22 gennaio 2008

FAMIGLIA CRISTIANA: LA PROTESTA ALLA SAPIENZA COMMEDIA DELL’ASSURDO


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Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede! (il discorso che il Papa non pronuncera' alla Sapienza)

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DOPO LA MANCATA VISITA DEL PAPA ALL’UNIVERSITÀ ROMANA

LA PROTESTA ALLA SAPIENZA COMMEDIA DELL’ASSURDO

È incredibile che le contestazioni si siano fondate sulla condanna di Galileo Galilei da parte della Chiesa, avvenuta nel 1633 e ormai da tempo abbondantemente superata. Eppure è vero.

Beppe Del Colle

La tempesta suscitata la scorsa settimana intorno alla preventivata, ma poi rinunciata, partecipazione del Papa alla cerimonia d’apertura dell’anno accademico alla Sapienza di Roma, ha una caratteristica innegabile: è stata una commedia dell’assurdo. L’elemento fondante di tale assurdità è che la protesta di 67 docenti di quella Università contro l’invito al Pontefice avesse avuto come tema la condanna di Galileo Galilei da parte della Chiesa, avvenuta nel 1633, una condanna che dimostrerebbe anche oggi l’avversione della medesima Chiesa alla scienza.

In realtà quella sentenza ha ricevuto dal concilio Vaticano II, con la Costituzione Gaudium et spes, una prima solenne smentita, con la critica a «certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancarono nemmeno fra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, e che (…) trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere che scienza e fede si oppongono fra loro».

Una seconda, più circostanziata riabilitazione di Galilei fu il risultato di un’indagine chiesta da Giovanni Paolo II alla Pontificia accademia delle scienze e protrattasi fino al 1992, dunque in piena coincidenza con la guida della Congregazione per la dottrina della fede da parte dell’allora cardinale Ratzinger.

Il quale, parlando il 15 febbraio 1990 proprio alla Sapienza, difese Galileo Galilei dallo scetticismo che aveva cominciato a circondarlo da qualche decennio dentro la cultura "agnostica", con particolare riferimento al filosofo della scienza Feyerabend, il quale aveva addirittura definito il processo della Chiesa a Galileo Galilei "ragionevole e giusto".

L’attuale Pontefice negò che queste parole potessero essere usate come giustificazione per l’Inquisizione e affermò che «la fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità»; e osservò piuttosto come esse fossero la prova di quanto «al dubbio della modernità su sé stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica».

Che un discorso di questo genere possa essere interpretato ancora oggi da docenti universitari (sia pure una piccolissima minoranza rispetto a quel corpo accademico) come un attacco all’autonomia della scienza rispetto alla fede religiosa è incredibile.

Eppure questa assurdità è stata alla base di un rifiuto della presenza di papa Ratzinger alla Sapienza, con il contorno disgustoso di un trascurabilissimo drappello di studenti, il quale tuttavia ha fatto temere disordini e possibili scontri con le forze dell’ordine che proprio a Roma, di cui il Papa è il vescovo, sarebbero stati intollerabili.

Ma nonostante queste assurdità, proprio il giorno del mancato incontro del Papa con quell’Ateneo e mentre tutti i quotidiani riportavano integralmente o in parte il discorso che Benedetto XVI vi avrebbe pronunciato, un esponente politico di quella cultura "agnostica" che continua a considerare la fede religiosa nemica della scienza, l’ex diessino ora socialista Gavino Angius, vicepresidente del Senato, ha scritto in una lettera a La Stampa che «l’effetto dell’ingerenza della Chiesa nella sfera pubblica è la negazione di libertà». Quindi, la libertà di parola negata al Papa sarebbe l’"effetto" dell’uso della parola da parte della Chiesa…

Al senatore Angius va dunque il record dell’assurdità, proprio mentre gli italiani leggono nel discorso non pronunciato del Papa queste parole: «Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà».

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