2 gennaio 2008

Messaggio del Papa in occasione della Giornata Mondiale della Pace: il commento di "Repubblica" e "Eco di Bergamo"


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La famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, è culla della vita e dell’amore e la prima e insostituibile educatrice alla pace

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Il messaggio di Benedetto XVI. Lettera del presidente Napolitano al Papa: "Tema caro alla sensibilità del popolo italiano "

"Chi minaccia la famiglia insidia la pace"

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO - «Minacciare la famiglia significa minacciare anche la pace» ha ammonito ieri papa Ratzinger nella solenne omelia di Capodanno.
Un vero e proprio grido d´allarme al quale ha prontamente risposto - con singolare sintonia - il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera nella quale ha scritto, tra l´altro, che la difesa del nucleo familiare «è un tema tanto caro alla sensibilità del popolo italiano».
L´intesa è emersa negli scambi di voti augurali intercorsi ieri tra Benedetto XVI e il capo dello Stato italiano alla conclusione della solenne celebrazione della Giornata mondiale della pace dedicata, quest´anno, al tema «Famiglia umana: comunità di pace». Occasione che ha permesso a Ratzinger di ritornare su uno degli argomenti che ha maggiormente caratterizzato i suoi 2 anni e mezzo di pontificato, la «famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna», definendola, tra l´altro, «principale agenzia di pace».
Ma anche, «bene comune che tutti - ha ammonito il Papa - credenti, non credenti e uomini di buona volontà sono chiamati a difendere» perché «la negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità dell´uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace».
Napolitano, col suo messaggio, è tra i primi ad esprimere il suo apprezzamento per l´omelia papale, notando come «il tema della famiglia da sempre è parte integrante della sensibilità del popolo italiano».
Al centro dell´azione di politica estera dell´Italia, ricorda poi il presidente, «vi è l´Uomo, la sua dignità, il suo diritto ad esistere e coesistere, attraverso la valorizzazione della "società" naturale costituita dalla famiglia, cui Ella si riferisce e la cui rilevanza è pienamente riconosciuta in Italia dalla Costituzione». Messaggi di apprezzamento all´omelia papale sono stati inviati anche dal ministro degli Esteri Massimo D´Alema e dal ministro della Famiglia Rosi Bindi. Critici, invece, i radicali che accusano il Papa di «aver chiamato la famiglia alla guerra stabilendo un collegamento improprio con la pace per negare dei diritti».

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Famiglia: l'appello del Papa, il sì di Napolitano

Benedetto XVI: l'unione tra uomo e donna favorisce la pace, chi ne restringe i diritti minaccia la convivenza Il capo dello Stato scrive al Pontefice: riflessione pienamente condivisa. D'Alema: messaggio di forte fiducia

