14 febbraio 2008

LAICITÀ MAI PRETESTO PER ZITTIRE (Cardia per "Avvenire")


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UN ORIZZONTE PIÙ MATURO

LAICITÀ MAI PRETESTO PER ZITTIRE

CARLO CARDIA

L’anniversario dei Patti Lateranensi, dell’11-18 febbraio, si verifica que­st’anno in una situazione assai partico­lare. Le Camere sono sciolte, si va ad e­lezioni con grandi speranze di cambia­mento, istituzionale e politico. Una di queste speranze riguarda anche il tema essenziale della laicità e dei rapporti tra religione e società.
Sotto il profilo istituzionale le relazioni tra Stato e Chiesa non sono mai state co­sì buone. La riforma dei Patti lateranen­si del 1984ha armonizzato il Concorda­to con i principi costituzionali e l’evolu­zione della società, ed è stata alla base di una nuova legislazione ecclesiastica che ha portato a numerose Intese con altri culti. Manca ancora l’approvazio­ne di una legge organica sulla libertà re­ligiosa per affrontare i primi nodi della multiculturalità. Ma vere controversie tra Stato e Chiese non si registrano da tempo e questo risultato dà forza e sta­bilità alla laicità positiva e accogliente dello Stato italiano.

Diversa la situazione nei rapporti tra po­litica e religione, perché gli ultimi anni hanno visto crescere le polemiche che si sono estese dai temi etici alle relazioni con la Chiesa cattolica, al carattere lai­co della politica. Queste polemiche han­no provocato serie distorsioni sulle qua­li è bene riflettere, perché possano esse­re superate in un orizzonte culturale più maturo.

Il primo bisogno che si avverte è di realizzare una democrazia più vera e aperta, nella quale i problemi che in­teressano la collettività siano discussi senza preclusioni, pregiudizi o steccati, nella sfera civile, pubblica e politica. U­na democrazia autentica non conosce esclusioni, chiede che tutti diano il pro­prio contributo di idee e di proposte che vengono poi giudicate per ciò che sono dai cittadini. Vecchie letture, schemi del passato, non servono a comprendere ciò che accade oggi.

Per questa ragione, il limite che va su­perato è l’arroccamento su pregiudizia­li che nulla hanno a che vedere con il merito delle questioni.

La società italia­na è stata per certi versi avvelenata da u­na polemica che ha fatto della laicità u­no strumento improprio di lotta politi­ca, con cui si vuole impedire che com­ponenti essenziali della società civile co­me quella cattolica si pronuncino su questioni centrali come quelle della vi­ta, della famiglia, della tutela dei più de­boli.

L’esperienza di questi giorni degli Stati Uniti (spesso citati a sproposito) di­mostra come tutti possano discutere su tutto, anche nell’agone politico, senza che nessuno impedisca all’altro di par­lare. La laicità non deve essere nutrita di paura, ma di attenzione e di ascolto ver­so gli altri.
Superando queste pregiudiziali si devo­no soppesare i valori e gli interessi coin­volti nelle singole questioni. Abbiamo visto di recente a quali esiti conducano le concezioni agnostiche e ciniche del diritto quando sono stati annunciati gli esperimenti su embrioni ibridi di spe­cie diverse, la procreazione frutto del­l’amalgama di tre persone, la volontà di eliminare le parole papà e mamma dal vocabolario e dal linguaggio dei bambi­ni. Sono casi estremi, ma proprio per questo chiedono attenzione e capacità di reazione perché le straordinarie po­tenzialità scientifiche acquisite dalla mo­dernità siano utilizzate per tutelare al meglio, anziché svilire, il diritto alla vita e le strutture elementari della società.
Se si entra nel merito delle questioni, si potrà discutere sulle politiche per un so­stegno vero alla famiglia, dei diritti di chi soffre e chiede aiuto, di come si può ali­mentare una cultura della vita che ga­rantisca il diritto dei più piccoli a cre­scere in un ambiente familiare adegua­to alla loro natura e ai loro bisogni. Se si riuscisse nel prossimo futuro a supera­re artificiose polemiche e rendere la no­stra democrazia veramente laica e ma­tura, anche il rinnovo del Parlamento potrà essere l’occasione per un cambia­mento di mentalità, per rafforzare la cre­dibilità delle istituzioni rappresentative.

© Copyright Avvenire, 14 febbraio 2008

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