22 gennaio 2008
L’affetto del popolo dell’Angelus a San Pietro, ad Arezzo e Milano...
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Un vigile del fuoco: «È singolare che i 67 professori si siano documentati su Wikipedia...
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L’affetto del popolo dell’Angelus
In piazza anche chi di solito non c’è: «Oggi non potevamo mancare». Tanti gli studenti
DA ROMA MIMMO MUOLO
«Ho 67 anni e non ero mai venuto in piazza San Pietro per l’Angelus. Ma oggi non si poteva mancare».
Massimo De Antoni, 67 anni, romano, è uno dei tanti che hanno raccolto l’appello del cardinale Camillo Ruini a stringersi intorno al Papa, dopo la sua forzata rinuncia a visitare l’Università 'La Sapienza'. È arrivato con un buon anticipo sull’orario della preghiera mariana di mezzogiorno, insieme con due amici, i coniugi Roberto Gobbo e Lucia Federici.
«È impensabile – dice – che Benedetto VI possa entrare nella Moschea Blu di Istanbul e non nell’Ateneo della sua città. Sono qui per dire no alla prepotenza».
Di voci come la sua piazza San Pietro brulica, in questa domenica di straordinaria normalità. Ci sono gli 'esordienti' assoluti all’Angelus, ci sono quelli che vengono una volta ogni tanto e naturalmente anche i fedelissimi dell’appuntamento festivo con il magistero e la preghiera del Pontefice. Ma oggi i tre gruppi sono uniti da una motivazione comune: «Vogliamo dimostrare la comunione di spirito e di stima al Santo Padre e far vedere ai cosiddetti 'tolleranti' qual è la vera tolleranza». Fabrizio e Verena, marito e moglie da quattro anni, riassumono così la molla principale che li ha spinti ad essere presenti.
Nel passeggino rosso accanto a loro dorme placido Enrico Maria, cinque mesi appena compiuti. Un giorno gli diranno che era forse il più giovane dei 200mila di piazza San Pietro. «E noi siamo qui anche per lui – dice la mamma – perché possa crescere in un mondo in cui a nessuno sia tolto il diritto di parlare».
In effetti il popolo dell’Angelus è davvero composito, multietnico (perché molti sono anche i non italiani), estremamente rappresentativo di tutte le età, le condizioni sociali, i gradi di cultura. Tantissimi, naturalmente, i giovani. Giovanni, Annamaria e Paola sono tre colleghi che lavorano nella Marina Militare, in una caserma sulla via Cassia. «Quello è successo ci ha profondamente rattristato. Oggi non si poteva mancare ». E poi c’è un piccolo esercito di studenti. Da Milano, ad esempio, arriva Francesco Carbonchi con una quindicina di amici che studiano nelle Facoltà di Fisica e di Medicina dell’Università Statale. «Davvero non capiamo come si possa negare il diritto a un uomo come Benedetto XVI di parlare in un ateneo. Dopo quello che ha detto oggi, poi, ci semlettera bra ancora più incredibile. La scienza, se davvero è scienza, non può temere il confronto con la fede e domani tornando in Università porteremo a tutti il messaggio che abbiamo ascoltato qui dalla voce del Papa: rispetto per le idee degli altri, confronto e dialogo».
Anche Marcella Fioravanti di Tarquinia sottolinea: «Benedetto XVI ha parlato con una serenità e una chiarezza che davvero sono di per sé la migliore smentita di tutte le false accuse che gli sono state rivolte dal picappositamente colo gruppo dei suoi contestatori». La giovane insegnante di italiano alle scuole medie aggiunge: «Le sue parole, però, sono un monito anche a noi cattolici. Di fronte a queste sfide culturali non possiamo essere grigi o tiepidi. Bisogna dire la verità e dirla tutta, non vergognandosi di annunciare il Vangelo anche con l’intelligenza, oltre che con il cuore».
È la stessa esigenza che avvertono due giovani dottorandi in ingegneria, Giovanni, 26 anni di Firenze, e Salvatore, 27 anni di Napoli, giunti dalle loro città. «Quello che mi affascina del Papa – afferma il primo – è la sua capacità di usare la ragione in tutti gli ambiti dell’esperienza umana. Sono qui, dunque, per imparare la sua metodologia, che ha molto da insegnare anche a molti sedicenti scienziati». «Ciò che è successo alla 'Sapienza' – aggiunge Salvatore – denota una mancanza di passione per la ricerca della verità. E quando questa passione manca, si finisce per manipolare tutto. Infatti i 67 firmatari della hanno manipolato il pensiero del Papa su Galileo Galilei».
Il grave infortunio in cui sono incorsi i professori contestatari non è passato inosservato. «È davvero singolare che chi parla tanto di scienza, poi si documenti sul pensiero del Papa usando Wikipedia», afferma Michelangelo Mariotti, romano, vigile del fuoco in pensione. E Maria Antonietta Pesciarelli, che è venuta con il marito Giovanni Lolli, rincara la dose: «Mi sono laureata in Fisica alla 'Sapienza'. Ma se questo è il comportamento di certi miei colleghi, un po’ me ne vergogno. Oggi, invece, il Papa ci ha dato una lezione di stile e di vita».
