13 febbraio 2008

Abortisce dopo 21 settimane, il giudice ordina il sequestro del feto (che cosa c'è di strano?)


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Cari amici, riportiamo alcuni articoli relativi ad una vicenda di aborto terapeutico avvenuto a Napoli.
Sulla base di una denuncia (pare anonima) che avvertiva la polizia di un presunto feticidio, le forze dell'ordine sono intervenute sequestrando il feto morto e sottoponendo ad interrogatorio le persone coinvolte, compresa la madre.
Su questo episodio si sta creando una polemica, anche politica (soprattutto politica), incomprensibile!
La polizia non poteva ignorare la denuncia ed ha agito in base alla legge.
Il pubblico ministero ha disposto il sequestro della cartella clinica della madre e del feto.
Perche' tanto rumore? Dobbiamo pensare che per certi commentatori i giudici siano indipendenti sono quando fa comodo e cioe' quando colpiscono l'avversario politico?
Suvvia...magistratura e forze dell'ordine hanno fatto solo il loro dovere!

R.

Inchiesta dopo una denuncia anonima

Abortisce dopo 21 settimane
La polizia sequestra il feto


Napoli, i medici: tutto in regola. Le femministe: intervento illegittimo

Fulvio Bufi

NAPOLI - Da una parte una donna incinta che alla ventunesima settimana sceglie di abortire perché ha scoperto che il figlio ha un'alterazione cromosomica e potrebbe nascere con un grave handicap psichico. Dall'altra magistratura e polizia che dicono no, forse non è andata così, forse è stato ucciso un feto. E in mezzo la legge 194 e le sue interpretazioni. È un caso complicato che nasce a Napoli, al Secondo Policlinico, dipartimento di Ostetricia, lunedì sera. La donna di 39 anni che ha appena rinunciato a diventare madre torna in camera dalla sala parto e trova la polizia. Le fanno un sacco di domande, poi interrogano medici e infermieri e un'altra degente. Quindi sequestrano tutto quello che possono sequestrare: cartella clinica e altri documenti. E il feto: 460 grammi. Comincia l'inchiesta, che dovrà accertare la necessità del ricorso all'aborto, e in quel caso non potrà che chiudersi immediatamente con una archiviazione. Indagine interna anche del Policlinico: il responsabile di Ostetricia, Carmine Nappi, ha già inviato la relazione al direttore generale. Tutto è stato fatto secondo le regole, spiega il primario. «Il feto presentava un'alterazione cromosomica. Se la gravidanza fosse stata portata a termine ci sarebbe stato il quaranta per cento di possibilità di un deficit mentale. La donna ha presentato un certificato psichiatrico che attestava il rischio di grave danno alla salute psichica e autorizzava l'intervento ». L'aborto è stato eseguito con l'iniezione di un farmaco (prostaglandine) che è stato necessario ripetere più volte. «Le analisi avevano accertato che il feto soffriva della sindrome di Klineferter — spiega la donna che ieri mattina è stata dimessa —. Perciò ho scelto di abortire. Una decisione difficile, molto sofferta. Ma è stato un aborto terapeutico, fatto all'inizio della ventunesima settimana. E ovviamente non ho pagato niente, come ho detto anche alla polizia».

Gli agenti sono arrivati al Policlinico dopo una denuncia anonima. Che, dice il ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini, testimonia «il clima che si vuole creare» intorno alla 194, «una legge buona e saggia per l'equilibrio tra responsabilità della donna, diritti del nascituro e deontologia medica». Protesta l'Udi (Unione donne italiane), sigla storica del movimento femminista: «Il clima che sta montando contro le donne nel nostro Paese genera procedure ai limiti della legittimità, ma soprattutto contrarie a ogni buon senso. A questo punto autodenunciamoci tutte per aver deciso nella nostra vita ». E domani le militanti si sono date appuntamento alle cinque del pomeriggio a Napoli «per organizzare la vigilanza permanente in ogni piazza d'Italia». Come furono costrette a fare trent'anni fa.

© Copyright Corriere della sera, 13 febbraio 2008 consultabile online anche qui

Clima o non clima, cara Pollastrini, qui c'e' una denuncia che non poteva e non doveva essere ignorata.
R.

