14 dicembre 2007
Il Vaticano "sposta" il presepe: da Betlemme a Nazaret (Galeazzi per "La Stampa")
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Il Vaticano sposta il presepe
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Sorpresa in Vaticano: quest’anno, nel tradizionale presepe allestito in piazza San Pietro, Gesù non nascerà nella classica capanna di Betlemme, ma in un’ambientazione che ricrea la casa di Giuseppe a Nazareth. Matteo racconta che l’angelo ordinò a Giuseppe di prendere Maria «a casa sua»: «E senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù».
La devozione alla casa di Nazareth è tipica della spiritualità cattolica, ricordata nella preghiera dell’Angelus recitata tre volte al giorno. Ed è conforme all’interpretazione che da sempre i fedeli di Roma danno del presepe francescano, ben diversa dalla raffigurazione della Natività nelle icone bizantine.
Ormai da secoli la nascita di Gesù è indissolubilmente legata a Betlemme, con la sua Basilica della Natività, la mangiatoia, il Campo dei Pastori, luoghi simbolici e sacri visitati da milioni di pellegrini. Ad imporre tale tradizione è stato il vangelo di Luca, che narra come Giuseppe e Maria si fossero recati da Nazareth a Betlemme, in Giudea, per il censimento voluto da Cesare Augusto. I vangelo di Marco e Giovanni indicano solo il luogo della nascita e si concentrano sull’arrivo dei Magi, l’Epifania dei cattolici, ancora festeggiata come giorno di Natale dalle chiese dell’oriente cristiano.
Secondo Luca, Maria partorì Gesù a Betlemme e, siccome non vi era posto per loro in nessun albergo, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia. Quasi impossibile immaginare il presepe ambientato altrove, senza i pastori, i magi, la stella cometa: eppure è proprio quello che proporrà quest’anno il Vaticano, quando, alla vigilia di Natale e alla presenza di Benedetto XVI, i ponteggi, le transenne e i teli saranno tolti dalla Natività di piazza San Pietro.
Intanto i presepi sono al lavoro anche all’interno delle mura leonine: nella pontificia parrocchia di Sant’Anna (che ha per parrocchiani il Papa e gli altri 802 cittadini vaticani) si sta allestendo, sull’altare laterale, un’altra Natività «sui generis», ambientata nel rudere di un acquedotto romano. «Sarà una rappresentazione dal forte impatto per esprimere il contesto di povertà nel quale avvenne storicamente la Natività», spiega il parroco agostiniano padre Bruno Silvestrini che coordina i cinque artigiani di Tolentino che entro domani sera ultimeranno l’opera. Inoltre a Porta Cavalleggeri, proprio al confine del Vaticano, si sta lavorando ad un altro grande presepe che il Papa visiterà il 5 gennaio, costruito secondo lo stile delle abitazioni della Palestina di 2000 anni e realizzato con 1200 pietre provenienti da tutte le parti del mondo, come segno di unità per i popoli e messaggio di pace. In ogni ufficio vaticano: novene, rosari e presepi.
Alla seconda loggia del palazzo Apostolico, accanto all’appartamento papale, il presepe alla sinistra del trono nella Sala Clementina accoglierà la Curia in udienza il 21 dicembre, mentre al Vicariato della Città del Vaticano la Natività è stata «inscatolata» in versione dimessa. Ma proprio perché parla all’uomo di ogni tempo e si adegua alle diverse culture, negli anni si sono moltiplicati i presepi inusuali e poco «cattolically correct».
A Santa Maria del Popolo a Roma si espongono Natività ambientate sulla Luna, su Marte, nelle baraccopoli, sotto acqua dentro un’acquario, con le figurine, vestite o svestite, secondo lo scenario. Giuseppe e la Madonna, di volta in volta, in tuta, scafandro, abiti grunge o in minigonna e jeans. Anche Moana Pozzi è entrata nel presepe napoletano con una statuina andata a ruba. A Napoli, infatti, è consuetudine attualizzare la Natività con figure sacre come Wojtyla e Padre Pio o personaggi profani come politici e campioni dello sport. In Sudamerica poi si azzardano presepi di sabbia mescolata con acqua e messa in casseformi in legno con dei compattatori a scoppio. Come si fa con il calcestruzzo. Mentre per i bimbi occidentali c’è la natività della Playmobil che sostituisce le classiche statuette con quelle in plastica. A Eindhoven, in Olanda, da alcuni anni si realizza il presepe in ghiaccio con 70 sculture, alte 8 metri, impiegando 250mila chili di ghiaccio e 400mila di neve, messi dentro una tenda termica di 2500 metri quadrati a meno dieci gradi. In provincia di Milano la natività è al sapore di cioccolato. Il presepe viene allestito con 3500 chili di cacao, dalle dolci misure che toccano i sei metri di lunghezza, quattro di larghezza e tre di altezza. E con trecento statuette immerse in una gustosa architettura arricchita da luminose decorazioni alimentari.
© Copyright La Stampa, 14 dicembre 2007
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