2 gennaio 2008

Messaggio del Papa in occasione della Giornata Mondiale della Pace: lo speciale de "Il Corriere della sera"


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La famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, è culla della vita e dell’amore e la prima e insostituibile educatrice alla pace

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BUON ANNO, PAPA BENEDETTO...

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FESTIVITA' NATALIZIE 2005-2006-2007-2008

NATALE 2007: RACCOLTA DI COMMENTI

Il Papa: negare la famiglia minaccia la pace

Affondo di Benedetto XVI. Napolitano lo rassicura: è tutelata dalla Costituzione

Le parole del Pontefice pronunciate in piazza San Pietro in occasione della Giornata della pace

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — Nuova chiamata del Papa a difesa della famiglia in occasione, ieri, della Giornata della pace e scambio di saluti e di messaggi con il presidente Giorgio Napolitano, che in risposta all'appello papale sulla famiglia «principale agenzia di pace» ha ricordato in un messaggio — indirizzato a Benedetto XVI — che la «rilevanza » della famiglia è «pienamente riconosciuta» dalla Costituzione italiana.
Il presidente della Repubblica aveva rivolto un saluto al Papa nel messaggio del 31 sera, auspicando che la collaborazione tra Stato e Chiesa sia accompagnata da «un misurato e schietto confronto tra l'Italia e la Santa Sede, com'è nei voti — ne sono certo — del Pontefice Benedetto XVI».
Il Papa ha ricambiato il saluto ieri al momento dell'«angelus », ringraziando il presidente della Repubblica Napolitano per le parole che gli aveva rivolto: «Ricambio ben volentieri il suo augurio formulando ogni migliore auspicio per la sua alta missione e per la concordia e la prosperità dell'amato popolo italiano ».
Questa è stata l'affermazione più importante venuta dal Papa durante la celebrazione in San Pietro per la Giornata della pace, giunta alla quarantesima edizione (la prima fu indetta da Paolo VI nel 1968): «La famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, è culla della vita e dell'amore e la prima e insostituibile educatrice alla pace».
Parlando all'«angelus» dalla finestra dello studio, Benedetto XVI ha affermato che «chi anche inconsapevolmente osteggia l'istituto familiare rende fragile la pace nell'intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale agenzia di pace».
Così ha spiegato l'aiuto della famiglia alla pace: «Lo stesso amore che costruisce e tiene unita la famiglia, cellula vitale della società, favorisce l'instaurarsi tra i popoli della terra di quei rapporti di solidarietà e di collaborazione che si addicono a membri dell'unica famiglia umana».
«Famiglia umana comunità di pace» era il titolo del «messaggio» che il Papa aveva inviato a metà dicembre ai capi di Stato e di governo di tutto il mondo in vista della Giornata di ieri. E ieri il Quirinale ha pubblicato il messaggio di risposta del presidente Napolitano: la famiglia «è da sempre al centro della sensibilità del popolo italiano» mentre la politica estera italiana mira a servire «l'Uomo, la sua dignità, il suo diritto a esistere e coesistere » e tende a ottenere questo obiettivo «attraverso la valorizzazione della società naturale costituita dalla famiglia, cui Ella si riferisce e la cui rilevanza è pienamente riconosciuta in Italia dalla Costituzione repubblicana». L'affermazione di una «profonda e sentita adesione» al messaggio papale è anche contenuta in una lettera di risposta del ministro degli Esteri Massimo D'Alema inviata al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano.
Ad ascoltare il Papa nella piazza di San Pietro ieri a mezzogiorno c'erano 60 mila persone e tra esse i ventimila partecipanti al corteo di pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Il Papa ha benedetto la «fiaccola della pace» che un maratoneta porterà in Terra Santa per iniziativa del «Centro sportivo italiano».

© Copyright Corriere della sera, 2 gennaio 2008


Il caso Russo Spena, di Rifondazione: dal Quirinale avrei voluto un richiamo alla laicità dello Stato