Aborto e la polizia sequestra il feto

di Carmine Spadafora

Napoli - La polizia fa un blitz nella Clinica ostetrica del Nuovo Policlinico e divampano le polemiche. Per due motivi: le modalità di intervento degli agenti, definite da un medico in stile anticamorra e per il tema, divenuto caldissimo negli ultimi tempi, ovvero, una interruzione di gravidanza. Su questo aborto ci sono due inchieste: una della Procura, coordinata dal pm Vittorio Russo, l’altra, interna al Policlinico, aperta dal direttore generale, Giovanni Canfora.
L’accusa: gli inquirenti ritengono che i medici abbiano praticato sulla donna, 39 anni, un aborto fuorilegge. Il blitz sarebbe stato originato da una denuncia anonima. La difesa: i medici sostengono che l’interruzione terapeutica di gravidanza sia stata «praticata alla ventunesima settimana di gravidanza, come previsto dall’articolo 6 della legge 194/78, eseguita con un’iniezione di prostaglandine», come spiega il professor Carmine Nappi, primario del reparto.
Una scelta difficile quella della madre, di voler abortire. Lo spiega il professor Nappi, cattolico, che precisa: «Sono un obiettore di coscienza». Sulle ragioni dell’aborto spiega: «Il feto presentava un’alterazione cromosomica. Se la gravidanza fosse stata portata a termine, ci sarebbe stato il 40% di possibilità di un deficit mentale. La donna ha presentato un certificato psichiatrico della stessa struttura universitaria sul rischio di grave danno alla salute psichica».
Pochi minuti dopo l’aborto, avvenuto due giorni fa, il reparto è stato invaso dai poliziotti. La madre, ancora sofferente, è stata interrogata e, con lei, la sua vicina di letto. Non è proprio soddisfatto del comportamento tenuto dagli investigatori, il dottor Francesco Leone, responsabile del servizio Ivg (Interruzione volontaria di gravidanza). «Capisco che gli agenti fossero lì per compiere il proprio lavoro, ma in un momento tanto delicato e doloroso per una donna, era necessario avere un po’ più di riguardo per la mia paziente. Quando è uscita dalla sala parto, ha trovato gli agenti che già la stavano aspettando». E lei, la donna che ha interrotto il suo stato di gravidanza, ha spiegato alla polizia i motivi della sua scelta. «Si è trattato di un aborto terapeutico. Una decisione difficile, sofferta. Mi è stato chiesto se per abortire avevo pagato, ed ho spiegato che non era stato così. Ero alla ventesima settimana, inizio della ventunesima». La polizia ha sequestrato la cartella clinica della paziente e il feto, un bimbo di circa 500 grammi.
Intanto infuriano le polemiche. La responsabile di «Fraternità cattolica» in Campania, Marina Carrese, punta il dito sulla «ipocrisia della legge 194»: «Basta addurre un possibile danno psichico alla salute della madre per procedere all’aborto. Ma quel feto avrebbe potuto vivere autonomamente fuori dal grembo materno». Mentre il ministro della Salute Livia Turco ha espresso la sua preoccupazione per un clima da «caccia alle streghe»: «Sono profondamente turbata. Siamo arrivati al punto di usare denunce anonime».

© Copyright Il Giornale, 13 febbraio 2008 consultabile online anche qui

La donna: ""Sarebbe stato il primo figlio un dolore non farlo nascere" di GIUSEPPE DEL BELLO

12 commenti:

mariateresa ha detto...

d'accordo con te Raffaella. Il modo con il quale i vari giornali su web e carta si sono buttati è penoso.E' una vicenda un po' strana, proprio adesso....
Chi fa le telefonate anonime, comunque, mi fa senso.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, ho letto stamani l'articolo in merito, su Repubblica di Francesco Merlo ("la crudeltà dell'ideologia"), a parte gli scontati riferimenti ai "fanatici della vita a oltranza" e alla loro "ferocia", l'epilogo della vicenda (ovvero l'accertamento che tutto si era svolto nelle legalità (in conformità alle disposizioni di una legge che non ci piace, ma che purtroppo esiste) , e le modalità dell'intervento delle forze dell'ordine ("blitz" di numerosi agenti, interrogatori alla madere e alla vicina di letto, etc. etc.), mi induce però a riflettere sulle prevedibili e ed estremamente energiche reazioni. Infatti, di clima alla caccia alle streghe ha già parlato immediatamente il Ministro. Devo in tutta sincerità chiedermi se sulle modalità - insisto: sulle modalità - dell'intervento del giudice (non sull'iniziativa in sè, che condivido) - non abbia in parte influito la massiccia, sacrosanta campagna che stiamo conducendo in questi giorni.Il mio auspicio è che non si presti il fianco ad accuse di fanatismo o peggio di ferocia, ma che il confronto dialettico su questo tema delicato possa continuare, civilmente e senza esasperazioni di toni e soprattutto al di fuori delle logiche della politica, come è deve essere costume dei cattolici. La "ferocia" lasciamola decisamente ai contemporanei "laicisti arrabbiati", ai manifestanti della Sapienza e dintorni. Saluti

Anonimo ha detto...

