24 gennaio 2008

Andrea Riccardi: "Dal Papa parole serene per andare oltre..." (Famiglia Cristiana)


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Grazie alla segnalazione di Luisa, leggiamo:

RICCARDI: PAROLE SERENE PER ANDARE OLTRE

Andrea Riccardi

Benedetto XVI intendeva recarsi alla Sapienza come vescovo di Roma. Lo hanno fatto vari suoi predecessori.
Il suo discorso era quello di un grande intellettuale europeo e di un collega dei professori romani. Papa Ratzinger sente molto l’Università, come luogo alto di ricerca e di rispettoso dialogo. Da un episodio normale della presenza del vescovo di Roma nella sua città è nato un incidente, che ha fatto parlare la stampa di tutto il mondo e non ha contribuito alla bella immagine di Roma.

Il Papa non poteva andare in Università? Indubbiamente, la visita avrebbe assunto un tono non degno, per la contestazione infondata di un gruppo di professori e di studenti. Pochi, certamente. Ma quanto bastava a trasformare un evento che voleva essere un incontro sereno di dialogo tra il vescovo e un luogo alto della cultura della sua città. Benedetto XVI ha rinunciato, inviando il suo discorso al rettore dell’Università.

Domenica i romani si sono ritrovati in piazza San Pietro per dire al Papa affetto e solidarietà. Il cardinale vicario li aveva invitati, ma sono sicuro che ugualmente sarebbero andati in molti. Un istinto di simpatia guida sempre i romani a stringersi attorno al Papa nei momenti gravi o significativi della loro città. Questo non è un momento bello, quando entra in crisi quel clima sereno che sempre ha accompagnato la presenza del Papa a Roma. Ma le parole di Benedetto XVI, dopo l’Angelus, hanno chiuso l’episodio.

Il Papa non ha recriminato, ma ha invitato i giovani studenti a essere sempre rispettosi dell’altrui opinione: parole serene e forti, dopo un fatto triste.

Restano vari interrogativi. Nella storia di Roma capitale, anche prima del 1929, il Governo italiano aveva sempre assicurato che il Papa si sarebbe potuto muovere liberamente e nel rispetto all’interno della città.

E oggi? È vero, c’è stato qualche marginale episodio di contestazione con Paolo VI e Giovanni Paolo II, ma niente mai di questo tipo.

Si doveva mettere il Papa in questa imbarazzante situazione? Si sa che l’inaugurazione dell’anno accademico a Roma e altrove è spesso accompagnata da manifestazioni di contestazione (con la loro violenza goliardica). Insomma, non bisognava evitare simili episodi, che assumono poi una portata grossa, quasi emblematica?

L’immagine nel mondo non è stata bella. Però, va detto, quel che è avvenuto non è una riedizione del conflitto tra le "due Rome" tra Ottocento e Novecento, una laica e l’altra cattolica. Queste due Rome potranno esistere nella testa di qualcuno o sui giornali, ma non sono una realtà del vissuto dei romani. Questi, infatti, cattolici o non cattolici, sentono il significato della presenza del Papa.
Non ci sono due Rome in lotta, ma una sola Roma, di cui il Papa è vescovo e in cui la sua figura è vista con affetto e rispetto. Roma ha accolto con simpatia nel 1978 Giovanni Paolo II, il primo Papa non italiano da secoli. Così sta facendo anche con Benedetto XVI.

© Copyright Famiglia Cristiana n. 4/2008

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