2 gennaio 2008

Quel lasciarsi prendere per mano dalla speranza cristiana (commento dell'Osservatore Romano all'omelia del 1° gennaio)


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Quel lasciarsi prendere per mano dalla speranza cristiana

Se c'è una speranza tenace in queste ore di sguardi al futuro dell'umanità, è che le parole forti, pronunciate dal Papa dall'altare della cattedra della basilica di San Pietro il primo giorno del nuovo anno, non debbano un giorno essere ricordate come moniti inascoltati.
Se non ci fosse questa speranza rimarrebbe la paura suscitata dall'insistenza e dalla gravità di tali moniti nel ripetersi di avvenimenti che continuano a gettare ombre sul futuro. È stato all'insegna della "speranza cristiana che ci prende per mano" che Benedetto XVI ha inaugurato il nuovo anno. Attorno all'altare i rappresentanti di quella famiglia umana sparsa per il mondo.
Con il Papa hanno celebrato - come avviene da quarant'anni, compiuti proprio martedì 1º gennaio 2008 - la Giornata mondiale della Pace.
Fu Papa Montini, nel 1968, ad inaugurare questa tradizione e a legare saldamente l'ideale della pace alla solennità della Madre di Dio.
Negli anni successivi i messaggi pontifici per celebrare questa speciale ricorrenza, hanno finito per formare una vera e propria dottrina della pace alla quale Benedetto XVI quest'anno ha voluto aggiungere la voce "famiglia", definendola la "principale agenzia di pace".
Tra l'altro in quest'anno appena iniziato si celebrano anche il venticinquesimo anniversario dell'adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia, e il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. "Alla luce di queste significative ricorrenze - ha detto il Papa ricordando gli anniversari durante l'omelia della messa - invito ogni uomo e ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all'unica famiglia umana e impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre più questa convinzione da cui dipende l'instaurazione di una pace vera e duratura". L'immagine di quella famiglia "agenzia di pace" si è riproposta dinanzi all'altare della pace in San Pietro. Si è pregato in tante lingue diverse, animati da un unico spirito; sin dal canto dell'attesa, il "Flos de radice Iesse", eseguito da corali provenienti da diverse parti del mondo alternatesi con la Cappella Sistina poi al momento della preghiera dei fedeli, quando si è pregato in portoghese, in russo, in tedesco, in arabo e infine in spagnolo. E non potevano mancare i bambini. Ce ne erano tanti in basilica. A rappresentarli tutti tre bimbetti tedeschi, Markûs Bressen, Lisa Kappelhoff e Niclas Peûse, vestiti da re magi hanno portato, tra gli altri doni per l'offertorio, una foto a ricordo del primo incontro con lui a Colonia.
Con il Papa, assistito all'altare dai cardinali Giovanni Lajolo, Presidente della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i laici, hanno concelebrato i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della segreteria di Stato, Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati; e il vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Hanno assistito venti cardinali, tra i quali il decano Angelo Sodano e numerosi arcivescovi e vescovi. Nella tribuna di sant'Andrea i rappresentanti del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede con i monsignori Gabriele Caccia, assessore per gli affari generali, e Pietro Parolin, sotto-segretario per i rapporti con gli Stati. Presenti anche il direttore del nostro giornale Giovanni Maria Vian e i componenti del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

(©L'Osservatore Romano - 2-3 gennaio 2008)

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