24 gennaio 2008

Il Papa sulla scuola: emergenza educativa (Elisa Pinna)


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Il Papa sulla scuola: emergenza educativa

Elisa Pinna

CITTÀ DEL VATICANO Il degrado nelle scuole e la difficoltà crescente a dare «regole di vita» e «valori solidi» alle nuove generazioni possono mettere a rischio «le basi stesse della convivenza»: in una lettera aperta scritta alla Diocesi e alla città di Roma, Benedetto XVI torna a parlare di «emergenza educativa» ed esorta genitori, insegnanti e sacerdoti a «non rinunciare» alla loro missione.

TEMA GIÀ EVOCATO IL 10 GENNAIO

È un tema che il Papa aveva già evocato lo scorso 10 gennaio, nell'udienza al sindaco della capitale Walter Veltroni e agli altri amministratori della provincia e della Regione Lazio: nel testo diffuso ieri e datato 21 gennaio, Ratzinger riprende, in modo più argomentato, le fila di un discorso che a lui – uomo che ha trascorso tanti anni della vita ad insegnare tra i giovani – sta particolarmente a cuore.

Da vescovo di Roma si rivolge alla sua città, ma è evidente che le considerazioni di Benedetto XVI riguardano una realtà ben più ampia.

Il Papa osserva che il compito di educare i giovani è divenuto «sempre più difficile», in una società dove sono «scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali». «Proprio da qui – commenta – nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell'educazione c'è infatti una crisi di fiducia nella vita». L'«emergenza educativa», spiega, sembra «confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita». «È forte – denuncia il pontefice – sia tra i genitori che tra gli insegnanti e in genere tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata». Ciò anche perché, accusa Ratzinger, esistono «un'atmosfera diffusa, una mentalità ed una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita». In realtà, osserva Ratzinger, proprio perché vengono a mancare le «certezze essenziali», vi è un bisogno ancor più forte di «valori». «Così, in concreto, aumenta oggi la domanda di un'educazione che sia davvero tale».

«La chiedono – elenca – i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei loro figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciato soli di fronte alle sfide della vita». Nell'educare, servono «regole di comportamento e di vita», spiega il pontefice. E tra le regole e le verità della vita, ricorda, esiste anche la sofferenza. «Perciò – avverte – cercando di tenere al riparo i più giovani da ogni difficoltà ed esperienza di dolore, rischiamo di far crescere, nonostante le nostre buone intenzioni, persone fragili e poco generose: la capacità di amare corrisponde infatti – conclude – alla capacità di soffrire e di soffrire insieme».

L'ANGELUS DI DOMENICA

Nell'Angelus di domenica 20 gennaio, di fronte alla folla chiamata a raccolta per solidarizzare con lui dopo la mancata visita alla Sapienza, Ratzinger aveva esortato gli insegnanti, gli alunni e i genitori delle scuole cattoliche (era anche la loro festa) a «perseverare, nonostante le difficoltà, nell'importante compito di porre il Vangelo al centro di un progetto formativo che punti alla formazione integrale della persona umana». Le sue parole si erano un po' perse nell'atmosfera di mobilitazione del Papa-day. Forse anche per questo, il giorno dopo Ratzinger, ha deciso di scrivere questa «lettera speciale» alla diocesi e alla città di Roma.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 24 gennaio 2008

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