14 dicembre 2007

Libertà (non solo d'opinione) per i gay ma anche per chi non ne fa parte. L'Italia, ripristinando i reati di opinione, fa il passo del gambero.


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Sopravvivono nella nostra cultura stimmate totalitaristiche presenti durante il fascismo

Libertà (non solo d'opinione) per i gay ma anche per chi non ne fa parte

Costantino Belluscio

Una democrazia è veramente compiuta se elimina del tutto dai propri ordinamenti il reato di opinione. Quella italiana, da questo punto di vista, non lo è completamente. Sopravvivono sotto varie forme stimmate totalitaristiche presenti nella cultura del regime fascista, per quanto la prima sua parte, la Costituzione del 1947, riconosca a tutti i cittadini la più completa libertà senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali.

Oggi stiamo facendo come il gambero. Invece di avanzare si è tentati di guardare al passato, con l'introduzione di allarmanti norme che disegnano reati di opinione, come quelli inseriti nel provvedimento sulla sicurezza solo per dare un contentino all'estrema sinistra dello schieramento governativo.

Poniamo che un cittadino in una pubblica piazza consideri quanto mai opportuna la prima lettera di S. Paolo ai Corinzi là dove si dice che gli effeminati e i sodomiti non erediteranno mai il regno dei cieli; poniamo che Benigni, in una delle sue peregrinazioni dantesche, esalti il III Girone , settimo cerchio dell'Inferno, dove sono puniti i violenti contro Dio, la natura e l'arte; o, ancora che si esalti in una assemblea il Catechismo che definisce peccato gravemente contrario alla castità la pratica dell'omosessualità; o, infine, citi, sempre in una pubblica piazza, il documento dell'allora cardinal Ratzinger "Homosexualitatis problema", che respinge ogni pressione ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata.

Se la norma alla fine avrà l'approvazione definitiva del Parlamento, potrebbe passare di lì un qualsiasi sostituto procuratore della Repubblica, di quelli che si sentono eternamente protagonisti, e consideri la lettera ai Corinzi, la lettura di Dante, la citazione del Catechismo e del documento del card. Ratzinger «diffusione di idee fondate sulla superiorità di alcuni nei confronti di altri» e un «invito a commettere atti di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale», ed ecco che potrebbero scattare via via l'avviso di garanzia, il processo e la condanna fino a 3 anni di reclusione dei predicatori cattolici con l'aggiunta di Benigni.

Ma la stessa condanna si abbatterebbe su ebrei e islamici che diffondono in ogni occasione(gli ebrei un po' meno ora) la loro condanna all'omosessualità partendo dalla dottrina delle loro credenze religiose.
È fantascienza ? In Italia ci sono precedenti illustri di ogni genere che basano condanne su sillogismi, su convincimenti macchiati da ideologie e su opinioni liberamente espresse a mezzo stampa. La senatrice Binetti, cattolica praticante del Partito di Veltroni, ha ritenuto che fosse lesivo della sua fede introdurre, peraltro in modo improprio, la figura di un nuovo reato di opinione. Chi cattolico militante non lo è, sente anch'esso che si tenta di restringere il regime di libertà dei cittadini. Nessuno, ovviamente, contesta ad ognuno il diritto di praticare tendenze sessuali particolari ma, sia pure nel clima di conformismo ideologico che stiamo vivendo, non si può fissare per legge l'amore per i gay senza ledere la libertà di chi non la pensa allo stesso modo.

Libertà, quindi, per il mondo dei gay, ma anche per chi non se ne sente parte.

© Copyright Gazzetta del sud, 14 dicembre 2007

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