7 ottobre 2008

Card. Kasper: "Con ebrei Pio XII ha fatto il possibile. La beatificazione? Una causa interna della Chiesa cattolica"


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Vaticano. Card. Kasper: Con ebrei Pio XII ha fatto il possibile

La beatificazione? Una causa interna della Chiesa cattolica

Città del Vaticano, 7 ott. (Apcom)

Papa Pio XII "ha fatto il suo possibile" per salvare gli ebrei dall'Olocausto: è la puntualizzazione del cardinal Walter Kasper, responsabile della Santa Sede per i rapporti con l'ebraismo, dopo le critiche formulate nei confronti di Pacelli dal rabbino di Haifa, intervenuto ieri al Sinodo dei vescovi in corso al Vaticano.

"Io sono convinto che Papa Pio XII ha fatto il suo possibile in queste circostanze molto difficili per salvare gli ebrei", ha detto Kasper, a margine del Sinodo, interpellato da un gruppo di giornalisti per un commento.
"Si può discutere se una parola profetica pronunciata in quell'occasione avrebbe danneggiato o aiutato gli ebrei: io penso che il Papa abbia fatto il suo possibile".

Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità dei cristiani ha poi così commentato le proteste del mondo ebraico sul processo di canonizzazione di Pio XII: "La beatificazione è una causa interna della Chiesa cattolica".

Durante il Sinodo, giovedì prossimo, Benedetto XVII presiederà la messa per i 50 anni della morte di Papa Pacelli. "Il Sinodo non farà la beatificazione", ha precisato Kasper a commento delle parole del rabbino di Haifa. Quanto ai problemi sollevati dal mondo ebraico sulla beatificazione di Pacelli, Kasper ha affermato che è necessario un serio esame storico dei fatti. "Ci sono state molte ricerche storiche serie che mostrano che Pio XII ha fatto il suo possibile, ha affermato il porporato.

Apcom

Perfetta la puntualizzazione...
R.

LA CHIESA RISPONDE AL RABBINO COHEN: SOLO FALSITA' SU PIO XII

Pio XII "ha fatto il suo possibile in circostanze molto difficili per salvare gli ebrei". Lo ha precisato oggi il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unita' dei Cristiani, all'indomani delle accuse rivolte a Papa Pacelli dal rabbino di Haifa, Shear-Yashuv Cohen. "Si puo' discutere se una parola profetica pronunciata in quell'occasione avrebbe danneggiato o aiutato gli ebrei: io penso che il Papa abbia fatto il suo possibile", ha detto ai giornalisti sottolineando che "ci sono state molte ricerche storiche serie che mostrano questo". "Nonostante le falsita' che sono state diffuse, e in questo il mondo mediatico ha delle responsabilita' enormi, ormai grazie a Dio e' piu' che evidente ed accettato da tutti coloro che vogliono accettare e che non vogliono rimanere nel buio, che Pio XII piu' di qualunque altra autorita' si e' dato da fare indefessamente per salvare la vita del piu' grande numero possibile di perseguitati, in modo particolare degli ebrei, e cio' non solo a Roma, ma in tutti i territori occupati dai nazisti", ha chiarito da parte sua il gesuita padre Paolo Molinari, postulatore della causa di beatificazione di Pio XII. "E' chiaramente provato come egli abbia agito: con saggezza e responsabile prudenza, avvalendosi delle nunziature, dei vescovi, dei sacerdoti, dei laici, dei conventi, dei monasteri, per dare asilo e mantenere in vita migliaia e migliaia di persone", ha spiegato ai microfoni della Radio Vaticana osservando che "durante tutto lo svolgimento del conflitto, Pio XII si occupo' in ogni modo per lenire le sofferenze causate dalla guerra ed essere vicino in una varieta' di modi a chi ne soffriva le conseguenze".

Agi

7 commenti:

Luisa ha detto...

