23 gennaio 2008
La Chiesa sopra il 60% la politica è al venti: i commenti di Lucchi (GFK Eurisko) e Pagnoncelli (Ipsos)
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«La Chiesa sopra il 60% la politica è al venti»
Due autorevoli esperti in sondaggi d’opinione concordano sul calo di popolarità dei consueti punti di riferimento del nostro Paese, ma non sono d’accordo nel coinvolgere la gerarchia religiosa «Parlamento e governo al loro minimo storico»
La fiducia espressa dagli italiani verso la Chiesa cattolica rimane molto alta, come testimoniano i sondaggi condotti da decenni
SONDAGGI E SOCIETÀ
Lucchi/GFK Eurisko
«No alle inchieste spot Bisogna monitorare le tendenze più ampie»
DA MILANO PAOLO VIANA
Basta aprire il giornale, per capire che gli italiani sono in preda ad una crisi di sfiducia. Borsa e pm, Sapienza e carovita: «L’immagine pubblica del governo e quella dell’opposizione sono ai minimi storici, ma se non vogliamo gettare benzina sul fuoco e conoscere veramente l’opinione degli italiani bisogna monitorarla per 365 giorni all’anno». A consigliarlo è chi lo fa: con 600 ricerche all’anno, un gruppo internazionale alle spalle e 35 anni d’esperienza nelle ricerche di mercato, Remo Lucchi è amministratore delegato di GFK Eurisko, multinazionale e fornitore di multinazionali, osservatorio privilegiato per il marketing dei detersivi, ma anche per quello istituzionale.
La crisi di fiducia degli italiani investe anche la Chiesa?
Non mi sento di condividere il crollo denunciato dall’Eurispes. Probabilmente ha intercettato un momento di particolare crisi, ma studiare le speranze, le frustrazioni, le esigenze della gente richiede un impegno continuo, che possono permettersi i grandi investitori e che è l’unico a garantire di non confondere le cause con i sintomi e di non intercettare i momenti 'migliori' o 'peggiori' di una tendenza.
Eurisko studia il rapporto tra i cittadini e la Chiesa?
Sì, lo facciamo attraverso dei sondaggi che vengono effettuati in tutte le settimane dell’anno, escludendo solo agosto e Natale, che non sono rappresentativi per ragioni statistiche.
Con quali risultati?
La 'curva' della fiducia è una retta costante, non rivela particolari affossamenti. Il 60% dei cittadini in media ha fiducia nella Chiesa cattolica.
Che cosa significa 'in media'?
Che in novembre era il 57,8% e in altri periodi supera il 60. Ci sono oscillazioni fisiologiche. Chi si fermasse ai giorni delle polemiche sulla Sapienza o ad altri momenti a forte carica emotiva rileverebbe degli scostamenti significativi, ma commetterebbe un errore di metodo.
Allarghiamo lo sguardo sullo scenario italiano. È vera crisi?
Stiamo attraversando una fase di disagio, che è il riflesso del progresso culturale del Paese. La maggiore istruzione della popolazione conduce a una maggiore capacità critica: è un processo che si autoalimenta e che rende progressivo l’affrancamento dalle istituzioni. Si annulla il richiamo dell’appartenenza e cresce quello dell’identità, il cittadinoconsumatore esige di essere riconosciuto per quello che è, un partner, mentre le istituzioni, ma anche le aziende private, faticano a trasformare la loro offerta in relazione all’evoluzione 'partecipativa' della domanda.
Quindi non abbiamo istituzioni peggiori, ma siamo più esigenti?
È la stessa cosa. Un’offerta che non si adegua alla domanda è un’offerta peggiore.
Se la curva della domanda sale, perché siamo più critici e più esigenti, e quella dell’offerta non si sposta, nella percezione del consumatore è l’offerta ad 'allontanarsi'. Purtroppo, dinanzi a un cittadino sempre più attrezzato a partecipare e a co-decidere il proprio destino, l’offerta istituzionale propone vecchie ricette, vecchi metodi, mantiene un’organizzazione verticale. Questo vale per le società private in crisi, che hanno concentrato i propri sforzi sull’ottimizzazione del profitto senza cogliere i margini di miglioramento insiti in un diverso rapporto con il consumatore. E questo vale per la politica, che con la personalizzazione nei leader ha compiuto lo stesso percorso e adesso è in panne.