......infatti, puntuale come il sole Repubblica ha lanciato un forum su questa vicenda, dove a ritmi forsennati si sta in queste ore depositando di tutto e di più contro il magistrato procedente (a gran voce ne è stato chiesto il nome, per poi chiederne, chissà, la testa), contro la Chiesa nonchè (e come ti sbagli) contro Papa Benedetto, tacciato con i soliti volgari ed abusati epiteti.

Guardia Svizzera ha detto...

Facciamo a gara nell' offrire d' adottare il cerbiatto nato privo di zampette ma uccidiamo un bambino affetto di Sindrome di Klinefelter.
Grazie mamma , perdonami d'averti arrecato un trauma psichico. Io ti perdono invece d'avermi donato la vita con un vizio genetico.

Luisa ha detto...

"l feto presentava un'alterazione cromosomica. Se la gravidanza fosse stata portata a termine ci sarebbe stato il quaranta per cento di possibilità di un deficit mentale. La donna ha presentato un certificato psichiatrico che attestava il rischio di grave danno alla salute psichica e autorizzava l'intervento ». L'aborto è stato eseguito con l'iniezione di un farmaco (prostaglandine) che è stato necessario ripetere più volte. "

E noi possiamo leggere queste frase senza fremire di orrore?
Una vita soppressa perchè c`erano 40 possibilità su 100 che fosse afflitta da un disturbo psichico e dunque 60 possibilità su 100 che nascesse sano.
Potete immaginare la sofferenza di questo bambino che apparentemente non ha voluto morire subito? Quante iniezioni ha dovuto subire ? Possiamo solo immaginare la sua sofferenza?
Possiamo sinceramente considerare terapeutico un intervento di questo genere? Chi cura? Da quando in qua la morte è una cura?
Terapeutico per la madre che non se l`è sentita di accogliere e accudire un bambino forse differente e necessitoso di cure e presenza.
Anche se non voglio giudicare, non posso non esprimere il mio dissenso su queste manovre abortive,e la loro banalizzazione,come se oggi fosse entrato nella norma di pensare che una vita vale la pena di essere vissuta solo se perfetta e sana.

Anonimo ha detto...

invece sua madre no, non ha sofferto.
e non intendo solo fisicamente, io le prostaglandine le ho provate, e per partorire.
è incredibile che la tagliate così fuori.
per voi, lei ha fatto una passeggiata...

Luisa ha detto...

Con una sola differenza, Alga, la mamma ha scelto di abortire e dunque di subire le sofferenze che potevano conseguirne, fisiche e anche psichiche, che ci saranno inevitabilmente, diverse da quelle di avere un figlio forse diminuito, ma ci saranno, il bambino, lui, non ha scelto niente, queste sofferenze gli sono state imposte.
La differenza non è mimima ,mi sembra.

Anonimo ha detto...

A quanto pare siamo entrati in campagna elettorale. Sguaiatamente guidata da giornaloni (repubblica in testa), politichesse e estremisti vari. Strana la coincidenza temporale con cui si verificano determinate tragiche vicende. Il tutto sulle spalle di uno sventurato bambino, considerato meno di un bambolotto da buttare se guasto, e della sua altrettanto sventurata madre, la cui tragica scelta viene immoralmente strumentalizzata per fini politici.
Alessia

Anonimo ha detto...

Vorrei solo dire che chi abotisce dovrebbe pensare a tutte quelle donne che, per motivi di salute, non possono avere figli e ne vorrebbero.
Sono sicure che queste accoglierebbero a braccia aperte anche un bambino malato, come quello che la signora di napoli non ha voluto.
Tra le altre cose non era neppure certo che nascesse con questa disfunzione.

Luisa ha detto...