C’è poi chi punta il dito verso i veri responsabili della mancata visita: «Abito a San Lorenzo, conosco bene i frequentatori del Centro Sociale, sono loro che hanno fatto di tutto perché il Papa non andasse alla 'Sapienza'», dice il signor Franco, 72 anni, che ha voluto essere presente nonostante un grave handicap alle gambe.
Tuttavia non c’è astio nelle sue parole, come in quelle di tutti gli altri. «Non siamo qui contro qualcuno – sottolinea Debora, un’insegnante elementare giunta insieme alla mamma, Annamaria Torroni –. Vogliamo semplicemente testimoniare la nostra volontà di dialogo e il nostro rispetto verso tutti, compresi quelli che hanno idee diverse dalle nostre. Proprio come ha detto il Papa».
«A Roma e in tutta Italia – conferma Maria Laura, un avvocato che lavora in una grande azienda della capitale – la stragrande maggioranza di persone non approva il trattamento non ragionevole che è stato riservato al Pontefice e ha, invece, il vivo desiderio di ascoltare la sua voce. Per questo siamo qui».
Le sue ultime parole vengono coperte dal fragore degli applausi che accompagnano il Pontefice mentre saluta e rientra nel suo appartamento. La piazza ora è un mare di striscioni e bandiere che come vele si gonfiano al vento.
«Sapete perché questo Papa dà tanto fastidio a certi cultori del laicismo più spinto? – conclude Angela Donati, medico, 70 anni, di Roma – Perché invita a riflettere, a pensare, a interrogarsi sulla verità. E questo è estremamente pericoloso per chi fa dell’ateismo militante il vero immutabile dogma».
© Copyright Avvenire, 22 gennaio 2008
AREZZO
Il vescovo Bassetti in preghiera per il Papa «La Chiesa, un riferimento per la gente»
Non era in piazza San Pietro per l’Angelus del Papa. Ma è come se ci fosse stato. Il vescovo di Arezzo-CortonaSansepolcro, Gualtiero Bassetti, ha speso l’intera domenica ad affermare la «vicinanza al Santo Padre a cui è stato impedito di poter essere in mezzo agli studenti La Sapienza». Monsignor Bassetti ha recitato l’Angelus insieme alla comunità di Olmo: «Preghiamo con il Papa. Preghiamo per lui e per la sua missione».
Di fronte ai ragazzi, il vescovo ha aggiunto: «Fede e ragione non sono in antitesi. È questo il grande insegnamento del Santo Padre. Ma proprio questo fa paura a una frangia laicista che, priva di argomenti seri, si limita soltanto ad attacchi illogici e a episodi di intolleranza. La Chiesa italiana è vicina alla gente, è davvero un punto di riferimento fondamentale in questo periodo in cui si assiste a un vuoto della politica. Però la forte fiducia che si nutre nei confronti della Chiesa è guardata con sospetto da alcuni e una minoranza cerca di minare questa fiducia ricorrendo ad estremismi che non fanno presa e, grazie a Dio, non compromettono le radici cristiane della nostra terra».
© Copyright Avvenire, 22 gennaio 2008
A Verona Più di mille fedeli nella cattedrale Preghiere e applausi per il Pontefice
DA VERONA LORENZO FAZZINI
Oltre un migliaio di veronesi si è «stretto» idealmente intorno a Benedetto XVI durante l’Angelus di domenica. In riva all’Adige una Santa Messa festiva e la diretta- video su maxischermo della preghiera mariana da Roma sono stati gli eventi di fraternità con il Pontefice. L’iniziativa scaligera era stata lanciata pochi giorni fa dalla parrocchia della cattedrale e dal movimento ecclesiale di Comunione e liberazione; all’appello hanno risposto più di mille fedeli, che domenica hanno riempito le navate del duomo cittadino per l’eucaristia delle ore 11, cui è seguita la preghiera in diretta video – nel presbiterio era stato collocato un maxischermo – con piazza San Pietro. All’indomani della forzata rinuncia di Benedetto XVI, la Curia della diocesi di San Zeno aveva diffuso un comunicato, a firma del vicario generale monsignor Giuseppe Pellegrini, in cui si chiedeva a tutte le parrocchie di tenere un momento di riflessione e preghiera su quanto accaduto nei confronti di Benedetto XVI. Anche il vescovo monsignor Giuseppe Zenti, impegnato in un viaggio missionario in Thailandia, ha fatto pervenire la sua vicinanza al Pontefice. Durante la celebrazione, dopo l’omelia del parroco monsignor Antonio Finardi, si è tenuto un momento di raccoglimento comunitario: «Abbiamo voluto che ciascuno offrisse la propria preghiera per il Papa » ha spiegato il sacerdote. Gli ha fatto eco Francesco Rossignoli, responsabile diocesano di Comunione e liberazione: «È paradossale che un Papa, strenuo difensore della ragione, sia stato rifiutato da un preconcetto ideologico di una minoranza di studenti». Anche l’assemblea veronese si è sciolta in un lungo applauso di incoraggiamento verso Benedetto XVI: una sua fotografia è stata anche apposta sul presbiterio, quasi a rammentare una vicinanza spirituale con la città che lo ha accolto nell’ottobre del 2005. Presente in forma privata anche il sindaco Flavio Tosi: «Da sindaco, a nome di tutti i veronesi, ho voluto dimostrare vicinanza al Pontefice».
