22 gennaio 2008

Oddone Camerana: "Finiamola di mettere la scienza contro la fede" (Osservatore Romano)


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Finiamola di mettere la scienza contro la fede

Oddone Camerana

Ancora pochi giorni fa si discuteva senza molto risultato se fede e scienza fossero mondi separati e contrapposti e se il conflitto tra le due supposte sfere fosse insanabile. In nome di questa diversità teorica e nella paura che se ne parlasse con distensione, Benedetto XVI, invitato alla Sapienza, il Vaticano e le sue gerarchie venivano accusate di aver accettato la proposta perpetuando la loro strategia di atti di ingerenza nella vita politica. Non è la prima vota per altro che la Chiesa cattolica viene rimproverata di voler dettare l'agenda della politica invece di occuparsi delle cose spirituali.

Vecchia polemica, riesumata approfittando scortesemente di un gesto gentile da parte del Pontefice di scendere a esprimere di persona e a viva voce il suo parere in materia di scienza, chiarendo così al corpo accademico e agli studenti intervenuti come la ragione non contrasti con la rivelazione, quel sapere alla cui comprensione un atteggiamento di fede fornisce una più larga accoglienza.

Stando così le cose ci si può chiedere: ma di quali mondi separati stiamo parlando? Di quali ingerenze? E a quali cose spirituali ci si riferisce?
Per cercare di capire, bisogna fare un passo indietro a quando "tutto è incominciato".
Per millenni siamo vissuti nella rappresentazione della menzogna e nel nascondimento sulla verità dell'innocenza della vittima, accusata dei mali della "città". Lasciando che venisse linciata ci siamo accorti di ritrovare una provvisoria unità. Le comunità si raggruppavano religiosamente intorno al sacerdote che, celebrando il sacrificio simbolico risolveva la crisi: nascevano i primi interdetti da rispettare per fare in modo che la crisi non si ripetesse.
"Come si faceva a non credere che la vittima non avesse commesso il crimine di cui la si accusava, se bastava linciarla perché ordine e pace tornassero?" si è pertanto chiesto René Girard. La vittima non è stata soltanto ritenuta riconciliatrice, ma, grazie al miracolo dell'unanimità ritrovata che aveva reso possibile, è stata anche divinizzata in segno della riconoscenza dovuta alla prodigalità infinita - come prosegue Charles Remond nel suo Vocabulaire de Girard - di cui era dotata, prodigalità capace di dare origine ai miti, ai riti, al religioso, al sacro, al culto dei morti, ai primi distinguo concettuali, al linguaggio stesso.
Tutto ciò nonostante una menzogna di fondo.

Sennonché se oggi come oggi siamo in grado di capire che l'accusa rivolta a re Edipo non risolve più la peste che circola tra i tebani e che la lapidazione dell'adultera non è in grado di placare le liti scoppiate in terra di Giuda; se oggi come oggi tendiamo - non sempre, a dire il vero - a stare dalla parte dell'innocente, ciò non è dovuto a un miracolo, a una magia o, meglio ancora, al fatto che siamo diventati buoni o perché così ci conviene, bensì all'antropologia evangelica, la prima scienza dell'uomo che ha messo in luce gli aspetti propri della credenza menzognera descritta.

Ed è a partire da quando smettono di cercare persone innocenti credute colpevoli che gli uomini cominciano a cercare le cause vere dei fenomeni e a lasciare quelle false. E questo è dovuto alla ragione cristiana che ha dato inizio all'irresistibile corsa della scienza dell'uomo.
Ricerca delle cause vere... Chi ci aveva pensato prima? Quando Gesù ferma i lapidatori, rivolgendo loro le note parole, che cosa dice se non di smetterla di credere nella favola secondo la quale uccidendo la poveretta avrebbero risolto se non momentaneamente le loro beghe intestine?
Il fatto è che la rivelazione cristiana è anche e chissà quanto una rivoluzione della ragione e perciò una rivoluzione scientifica, intendendo scienza non come dottrina, ma come risultato dei processi della ragione.

Finiamola dunque di cercare di mettere la scienza contro la fede e di parlare di "cose spirituali" come se non fossero reali. Solo così smetteremo di accusare Gesù riavviando, ogni volta che lo facciamo, il processo a Gesù stesso, un processo alla scienza.

(©L'Osservatore Romano - 23 gennaio 2008)

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