altro fronte il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con la sua esuberante vitalità punta a dare efficacia e visibilità all’azione del Papa. Ma anche lui non è esente da critiche. Eccesso di attivismo e desiderio di apparire sono le osservazioni più ricorrenti rivolte a Bertone, soprattutto da parte dei prelati di lungo corso che, nella segreteria di Stato, lo sentono ancora estraneo poiché non proviene dai ranghi della diplomazia.

Eppure, queste tensioni non hanno guastato il clima di collaborazione che ha regnato nella breve riunione del collegio cardinalizio voluta da Benedetto XVI alla vigilia del Concistoro del 24 novembre. Altre reazioni negative potrebbero seguire alla «Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione», a cura della Congregazione per la dottrina della fede, che sta per essere resa nota.

Ma il Papa, come è nel suo stile, non si lascia condizionare e prosegue per la sua strada.

Anche la stesura del secondo volume del libro su Gesù di Nazareth sembra sia arrivata a buon punto.

© Copyright Panorama n. 51/2007

Condivido in tutto questo articolo di Ingrao, soprattutto nella parte in cui afferma che le grandi aperture del Papa in tema di collegialita' sono state ostacolate dagli stessi Vescovi e Cardinali che avrebbero potuto esserne i protagonisti.
R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

I 2 discorsi del Papa in occasione degli auguri natalizi erano splendidi e intensi. Penso al discorso sul concilio Vaticano II, allla "questione di Dio" che in realtà è l'unica cosa di cui la Chiesa deve parlare, al discorso sulla famiglia, sui viaggi... Spero così quest'anno in un discorso volto a far riemergere la comunione ecclesiale e a confortare i vescovi e cardinali che si sono opposti al Motu Proprio. Marco

Anonimo ha detto...

Sono contento di queste anticipizioni sul prossimo discorso del santo Padre alla curia romana.
I Cardinali e vescovi che si fossero più o meno velatamente opposti al Motu Proprio Summorum Pontificum, non hanno bisogno tasnto di essere "confortati" come dice il precedente post, ma hanno bisogno di essere "illuminati" a comprendere il senso profondo delle disposizioni del Papa così da aderirvi concordemente per dare la testimonianza dell'unità della Chiesa. Spirito Santo guida e sostieni il nostro Papa Benedetto e fa che tutti lo possano seguire.