D'Alema, adesione all'appello di Ratzinger

Ma nell'Unione scoppia la polemica. Bindi con il Pontefice, no di Boselli

Gianna Fregonara

ROMA — Se per Benedetto XVI la famiglia è la «principale agenzia di pace», per Massimo D'Alema la famiglia è innanzitutto «insostituibile». Così scrive il ministro degli Esteri nel rituale messaggio di auguri al segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone: «Esprimo profonda e sentita adesione» al discorso del Papa in occasione della Giornata della pace. Un tema, quello della famiglia scelto dal Pontefice per il messaggio pastorale per il 2008, «particolarmente propizio», secondo D'Alema.
L'elogio della famiglia da parte del vicepremier non è una novità. Proprio qualche settimana fa, intervenendo in una scuola romana, D'Alema aveva parlato del matrimonio, rispondendo ad una domanda sui gay: «Non sono favorevole al matrimonio tra omosessuali — ma lo Stato deve riconoscere loro diritti civili e sociali — perché il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia, per la Costituzione.
E, per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento».
Le parole del vicepremier e soprattutto la sua «adesione» all'insostituibilità della famiglia come «principale agenzia di pace», in un tempo in cui «la globalizzazione ha pervaso la società», fanno discutere la maggioranza. Se Rosy Bindi, ministro cattolico della Famiglia, non può che essere entusiasta delle parole del Pontefice, che considera un «messaggio aperto alla speranza e alla vita, una verità alla portata di tutti», perplesso è il socialista Enrico Boselli: «È vero che la famiglia è il nucleo fondamentale della società, ma la famiglia è cambiata in questi anni e non è solo quella fondata sul matrimonio: in Italia ci sono un milione di famiglie fondate non sul matrimonio ma sul rispetto e sull'amore». Insomma: «Quello che vale per il Vaticano non può valere per uno Stato laico». E proprio a questo proposito al leader socialista non è piaciuto il fatto che nel discorso di Capodanno, «molto positivo e bello», il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non abbia fatto «un accenno deciso di difesa dello Stato laico dall'offensiva integralista».
Anche Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato, si sarebbe aspettato un richiamo più forte sia da Napolitano che da D'Alema sulla laicità dello Stato: «D'Alema avrebbe dovuto nel suo messaggio tener conto anche del fatto che i cattolici democratici in Italia sono laici». Quanto all'elogio della famiglia, nulla da dire: «Non è più — spiega Russo Spena — questione di negare il ruolo della famiglia come è avvenuto in passato».
Piacciono invece sia a Marina Sereni, vicecapogruppo del Pd alla Camera, che a Peppino Caldarola le parole di D'Alema: «La famiglia non è solo un tema religioso. È giusto promuoverla come luogo della solidarietà e della crescita sociale — argomenta Sereni —. Il punto è che non bisogna mettere in discussione i diritti individuali. Quando si parla di famiglia, si intende il modo di stare insieme degli italiani, matrimoni o no. Non siamo troppo sospettosi sulle parole». Altro discorso invece sarà la capacità del Parlamento «di legiferare e tutelare anche altri tipi di convivenza». «Ma in questo contesto non c'entra, siamo su un altro livello — insiste Caldarola —. Ed è evidente a tutti che non c'è parita concettuale tra famiglia e altri modelli di convivenza. Non possiamo accettare che una minoranza laicista pretenda di imporre il suo modello alla maggioranza degli italiani». Parole che fanno sussultare il radicale Guido Viale, che invece accusa il Papa di aver «chiamato la famiglia alla guerra, stabilendo un collegamento improprio con la pace per negare i diritti», intesi quelli di chi non si vuol sposare o dei gay. «Ormai la politica italiana si è clericalizzata — attacca infatti Franco Grillini, presidente onorario dell'Arcigay —. L'Italia è un Paese clericale senza religione, succube del Vaticano, da Napolitano in giù».

© Copyright Corriere della sera, 2 gennaio 2008

:-))
Ma per piacere!
R.


Dietro le quinte

La mossa del Colle: con la Santa Sede confronti bilaterali

ROMA — «Un misurato e schietto confronto tra Italia e Santa Sede».
Lo sollecita il presidente della Repubblica in un passaggio del discorso di Capodanno che dedica ai sessant' anni della Costituzione, ai suoi «princìpi e valori morali » e a certi «indirizzi non abbastanza perseguiti e tradotti in atto». Tra questi indirizzi mette appunto pure quelli regolati dagli articoli 7 e 8 della Carta, dove si fissano i cardini per le corrette relazioni tra le due sponde del Tevere (in primis, «la garanzia della libertà religiosa, di reciproca indipendenza e collaborazione» tra lo Stato laico e la capitale della cristianità). Rapporti non sempre facili e distesi, come dimostra l'incrociarsi di certe intermittenti interferenze e pressioni. L'ultima delle quali, che a quanto pare ha colpito Napolitano, è l'intervista recriminatoria verso il partito democratico del segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone.
E' uno schema vecchio, che il presidente suggerisce di correggere alla luce del sole. Trovando cioè modi e strumenti, ad esempio un foro dove convocare confronti bilaterali «misurati e schietti», appunto, affinché i rapporti si sviluppino alla luce del sole anziché «mandarsele a dire » in sedi più o meno improprie.
Un altro indizio di attenzione ai rapporti con Oltretevere viene dal messaggio che Napolitano ha inviato ieri al pontefice Benedetto XVI, in occasione della Giornata mondiale della Pace. Un messaggio in cui il capo dello Stato assicura che questo tema «è da sempre al centro della sensibilità del popolo italiano», aggiungendo che l'Italia riconosce «pienamente » nella Costituzione il valore della «società naturale costituita dalla famiglia», così come indicato dalla Santa Sede.
M. Br.

© Copyright Corriere della sera, 2 gennaio 2008

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