18 dicembre 2007

Neanche la scienza convince gli scientisti a smetterla di accanirsi contro l'embrione


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Neanche la scienza convince gli scientisti a smetterla di accanirsi contro l'embrione

di Giorgio Israel

All'indomani dell'esito del referendum sulla legge 40 per la procreazione assistita scrissi sul Foglio un articolo il cui titolo era "Lettera ai nuovi bigotti" e la cui tesi era che se è "bigotto" chi aderisce a un complesso di princìpi preconcetti in modo cieco, senza ammettere neppure in linea di principio la possibilità di un loro ripensamento critico, e se è "clericale" chi si trincera entro una corporazione che difende con tutti i mezzi il "bigottismo", allora pochi hanno titolo a essere definiti "bigotti-clericali" come gli scientisti, ovvero coloro che restringono il dominio della razionalità alla gestione tecnologica dell'esistente. A distanza di due anni, non poteva darsi una conferma più clamorosa di quella tesi.

Era da attendersi un'ondata di giubilo di fronte alla notizia che un'equipe dell'università giapponese di Kyoto diretta da Shinya Yamanaka ha scoperto il modo di trasformare cellule staminali umane adulte in modo da presentare le stesse proprietà di quelle embrionali.

A ben vedere si è trattato di un successo lungo la via indicata dal rapporto del 2001 della Commissione Dulbecco, voluta dall'allora ministro della Sanità Umberto Veronesi.

Niente da fare. Pare che questa notizia sia anzi dispiaciuta ai maniaci dell'embrione, che infatti hanno ripreso a lanciare i loro anatemi contro gli "oscurantisti", come Ernesto Galli Della Loggia che si era permesso di invitarli a mostrare indipendenza intellettuale e a salutare con favore la nuova prospettiva.

C'è stato persino chi ha avvertito il Comitato di Bioetica di non approfittarsene per emettere sentenze contro la manipolazione dell'embrione.

A Pierluigi Battista, che si stupiva di tanto accanimento contro gli embrioni, ha risposto la segretaria radicale Rita Bernardini con un fuoco d'artificio di denunce della "caccia alle streghe", della lotta contro l'illuminismo, condite di richiami a Galileo - di passaggio, questi ossessivi richiami a Galileo cominciano a insospettire: non sarà che qualcuno crede che Galileo sia stato il direttore di un laboratorio di genetica? - per finire con una bizzarra accusa di ipocrisia agli "oscurantisti", cui si spiega in modo sussiegoso che senza manipolare l'embrione non si sarebbe arrivati a questi risultati. A quanto pare Bernardini ha lavorato con l'equipe del professor Yamanaka.

Resta il fatto che le domande di Galli Della Loggia e di Battista sono rimaste inevase: perché tanto accanimento e perché non cogliere l'occasione di una tregua con chi ha delle remore morali nei confronti della manipolazione degli embrioni? Perché mantenere acceso lo scontro a tutti i costi? E perché tanto accanimento sull'embrione? Ma, in fin dei conti, la risposta è semplice, ed è quella di due anni fa.

La sostanza di questo "dalli all'embrione" è ideologica. Due anni fa ci si stracciava le vesti accusando i nemici della manipolazione dell'embrione di volere la morte di Luca Coscioni, come se la sua vita dipendesse dall'esito del referendum in Italia. La verità è che l'embrione non c'entra nulla e, al limite, non c'entra nulla neppure la scienza. Si tratta soltanto di simboli o pretesti di una battaglia volta ad affermare i princìpi di un'ideologia laicista, antireligiosa e scientista, la cui vera sostanza è rappresentata dalla dilagante letteratura sulla contrapposizione tra scienza e fede o dalle intemerate esagitate di personaggi che hanno molta voglia di litigare e nessuna di ragionare.

Dovrebbero almeno avere la decenza di non mascherare malamente il loro bigottismo con vacue e trombonesche tirate sulla razionalità scientifica.

© Copyright Tempi num.50 del 13/12/2007

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