Alberto Bobbio

Città del Vaticano Se le famiglie sono costruite e tenute insieme dall'amore, allora anche i rapporti tra i popoli della terra possono reggersi sui valori della solidarietà e delle collaborazione. Insomma è l'amore nella famiglia, «cellula vitale della società», che può favorire la pace nel mondo. È questo, in sintesi, il messaggio che il Papa ieri, nell'omelia della prima Messa dell'anno celebrata nella basilica di San Pietro e poi durante l'Angelus dalla finestra del Palazzo apostolico, ha lanciato a tutto il mondo.
E su questo concetto concordano il presidente delle Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha mandato una lettera al Papa, e il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, che ha scritto al Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone.
Ma ieri sul ruolo della famiglia è intervento anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nell'omelia della Messa celebrata nel duomo di Genova, e il cardinale Carlo Caffarra, durante la Messa a Bologna.
Ratzinger ha spiegato, nella giornata che da quarant'anni, per iniziativa di Paolo VI, la Chiesa cattolica dedica alla pace il senso del messaggio di quest'anno intitolato «Famiglia umana, comunità di pace», cioè lo «stretto rapporto che esiste tra la famiglia e la costruzione della pace nel mondo». Ha precisato che la famiglia naturale è quella «fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna» ed è in essa che nascono la vita e l'amore e si educa alla pace. Ha ribadito che è la principale «agenzia di pace».
Dunque, essendo l'umanità una «grande famiglia», «se vuole vivere in pace» deve «ispirarsi a quei valori sui quali si fonda e si regge la comunità familiare». Per cui chi nega e restringe i «diritti della famiglia, oscurando la verità sull'uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace». Ratzinger lo aveva scritto nel messaggio per la pace di quest'anno e ieri lo ha di nuovo sottolineato, invitando tutti a non cedere «alla tentazione dello scoraggiamento e del dubbio», ma a restare ancorati, «pur tra tante difficoltà», alla «potenza» dell'amore di Dio e alla sua «misericordia».
Ratzinger ha ricordato tre anniversari assai significativi che ricorrono quest'anno, che devono spronare tutti «a uno sforzo ancor più sentito per realizzare la pace nel mondo». Si tratta dei sessant'anni della «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo», adottata nel 1948 dalle Nazioni unite, dei quarant'anni della celebrazione della prima Giornata mondiale della pace, indetta da Papa Montini, e dei 25 anni dell'adozione da parte della Santa Sede della «Carta dei diritti della famiglia».
Poi all'Angelus ha ribadito i concetti espressi nell'omelia. Ha detto che «chi ostacola l'istituto familiare» rende «fragile» la pace «nell'intera comunità nazionale e internazionale», proprio perché indebolisce la prima cellula della società. Parlando in inglese in uno dei saluti nelle diverse lingue, ha auspicato: «Possa la pace proclamata dagli angeli a Betlemme radicarsi sempre più nei cuori degli uomini e ispirare l'intera famiglia umana a vivere in armonia, giustizia e solidarietà». È questa la «pace vera», che non è «semplice conquista dell'uomo o frutto di accordi politici», ma «dono» di Dio, «impegno da portare avanti con pazienza» e «amore da tradurre ogni giorno in un generoso servizio ai fratelli».
La riflessione del Papa sulla pace e la famiglia è stata «pienamente» condivisa dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo ha scritto a Benedetto XVI, il quale, al termine dell'Angelus, lo aveva ringraziato per gli auguri in diretta durante il messaggio in televisione. Napolitano ha assicurato il Pontefice che al centro «dell'azione internazionale» condotta dall'Italia e della «sensibilità del popolo italiano», vi è «l'Uomo», scritto in maiuscolo nel testo, la «sua dignità» e «il diritto a esistere e coesistere attraverso la valorizzazione della società naturale costruita della famiglia, cui Ella si riferisce e la cui rilevanza è pienamente riconosciuta dalla Costituzione italiana».
Napolitano poi ricorda che la Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa e anche di risoluzione delle controversie internazionali e l'impegno dell'Italia per la stabilizzazione dei Balcani, del Medio Oriente e dell'Afghanistan, luoghi in cui «il mio Paese», scrive il presidente, «opera in piena e proficua sintonia con la generosa azione svolta dalla Santa Sede a favore della pace nel mondo». Anche la Giornata voluta quarant'anni fa da Paolo VI rimane per Napolitano «ancora oggi un punto di riferimento fondamentale per soffermarsi sui tanti scenari mondiali sui quali odio ed intolleranza sembrano prendere, tuttora, il sopravvento».
Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema esprime le stesse considerazioni al Segretario di Stato vaticano Bertone e definisce «particolarmente propizio» il messaggio del Papa di quest'anno che lega la pace alla famiglia: «Ecco, ci rammenta l'insostituibilità della famiglia, come prima e vitale cellula della società». Secondo D'Alema, le parole del Papa «offrono un messaggio rasserenante, un messaggio di forte fiducia e speranza».
Alla famiglia «prototipo di ogni ordinamento sociale» ha dedicato l'omelia a Bologna il cardinale Carlo Caffara, che ha osservato come la «costruzione della famiglia umana non può essere il frutto solamente di contrattazioni sempre fragili ed esposte più alla giustizia della forza che alla forza della giustizia». Il presidente della Cei Angelo Bagnasco a Genova ha spiegato che sulla famiglia la «Chiesa non può tacere» e che sui valori di fondo non sono ammesse «mediazioni» perché rinunciare a qualcosa «significa per definizione rinunciare ai valori stessi». Poi si è rivolto ai giovani invitandoli a non aver paura ad «affrontare la vita a due nel vincolo pubblico del matrimonio».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 2 gennaio 2008

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