7 gennaio 2008

Il Papa e la globalizzazione: il commento de "Il Giornale" e "Repubblica"


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Il Vaticano e i preti pedofili Preghiera per chiedere scusa (Corriere della sera)

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Il neosocialismo “no global” di papa Ratzinger (Giovanna Chirri per "La Gazzetta del Mezzogiorno online"

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“Siamo venuti per adorarlo”: messaggio per la GMG di Colonia

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La Chiesa chiede perdono alle vittime dei preti pedofili (Tornielli per "Il Giornale")

Card. Ratzinger: "Lo sguardo dei Magi arrivava lontano: erano persone che andavano alla ricerca di Dio e quindi di se stesse..." (Sul Natale)

J. Ratzinger ricorda gli anni del Concilio: la riforma liturgica e la discussione sulle "fonti della rivelazione":Scrittura e Tradizione (La mia vita)

Ratzinger: «La globalizzazione crea guerre»

di Redazione

Globalizzazione non è «sinonimo di ordine mondiale» e oggi i conflitti per «la supremazia economica» e l’accaparramento delle risorse rendono difficile la vita di vuole costruire un mondo più giusto. Lo ha detto ieri il Papa, nell’omelia della messa dell’Epifania celebrata in San Pietro.

Benedetto XVI ha spiegato che «con Gesù Cristo la benedizione di Abramo si è estesa a tutti i popoli». Ma ha aggiunto subito dopo: «Anche oggi, tuttavia, resta vero quanto diceva il profeta: “Nebbia fitta avvolge le nazioni”. Non si può dire infatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro. I conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale». «C’è bisogno – ha detto ancora il pontefice – di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti». Una speranza, ha continuato, citando la recente enciclica Spe salvi, che «può essere solo Dio... non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano». Se c’è una grande speranza, ha aggiunto, «si può perseverare nella sobrietà. Se manca la vera speranza, si cerca la felicità nell’ebbrezza, nel superfluo, e si rovina se stessi e il mondo». La moderazione – ha concluso Benedetto XVI – non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità. È ormai evidente che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile. Per questo c’è bisogno di uomini che nutrano una grande speranza e possiedano perciò molto coraggio».

C’è attesa per il discorso che questa mattina Benedetto XVI pronuncerà davanti al corpo diplomatico accreditato in Vaticano: un bilancio dell’anno trascorso, la segnalazione delle tante situazioni di disagio e di crisi. Non si attende un esplicito riferimento alla moratoria sull’aborto proposta da Giuliano Ferrara come logica conseguenza di quella sulla pena capitale, ma il pontefice dovrebbe ribadire che quello alla vita è un diritto fondamentale. Da tutelare, in un mondo dove esso appare sempre più a rischio.

© Copyright Il Giornale, 7 gennaio 2008


Il Vaticano

Il Papa: "La globalizzazione porta ingiustizia non benessere"

ORAZIO LA ROCCA

Città del vaticano

«La globalizzazione non è stato, purtroppo, sinonimo di benessere generalizzato. Anzi, nel mondo globalizzato si è accentuata l´ingiusta divisione dei beni ed è così aumentata la disperazione» tra le popolazioni meno abbienti e più bisognose.
Omelia dell´Epifania pronunziata ieri da papa Ratzinger nella basilica di S. Pietro all´insegna del richiamo e della denuncia per «quanti nel mondo soffrono ancora per fame, guerre e distruzioni». Un´omelia tenuta per celebrare l´adorazione dei Magi presso la grotta di Betlemme, ma che Benedetto XVI non ha esitato a trasformare in un forte monito-denunzia in difesa dei «più poveri tra i più poveri», richiamando in primo luogo le responsabilità della Chiesa, che - ha ricordato - «è santa, ma composta anche di peccatori».

Un richiamo che ha indirettamente evocato anche la grande iniziativa di preghiera mondiale e di richiesta di perdono voluta dallo stesso pontefice per le vittime dei preti pedofili, annunciata sabato scorso dal Vaticano.

Il Papa parla davanti a vescovi, cardinali e a una basilica colma di fedeli, mentre in piazza San Pietro sfilano centinaia di figuranti per ricordare l´arrivo dei Re Magi. Malgrado il clima di festa, le parole di Ratzinger invitano a pensare. Ed in primo luogo gli uomini di Chiesa quando, richiamandosi alle letture bibliche, ricorda che «anche oggi resta vero quanto diceva il profeta: nebbia fitta avvolge le nazioni. Non si può dire infatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt´altro». Nell´omelia, il pontefice rileva ancora che «i conflitti per la supremazia economica e l´accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime, rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale». Da qui, l´invito a credenti, non credenti e uomini di buona volontà ad operare scelte di vita «che permettano di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti». Una sfida quasi utopica che il Papa invita ad affrontare con «la moderazione» che «non è solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l´umanità». Infatti, «è ormai evidente che solo adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dall´impegno per un´equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto». Ma per cambiare così radicalmente l´ordine economico occorre essere sostenuti da una «grande speranza», che ricorda Benedetto citando la sua recente enciclica, «può essere solo Dio, e non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano, il Dio che si è manifestato nel Bambino di Betlemme e nel Crocifisso-Risorto». Tuttavia, ammette Ratzinger, il disegno divino «è contrastato da spinte di divisione e di sopraffazione, che lacerano l´umanità a causa del peccato e del conflitto di egoismi». Ma è in questo contesto, assicura il Papa, che la Chiesa vuole porsi «al servizio dell´intera umanità», senza però rinunziare alla sua identità e alla sua fedeltà a Cristo.

© Copyright Repubblica, 7 gennaio 2008

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