Quanti italiani si fidano della politica?
Siamo al 20%. Minimo storico. E si tratta di un trend valido per i governi e per le opposizioni. Intercettare questo disagio è un esercizio delicatissimo: se si fa un solo sondaggio, magari nel giorno in cui un governo cade, si finisce soltanto con il mescolare veleno a veleno.
© Copyright Avvenire, 23 gennaio 2008
Pagnoncelli/Ipsos
«Oscillazioni normali Un boom con Wojtyla poi visibilità continua»
DA ROMA MIMMO MUOLO
«A noi non risulta un calo così evidente. Tra l’altro, il calo riguarda tutte le istituzioni e per la Chiesa cattolica si tratta di un fenomeno meno pronunciato che per altre realtà. Inoltre, i dati in nostro possesso segnalano un livello di fiducia nettamente superiore rispetto a quello della ricerca di cui si parla oggi su alcuni giornali». Nando Pagnoncelli commenta così il dato dell’indagine Eurispes secondo cui la fiducia degli italiani nella Chiesa cattolica sarebbe scesa di oltre 10 punti percentuali rispetto all’anno scorso. E in questa intervista ad Avvenire l’amministratore delegato di Ipsos e presidente dell’Assirm, l’Associazione degli Istituti di ricerca, spiega come gli italiani vedono la Chiesa.
La situazione è così negativa come la ricerca dell’Eurispes lascerebbe presumere?
Assolutamente no.
La Chiesa cattolica gode sempre di molta fiducia da parte dei nostri concittadini, ma per rispondere più compiutamente a questa domanda bisogna risalire un po’ indietro nel tempo e osservare l’andamento degli ultimi due o tre anni.
E che cosa dice questo andamento?
Dice ad esempio che la Chiesa cattolica ha raggiunto livelli molto alti di fiducia in coincidenza con l’appello di papa Wojtyla contro la guerra in Iraq e li ha poi mantenuti per la straordinaria testimonianza di Giovanni Paolo II durante tutto il periodo della malattia che lo ha portato alla morte. È un fenomeno che si spiega facilmente. In quella occasione, infatti, alla fiducia dei cattolici si sono sommate le valutazioni positive di settori tradizionalmente lontani dalla Chiesa cattolica.
E successivamente che cosa è accaduto?
Oggi siamo in una situazione diversa. Intanto non ci sono più gli elementi di emotività che hanno naturalmente accompagnato quello straordinario periodo. E poi va anche detto che negli ultimi tempi la Chiesa cattolica è stata molto presente nel dibattito pubblico sui temi eticamente sensibili. Pensiamo al referendum sulla legge 40, al Family day e alle questioni circa l’applicazione della legge 194. È cronaca di questi giorni, poi, la mancata visita del Papa all’università La Sapienza.
Lei ritiene che questi eventi abbiano influito sulla fiducia degli italiani nei confronti della Chiesa cattolica?
Si tratta sicuramente di situazioni che generano maggiore polarità. In sostanza, le persone più distanti dall’insegnamento della Chiesa, che si erano avvicinate o in seguito alle prese di posizione sulla guerra in Iraq o perché conquistate dalla sofferenza di Giovanni Paolo II, possono essere state indotte a ritirare anche solo parzialmente la loro fiducia. A ogni modo, un calo così accentuato non ci risulta.
Quali sono i dati in vostro possesso?
C’è stata sì una lieve flessione, più o meno nell’ordine di quattro o cinque punti percentuali. Ma va anche detto che, per esempio, a settembre la fiducia degli italiani verso la Chiesa cattolica era intorno al 66 per cento.
Quindi a un livello sensibilmente più alto di quelli della ricerca Eurispes.
In effetti è così. Inoltre anche il dato relativo al calo va esattamente contestualizzato.
Cioè?
C’è un calo generalizzato di fiducia nelle istituzioni, soprattutto quelle politiche e rappresentative. E in un periodo come il nostro, caratterizzato da incertezze, confusione, diffuso pessimismo, ciò è perfettamente comprensibile. Come è comprensibile che questo calo si riverberi anche sulla Chiesa cattolica. Ma in maniera molto meno vistosa che per altre istituzioni. E questo è certamente interessante.