© Copyright Avvenire, 22 gennaio 2008
Milano, la diretta riscalda piazza Duomo
DA MILANO
ANNALISA GUGLIELMINO
Il raggio di sole dritto sulla finestra del Papa, di colpo illumina anche piazza del Duomo, avvolta da una giornata un po’ grigia. Stretti nei cappotti, i milanesi che a migliaia attendono da più di un’ora ai piedi della cattedrale, con le mani in tasca o nei guanti per scaldarsi, si sciolgono in un applauso all’unisono con quello scoppiato in piazza San Pietro.
L’Angelus del Papa a Milano. E i milanesi a chiedersi «perché non metterlo tutte le domeniche, il maxischermo». Che è stato un tramite solo fisico, domenica, con Benedetto XVI e il popolo di piazza San Pietro. Perché poi lo spirito era tutto lì a Roma, ut unum sint, lo dice pure il motto contenuto nelle pa- role di Benedetto XVI.
Il gelo della mattina in realtà passa subito. Già all’inizio della diretta. Le prime immagini Rai rompono il silenzio della piazza poco dopo le undici, accolte dal brusio dei primi arrivati. Famiglie intere, universitari, giovani, anziani. Da soli o in comitiva, come chi è arrivato con gli amici di gruppi, associazioni e movimenti. Una croce levata in alto all’apparire del Pontefice. I bambini issati sulle spalle, alcune persone inginocchiati sulla pietra del sagrato, striscioni, le bandiere con i colori e lo stemma pontificio. Così che per piazza del Duomo mentre passano le immagini della folla di Roma è come rivedersi nello schermo. Come essere lì, per quelli che non sono riusciti a partire. Ma chiedendo un po’ in giro, non c’è quasi nessuno che non abbia almeno un amico o un figlio che non sia partito in nottata, per rientrare la stessa domenica. Mille e più chilometri in macchina, andata e ritorno, per quel quarto d’ora di preghiera e festa di popolo in Vaticano.
Qualcuno racconta anche che molti si sono ritrovati tutti insieme in chiesa, e dopo la Messa sono rimasti davanti ai televisori della parrocchia. In piazza, però, non manca nulla. Il «grazie» sui volantini dei giovani di Azione cattolica. La partecipazione della Comunità di Sant’Egidio, la mobilitazione dei ragazzi di Comunione e liberazione, tra i più numerosi, sia nel viaggio verso Roma, sia a Milano. E i giovani del Cammino neocatecumenale, tantissimi in piazza del Duomo, come gli scout. Appartenenti a gruppi o no, ci sono studenti di informatica, fisica, giurisprudenza. Dell’università Satatale, della Bocconi, della Cattolica, del Politecnico. Matematici «per nulla impertinenti», si dicono. Anzi. Il primo grande applauso di Milano parte proprio quando dallo schermo monsignor Rino Fisichella parla di scienza e fede, e di come «nella storia cattolici e non cattolici abbiano collaborato insieme al progresso umano».
Nella folla ci sono anche i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, come il parlamentare Maurizio Lupi e l’onorevole Ignazio La Russa, tra i primi ad aggirarsi in piazza al mattino, a dire insieme che «Milano e l’Italia non sono la Sapienza ». Il vicesindaco Riccardo De Corato e la parlamentare Valentina Aprea a sottolineare la «risposta di piazza all’altezza della tradizione milanese ». Quella tutta ambrosiana che ha provveduto perfino ad accelerare di qualche minuto la fine della Messa in Duomo, per permetterà ai fedeli di uscire sul sagrato appena in tempo per l’Angelus.
E finalmente il sorriso di Benedetto XVI. Silenzio totale nella piazza più grande di Milano. Rotto solo dagli applausi per quelle parole pacate: «Ho soprasseduto mio malgrado» e «Siate sempre rispettosi delle opinioni altrui »: gli altoparlanti non fanno in tempo a trasmettere l’entusiasmo della piazza di Roma che in quella di Milano è già tutto un battimani. Poi il Papa saluta, le immagini s’interrompono e insieme alla diretta svanisce il raggio di sole che per un po’ ha scaldato Milano.
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1 commento:
Questi sono fatti e non solo parole..............!
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