24 gennaio 2008
Card. Trujillo: "I separati non vanno esclusi dalla Chiesa. Tettamanzi? In linea con il Magistero Pontificio" (Tornielli)
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«I separati non vanno esclusi La Chiesa offra comprensione»
di Andrea Tornielli
«Dobbiamo ribadire che le persone che vivono il dramma della separazione vanno accolte. Dobbiamo fare di più perché chi è separato o divorziato non deve sentirsi scomunicato o escluso». Il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ha tra le mani la lettera che nei giorni scorsi l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha scritto ai separati e ai divorziati, nella quale spiega che la Chiesa è loro vicina e l’esclusione dalla comunione sacramentale non deve significare esclusione dalla vita della comunità cristiana. Ora anche la Santa Sede scende in campo, appoggiando l’impostazione pastorale e l’approccio del cardinale Tettamanzi.
Come ha trovato la lettera dell’arcivescovo di Milano?
«In linea con il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Papa Wojtyla più volte ha ripetuto che le persone separate o divorziate, anche quelle che vivono una nuova unione, non sono scomunicate o escluse, ma continuano ad appartenere alla Chiesa. Vanno trattate con attenzione, rispetto e comprensione. Vanno accompagnate, come ha insistito anche Benedetto XVI nei dialoghi con i sacerdoti. Questo ovviamente non significa cambiare la dottrina sull’esclusione dall’eucaristia...».
Su questo non ci saranno cambiamenti possibili, in futuro?
«L’ultimo Sinodo e l’istruzione Sacramentum caritatis che ne racchiude l’insegnamento lo hanno escluso. Non ci saranno cambiamenti e mi sembra che il cardinale Tettamanzi nella sua lettera spieghi bene le ragioni di questa esclusione. Il segno dell’amore indissolubile di Gesù per noi viene contraddetto dal “segno infranto” di sposi che hanno chiuso una esperienza matrimoniale e vivono un secondo legame».
Possiamo precisare meglio i casi in questione? Sembra che ci sia confusione al riguardo...
«I sacramenti non sono preclusi per i separati e per il coniuge che ha subito il divorzio. Lo sono per coloro che convivono, per coloro che sono sposati solo civilmente, per coloro - separati o divorziati - che hanno dato vita a una nuova unione.
Non si può ricevere il segno dell’unità perfetta con Cristo e con la Chiesa, quando la propria condizione di vita crea e mantiene una frattura con Cristo e con la Chiesa. L’unico modo per i divorziati risposati di poter accedere al sacramento eucaristico è quello di accettare di vivere come fratello e sorella».
I racconti di chi vive questa esperienza parlano di incomprensioni e giudizi di condanna.
«Bisogna dire innanzitutto che talvolta la separazione è qualcosa di inevitabile. E anche che questi casi per la Chiesa rappresentano motivo di grande dolore. Per questo, pur nella chiarezza e senza comode scorciatoie - non si possono nascondere la parola di Dio e l’insegnamento della sua Chiesa - l’atteggiamento principale deve essere quello dell’accoglienza, non quello del giudizio e della condanna.
Come fare perché queste persone si sentano accolte?
«Non c’è solo la comunione eucaristica. C’è la possibilità della partecipazione alla messa, la preghiera, ci sono le attività della parrocchia, le iniziative di carità. Anche chi vive in questa dolorosa situazione, dunque, può sentirsi inserito nella comunità cristiana. La misericordia non annulla i problemi, ma aiuta chi si trova in difficoltà. Già dieci anni fa, il nostro dicastero, che annovera proprio il cardinale Tettamanzi tra i suoi collaboratori, ha dedicato una riunione plenaria dedicata a questo problema. Oggi le statistiche ci dicono che purtroppo siamo di fronte a un aumento di questi casi. A queste persone va garantito tutto l’amore e il rispetto. Hanno sofferto e soffrono Noi dobbiamo condividere le loro sofferenze».
© Copyright Il Giornale, 24 gennaio 2008 consultabile online anche qui
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5 commenti:
Rimane il dubbio che il cardinale di Milano con quela lettera voleva mostrare che tutto questo e una idea solo sua.
Concordo con Angel.
Ma come si fa a rattristarsi per l'allontanamento dalla confessione e dire che l'Eucarestia è la medicina della Chiesa per l'immortalità e poi negare questi Sacramenti a chi li desidera ardentemente, dicendogli che "non esiste solo l'Eucarestia"..... ? Il matrimonio è segno dell'unione indissolubile di Cristo con la Chiesa ma i segni possono deteriorarsi e non posso credere che una unione che mortifica e distrugge due persone ed i loro figli possa essere segno di quella con Cristo. La chiesa ortodossa su questo punto è infinitamente piu' realistica e misericordiosa.
come mai chi ha la necessità di separasi, per il papa non deve farlo, ma deve perdonare?
ed il papa perdona?
certo! allontanando il fedele (separato o divorziato) dai sacramenti.
I separati possono ricevere la Comunione cosi' come i divorzati non risposati.
Sono esclusi solo i divorziati risposati non per un capriccio di Benedetto XVI ma per un precetto divino.
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