Da leggere un articolo del Corsera ,oggi

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/campania/cronache/articoli/2008/02_Febbraio/14/telefonata_aborto.shtml

Personalmente sono stata sconvolta leggendolo, e di nuovo penso a tutte queste vite soppresse, espulse, gettate in seguito, ammucchiate come delle immondizie nelle pattumiere, penso a questi corpicini martoriati e mi viene solo la voglia di pregare.
Se sapessimo ciò che succede quotidianamente nei nostri ospedali, se le donne che considerano l`aborto come una vittoria femminista, avessero il coraggio di guardare le immagini atroci di questi corpicini ,morti dopo delle manovre abortive spesso bestiali, inumane, indegne, forse griderebbero un pò meno .
È importante essere informati ,è importante sapere come si procede in certi aborti tardivi, è giusto sapere quali sofferenze subisce un feto che si vuole sopprimere.
Informiamoci, non parliamo solo in teoria, in termini di diritti, legge, libertà.

Luisa ha detto...

Ecco l`articolo:

Ecco la telefonata che ha fatto scattare
il blitz: «Una sta abortendo nel bagno»
«Ho chiamato anche "Striscia la Notizia", non mi hanno risposto
Sono del personale, ma non ce la faccio a vedere queste cose»

NAPOLI — Più che di un problema morale sembrava preoccuparsi di straordinari, di reparti che a una cert'ora chiudono, di infermieri che devono farsi carico di troppi pazienti. L'uomo che lunedì, alle 18.54, ha telefonato ai carabinieri per segnalare un aborto oltre la ventunesima settimana di gestazione, è un dipendente del policlinico di mezz'età, che parla con forte accento napoletano. Questo è il testo della telefonata, che è durata 4 minuti e 10 secondi: «Buonasera, per piacere, io non lo so se posso parlare con lei per una specie di denuncia. Il problema è questo: io sono un parente di una signora, S.S. Al Policlinico di Napoli, al quinto piano, ci sta il centro aborti e fanno partorire. Questa persona ha partorito nel cesso, detto proprio bello napoletano, e la signora che sta a fianco, la 208, si è sentita male. Ma come si potrebbe fare per fare un rimedio, guardate».

Il Secondo Policlinico di Napoli
A questo punto, il carabiniere che ha ricevuto la chiamata chiede delucidazioni: «Vi dico la verità, rimane tra di noi, io sono del personale, io lavoro, però non ce la faccio più a vedere queste cose. Guardate, è assurdo. Al centro aborti del quinto piano, per risparmiare sugli straordinari, mettono le donne nei piani. La signora sta male, non fa in tempo ad arrivare sopra e partorisce nella stanza. La signora che sta vicino sta male perché scorre sangue, 'o criatur' 'mmiez' 'e cosce... ». Nuova interruzione del carabiniere, che invita l'uomo ad andare al più vicino posto di polizia per sporgere denuncia. Ma lui non può: «Ho telefonato anche a Striscia la notizia, ma non mi hanno risposto. Sono in servizio e non posso uscire. Il fatto è accaduto adesso: c'è una signora che dev'essere operata addirittura con i ferri in mezzo alle gambe. Non posso fare una cosa del genere. Ancora dev'essere operata, c'è il bambino nella bacinella. Ha abortito con i ferri in mezzo alle gambe e sta in sala operatoria. Policlinico nuovo, Ostetricia, secondo piano: non vi ho detto niente. Noi abbiamo il centro sopra, però sopra a un certo orario se ne vanno a f... Poi quando le donne stanno male le portano a noi dei piani e noi dobbiamo intervenire, poi la signora partorisce nel gabinetto e non ce la fa. Quella che sta vicino a lei è una poveretta che è incinta per i fatti suoi e non ce la fa, vede 'sta scena... Se mandate adesso una macchina, li prendete 'ncopp' o fatto ».
E in effetti l'ispettore della polizia appena giunto sul posto in borghese ha riferito alla Procura che la donna aveva abortito in bagno. «La paziente aveva effettuato il trattamento farmaceutico per l'aborto la mattina — spiega il primario Carmine Nappi — ed è rimasta ricoverata tutto il giorno, perché non si può prevedere quando il farmaco farà effetto. Quando ha avvertito dolori alla pancia, la donna non ha chiamato il personale ma si è recata da sola in bagno e ha espulso il feto. È un episodio che può capitare».
Titti Beneduce
14 febbra

Anonimo ha detto...

Che tristezza la strumentalizzazione... a questi livelli poi fa proprio schifo.