18 dicembre 2007

Video Al Zawahiri: il commento del Corriere della sera (Olimpio ed Accattoli)


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Il messaggio L'ideologo jihadista accosta Benedetto XVI al re saudita Abdullah, da poco ricevuto in Vaticano

Al Qaeda attacca il Papa: «Un nemico»

Intervista-video del numero 2 Zawahiri. Che inaugura la posta islamista

Guido Olimpio

WASHINGTON — Al Zawahiri lancia «la posta di Al Qaeda» invitando i seguaci a scrivergli per avere consigli e, intanto, prende di mira il Papa. In un nuovo videomessaggio, diffuso da un sito islamista, l'ideologo jihadista a accusa Benedetto XVI di «aver offeso l'Islam». Una citazione che riprende in qualche modo l'attacco dello stesso Al Zawahiri al Pontefice dopo il discorso di Ratisbona.
In quell'occasione (settembre 2006) l'estremista egiziano aveva definito il Papa un «ciarlatano». Ora, invece, Al Zawahiri lo accosta a un altro avversario storico, il re saudita Abdullah ricevuto di recente in Vaticano.

Un attacco con una doppia valenza religiosa perché diretto contro il custode dei luoghi santi musulmani e la massima autorità spirituale cristiana. Per Al Zawahiri qualsiasi contatto, ogni forma di dialogo tra le due realtà equivalgono a una resa. Le reazione può essere solo di condanna.

Il messaggio potrebbe avere ripercussioni operative. Non tanto contro il Vaticano — che comunque è un simbolo pagante per i terroristi — ma nei confronti di missionari, sacerdoti e religiosi impegnati nelle terre di frontiera. La loro presenza è vista come un'intrusione intollerabile e dunque possono essere oggetto di aggressioni. Gli atti violenti compiuti da elementi nazional- islamisti in Turchia è la riprova della pericolosità del fenomeno. L'attentato può essere compiuto sia da membri della nebulosa qaedista sia da semplici simpatizzanti, privi di rapporti gerarchici e suggestionati dalla propaganda osamiana. Senza contare poi un importante precedente. A metà degli anni 90, una cellula ispirata da Khaled Sheikh Mohammed aveva preso in considerazione l'ipotesi di assassinare il Papa durante una visita nelle Filippine.
Per il resto il messaggio video di Al Zawahiri è una puntualizzazione precisa di quanto sta avvenendo nello scacchiere iracheno. Il dottore egiziano esulta per la «fuga degli inglesi» da Bassora, sostiene che contrariamente a quello che affermano gli americani la situazione è nelle mani dei ribelli, denuncia il tradimento delle tribù sunnite che hanno preso le armi contro i mujaheddin, critica l'Iran per la sua «vuota propaganda» contro Israele e l'attività a danno dei talebani, bastona l'Hezbollah poiché antepone la lotta nazionale a quella per la liberazione della Palestina.
Interessanti i commenti sulle azioni del braccio iracheno di Al Qaeda. Al Zawahiri nega che sia responsabile di massacri di innocenti e ne attribuisce la responsabilità agli «infiltrati». L'ideologo è consapevole dell'impatto provocato dallo stragismo qaedista — la resistenza si è spaccata su questo — però evita di esprimere critiche come invece aveva fatto, a ottobre, lo stesso Bin Laden. Una differenza di tono — forse — non casuale. Infine l'aspetto mediatico. Il marchio «As Sahab», gestito dal convertito americano Azzam, ha deciso di dare una nuova veste agli interventi dei leader. Invece del monologo, un'intervista. Una formula già usata in passato e arricchita da un filo diretto con «l'editore», dove chiunque può spedire delle domande al sito integralista. Entro un mese, è la promessa, riceveranno una risposta. Una piccola posta di Al Qaeda, simile a quella che ulema integralisti tengono da anni su Internet. Un'interazione attraverso quale la vecchia guardia vuole ribadire il suo ruolo di fonte di ispirazione, messo a volte in discussione da figure meno conosciute ma comunque ascoltate nell'arena integralista. È evidente il tentativo di «As Sahab» di rafforzare canali di informazione alternativi, in aperta polemica con la rete satellitare
Al Jazeera. La tv è accusata di togliere spazio alle apparizioni dei qaedisti a vantaggio dei commentatori. Un taglio inaccettabile per Al Zawahiri.