© Copyright Avvenire, 23 gennaio 2008
Saro' chiara e politicamente scorretta: e' chiaro che quando la Chiesa predica contro la guerra, ogni guerra, diventa popolare anche in quei settori che non si riconoscono nella fede cattolica.
Quando Papa Wojtyla ha parlato di indulto al Parlamento italiano, tutti i politici si sono trovati d'accordo e non hanno pensato di urlare all'ingerenza perche', in quel momento, il pensiero della Chiesa coincideva con le loro convinzioni ed intenzioni (poi messe in atto).
Tuttavia, quando la Chiesa parla di temi etici, si grida all'invadenza, si mettono bavagli e si afferma che la causa di tutti i malanni della povera Italia e' il Vaticano.
Questi giochetti non hanno senso e lasciano del tutto indifferenti coloro che usano il cervello.
Chiaro pero' che chi non si riconosce nella fede cattolica sui temi etici e sulla difesa della vita (parentesi: tutelando la vita, si condanna la guerra) affermi di non avere fiducia nella Chiesa...e' una cosa, direi, matematica!
Mi pare giustissima l'analisi dei due esperti che mette un po' d'ordine nei sondaggi sbandierati in prima pagine e in virtu' dei quali la "gerarchia cattolica dovrebbe stare attenta".
Mi ispiro a quello che ha scritto Ognibene su Avvenire di oggi:
Quasi che il favore delle ricerche di mercato fosse il premio garantito per un’inoffensività silenziosa e politicamente corretta.
R.
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4 commenti:
sai che scoperta visto che wojtyla lasciava che il lavoro duro lo facesse ratzinger.
Cito a memoria il senso di un articolo apparso su Libero di ieri e di cui non ricordo purtroppo l'autore (ma posso rintracciarlo): finché la Chiesa "fa colore" con manifestazioni vagamente new age, cori di papaboys e folklore va bene a tutti. Appena un papa "fa il suo mestiere", e cioè tratta di fede, identità e valori i laicisti insorgono...
Sono d'accordo con entrambi; è innegabile che nel papato di Giovanni Paolo II, il lavoro più delicato ed anche più esposto alle critiche, alle accuse ed agli attacchi indiscriminati, era quello operato da Ratzinger come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ma, bisogna riconoscere che la grande stima che c'era fra i due, la grande collaborazione, rispetto e fiducia reciproca ha fatto il resto; di fatto, se Giovanni Paolo II non avesse stimato profondamente il Card. Ratzinger, poteva sicuramente rimuoverlo senza tanti complimenti; questo lo dico non per innescare i soliti sterili ed inumani confronti fra i due ma, proprio per cercare di far capire a chi ancora non lo avesse capito, che la stima reciproca era immensa e non credo assolutamente, che di questo clima di ostilità isopportabile, Giovanni Paolo II sarebbe contento anzi.......... Riguardo al mestiere del Papa, quando si toccano i valori non negoziabili, l'identità e la fede senza fronzoli i lacisti insorgono forse perchè hanno il timore che molti comincino a porsi domande usando il cervello ed il cuore del resto, una fede intrisa di fronzoli superficilità è la cosa che amano di più i laicisti visto che non comporta responsabilità, ed impegno. Una bella fede fai da te confezionata sui propri egoismi ed i propri comodi è sinonimo per alcuni, di fede adeguata ai tempi....niente di più falso.
Concordo e vorrei aggiungere un'ooservazione che continua a frullarmi in testa, anzi: una domanda: perchè la Chiesa è sempre accusata di ingerenza, mentre atei, anticlericali e quant'altro, si arrogano il diritto di discutere se è giusto che il Papa celebri di spalle, oppure giudicano lo spessore teologico dei suoi discorsi, oppure se è coerente con il Concilio, o, ancora, si stracciano le vesti per difendere i preti che vogliono sposarsi ecc. ecc.? Perchè non sono coerenti e loro per primi non la smettono di occuparsi di materie per le quali hanno così grande ignoranza? Che non li riguardano affatto??? Senza tenere conto poi che la Chiesa non effettua alcuna ingerenza...ma loro sì. Anche giudicare impropriamente è ingerenza. Come se io, che non so nulla di medicina, pretendessi di giudicare le ricette che fa il mio dottore...
Misteri...della fede? No. Dell'ignoranza.
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