13 dicembre 2007

"Spe salvi", Prof. Brague (Sorbona) ad Avvenire: "Non è certo mestiere della scienza quello di salvare l’uomo"


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Brague: «Ai valori preferisco i beni»

DA ROMA PAOLA SPRINGHETTI

«Non è certo mestiere della scienza quello di salvare l’uomo».

Rémi Brague, professore di Filosofia araba alla Sorbona, si trova in perfetta sintonia con Papa Benedetto XVI, e della sua enciclica Spe Salvi.
Ieri sera era a Roma, per intervenire all’incontro su «Una certa idea di uomo. Lo spirito europeo e i tormenti della modernità», organizzato dall’Associazione Meeting per l’Amicizia tra i Popoli: un ragionamento di ampio respiro, con un approccio nuovo a molti problemi di cui oggi si discute.
«D’altronde – continua, – neanche le altre religioni hanno questo obiettivo: si preoccupano della sua riuscita, che nel buddhismo, per esempio, viene vista come liberazione, nell’islam come completa obbedienza a Dio. Solo il cristianesimo pone la problematica nella sua interezza. È infatti una specificità del cristianesimo quella di evidenziare che l’uomo è ferito nella sua volontà: non è più capace di volere il bene né di darsi gli strumenti appropriati per raggiungerlo. Solo Dio può guarire questa volontà, affinché si arrivi alla salvezza. Ma Dio non può semplicemente sanare questa ferita della volontà dell’uomo: deve mettere in atto una riparazione che parta dall’interno, cioè deve far sì che l’uomo voglia di nuovo il suo bene. Alla salvezza dell’uomo la scienza non può apportare nulla: può descrivere sempre meglio la realtà, può apportare sempre più efficacia ed efficienza, può mettere in atto dispositivi e tecniche che sfocino nelle realizzazioni che vogliamo. Ma non ci può insegnare a desiderare il nostro bene, e di conseguenza a raggiungerlo».

Nella cultura moderna, però, a volte l’uomo sembra sospeso tra due fedi: quella in Dio, che atterrebbe alla sfera privata, e quella nella scienza, che invece si occupa del bene di tutti.

«La fede nella scienza è una metafora: in realtà essa non chiede che le si creda, perché è una verità obiettiva. Il termine 'fede', invece, cambia completamente significato quando lo riferiamo a Dio: in questo caso è una virtù teologale, ed è un atto di volontà attraverso il quale esprimiamo il nostro assenso nei confronti di una verità che la nostra ragione non riesce a comprendere appieno.
La credibilità della scienza oggi è legata all’applicazione delle tecniche che da essa provengono: abbiamo bisogno di guarire un paziente, abbiamo bisogno di potenza, ricchezza, felicità e la scienza ci permette tutto questo. La religione non 'funziona' a questo modo: ci invita a cambiare l’oggetto del nostro desiderio, a capire se quello che abbiamo è effettivamente quello che desideriamo o se abbiamo bisogno di altro. Ci propone una ricchezza fatta di altre cose, che non possono venire dalla scienza. Ci insegna cosa dobbiamo volere».

Che cosa dobbiamo volere… sembra un’affermazione che nega la libertà. Benedetto XVI nella «Spe Salvi» scrive che il bene non è mai raggiunto definitivamente proprio perché l’uomo è libero, e la sua libertà è fragile.

«San Paolo nella lettera ai Galati (5,1) dice che Cristo ci ha liberato per la libertà: la libertà non è un mezzo per un’altra cosa, ma è un fine. È compimento dell’amore: niente è più libero di Dio, niente è più divino della libertà. Ciò che bisogna fare è liberare la libertà da tutti gli ostacoli che le impediscono di svilupparsi nella sua interezza. La libertà liberata troverà da sola il proprio compimento nell’incontro con il Signore».

Lei ha detto che bisognerebbe smettere di parlare di valori, e parlare invece di beni. Perché?

«Mi disturba il fatto di parlare di valori che si sta facendo da alcuni anni in ambito cattolico.
Ovviamente i contenuti di questi valori non li metto in discussione, ma noto una certa ingenuità nell’impiego di questo termine che è di moda, ma è stato usato anche, ad esempio, da Nietzsche, che non era propriamente un buon cattolico.Propongo allora una specie di esercizio: sostituire al termine 'valore' il termine 'beni', al plurale.
Il valore esiste nella misura in cui lo attribuiamo ad una determinata cosa, dunque è soggettivo.
Nietzsche, in Così parlò Zaratustra, analizza questo problema e dice che l’atto con cui diamo importanza alla cosa ha più importanza della cosa che acquista valore grazie all’atto. A questo i cattolici devono stare attenti. I beni invece sono oggettivi, concreti, rispondono a dei bisogni e sono condivisibili. Nel cristianesimo non c’è nulla che sia buono solo per i cristiani».

Però tra i cattolici si sta diffondendo la sensazione di essere minoranza, e quindi il bisogno di difendere i propri valori.

«L’impero romano era una specie di mercato delle opinioni: c’erano offerte filosofiche e religiose di ogni tipo a disposizione di chi le cercava. I cristiani erano una piccola minoranza: non c’è nessuna novità da questo punto di vista. Dobbiamo solo convincerci che il nostro è un ottimo 'prodotto', e in un mercato libero, noi saremmo ben collocati.
Solo il cristianesimo può rispondere a una domanda: ha senso la presenza degli uomini su questa terra?».

«A quei credenti che si sentono minoranza dico: era già così durante l’impero romano.
Occorre solo convincersi che il cristianesimo, nell’attuale mercato delle opinioni, è un ottimo prodotto.
Questo è il messaggio della 'Spe salvi'»


© Copyright Avvenire, 13 dicembre 2007

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffaella, ti volevo avvisare su tre cose che potresti inserire sul tuo blog: 1) articolo di oggi sul Corriere in risposta alla critica dell'Osservatore Romano sull'enciclopedia UTET; 2) articolo tratto dall'inserto domenicale del Sole 24 ore su Bacone citato dal Papa nella Spe Salvi (non ho letto molto perchè l'ho solo visto sfogliando al bar); 3) e infine volevo consigliarti di inserire l'omelia che il cardinale Ratzinger proniunciò per il Venerdì della seconda settimana di Avvento (che è domani) qualche anno fa a un gruppo di giovani. La puoi trovare a questo sito: http://www.ratzinger.it/modules.php?name=News&file=article&sid=152 Così anche noi abbiamo il nostro momento di meditazione domani con le letture del giorno e il commento, come al solito molto bello, del papa (o meglio dell'ex cardinale). saluti, marco

Anonimo ha detto...

Grazie Marco,provvedero' al piu' presto :-))