© Copyright Corriere della sera, 18 dicembre 2007


La reazione vaticana

«Teme il dialogo Noi non siamo preoccupati»

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — Il Vaticano non considera «preoccupante» l'accusa al Papa di aver «offeso l'Islam» che è contenuta nel video di Al Zawahri e interpreta il rilancio di quell'accusa come un segno di «preoccupazione » di Al Qaeda per la «crescita» delle relazioni di dialogo della Santa Sede con «tante voci» del mondo musulmano.

La risposta dei collaboratori del papa al minaccioso messaggio è contenuta in una dichiarazione del portavoce Federico Lombardi ed è stata argomentata al Corriere della Sera dal cardinale Jean-Louis Tauran, responsabile dei rapporti con l'Islam.
«Sembra di capire — ha detto padre Lombardi — che i contatti di dialogo del Papa con autorevoli esponenti musulmani, come il re di Arabia e i 138 leader islamici che gli hanno inviato una lettera, siano un fatto significativo per tutto il mondo musulmano. Che tali voci — impegnate in relazioni di dialogo e nella ricerca della pace — abbiano un'importanza crescente nell'Islam è evidentemente un fatto che preoccupa chi questo dialogo non lo vuole ».
Il portavoce vaticano ritiene infine che non andrebbe attribuito «un grande rilievo» alla presenza nel video di un «riferimento negativo» al Papa: «Non è un fatto strano né ci preoccupa in modo particolare».
Chiara allusione al fatto che già in altre occasioni dallo stesso Al Zawahiri erano venuti attacchi più diretti e clamorosi.
Per il cardinale Tauran «se Al Zawahiri intende riferirsi alla lectio di Regensburg interpretandola ancora come offensiva dell'Islam, allora va detto che il Papa ha chiarito molto bene che quella non era la sua mente e la chiarificazione è stata accolta dal mondo musulmano con il quale siamo in contatto».
«Nei contatti con quel mondo che ho avuto in questi ultimi mesi — continua il cardinale francese — nessuno dei miei interlocutori ha citato come offensivo quel discorso del Papa, che non viene richiamato neanche nella lettera dei 138 intellettuali musulmani inviata in ottobre al Papa e ad altri leader cristiani».
Parlando il 23 novembre nel concistoro straordinario il cardinale Tauran aveva illustrato ai colleghi cardinali il «segno incoraggiante rappresentato dalla lettera delle 138 personalità musulmane e dalla visita del re dell'Arabia Saudita al Santo Padre».

L'incontro del Papa con il re dell'Arabia Saudita, Abdallah bin Abdulaziz Al Saud, che gli ha fatto visita il 6 novembre, era senza precedenti. Essa è ritenuta di grande importanza dalla diplomazia vaticana per il ruolo del re saudita nel mondo islamico e per il fatto che nei colloqui si sia potuto accennare al tema della presenza dei cristiani in Arabia, che era da sempre un argomento tabù.

Un altro passo avanti nella «comprensione» reciproca tra Santa Sede e mondo dell'Islam si è avuto il 29 novembre, con la risposta del cardinale Tarcisio Bertone al principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal, principale promotore della lettera dei 138 islamici: lo informa della «gratitudine» del Papa per quel messaggio, ne annuncia la disponibilità a riceverlo insieme a una delegazione dei firmatari e propone un incontro di lavoro con il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

© Copyright Corriere della sera, 18 dicembre 2007

Molto bello ed approfondito questo articolo di Accattoli.
R.

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