Quanto non mi piace questa espressione :"ha fatto il suo possibile"!
Soggetta a tante interpretazioni, e non tutte certamente in favore di Pio XII.
Amici, io sono stufa che ebrei o protestanti o musulmani ci vengano a dire ch cosa dobbiamo o non dobbiamo fare. STUFA!
La Chiesa cattolica è la sola ad essere il bersaglio, di queste critiche o consigli non richiesti.
Se sono questi i benefici del dialogo inter-religioso, dove una sola delle parti fa concessioni , io dubiterei della sua efficacità, se non del suo interesse.

Luisa ha detto...

A dire il vero che io sia stufa o meno non cambierà nulla al corso della storia, sentivo solo il bisogno di dirlo!

euge ha detto...

Cara Luisa davanti a certi episodi come quello sgradevolissimo ed ingiustificato che si è verificato all'apertura del sinodo sono d'accordo con te e forse in fondo, mi sento di manifestare i tuoi stessi sentimenti.
Forse, possiamo anche ritenere che il dialogo inter-religioso non sia necessario ma, a pensarci bene nel momento storico che viviano lo è.
E' chiaro che quando si parla di sinodo ciòè di camminare insieme come lo ha definito Papa Benedetto XVI, devono essere superati le incomprensioni e tutto ciò che ha portato a divisioni ideologiche o religiose; il dialogo con i musulmani basato in passato su basi poco credibili e solide, è divunuto reale dialogo solo dopo Ratisbona anche se c'è ancora tanta strada da fare. L'episodio a cui abbiamo assistito e le dichiarazioni fatte proprio all'apertura del sinido, fanna pensare che qualcuno il dialogo vero non lo vuole come non vuole che la chiesa prenda le sue decisioni senza condizionamenti. Si cerca ancora di scambiare il dialogo e la collaborazione con qualcosa di non chiaro in cui ci si sente in dovere di riprendere il Papa, di metterlo in imbarazzo con un comportamento meschino e quanto mai falso; tenendo conto che è stato Papa Benedetto per primo, ad invitare proprio per un cammino insieme, membri di religioni diverse.
Forse ci vorrebbe più umiltà ed un cuore più aperto a condividere l'amore di DIO che non all'odio ed al rancore personale.

Luisa ha detto...

Dobbiamo cara Euge, prima di imparare a camminare insieme a ebrei, musulmani o protestanti imparare a camminare insieme fra di noi cattolici, c`è una tale confusione, nella Barca di Pietro, confusione e divisione.
È anche per questo che non capisco la presenza di invitati non cattolici, come non capisco la presenza della stampa, quale confdenzialità può esserci se un vescovo sa che le sue parole saranno portate fuori subito, pubblicate sui media, troverei molto più logico che queste reunioni si svolgessero a porte chiuse, nella più stretta confidenzialità.
C`è sempre tempo in seguito di pubblicare gli interventi.

euge ha detto...

Io credo personalmente che proprio confrontandosi anche con tante realtà diverse, si possa anche arrivare a capire dove si sbaglia tra di noi. Che ci sia confusione e divisione all'interno della Barca di Pietro è evidente a tutti ed i tentativi di Benedetto XVI di tenerla insieme, sono vere acrobazie.
Peraltro, leggendo certe dichiarazioni, mi accorgo che le divisioni ci sono proprio la dove non dovrebbero esserci cioè nel comunicare e difendere il messaggio e la dottrina cristiana che si vorrebbero modernizzare da parte di taluni a tutti costi pur di racimolare qualche fedele in più; l'altro punto grave di divisione è e rimane l'obbedienza al Papa che non è da confondersi con la diversità di vedute ; è chiaro, peraltro che la Chiesa essendo fatta da uomini, è formata da tanti cervelli e tanti modi diversi di vedere le cose ma, al di là di tutto questo, l'obbedienza al Vicario di cristo, deve essere fuori discussione.
Detto questo, non mi sento assolutamente di " criticare" al Papa il fatto di aver aperto le porte del sinodo ad esponenti di religioni diverse; semmai, cara luisa, credo che proprio da alcuni di loro in segno di rispetto e di volontà ripeto di camminare insieme, mi sarei aspettata rispetto e collaborazione; di certo non avrei usato il sinodo, per manifestare vecchi rancori non ancora del tutto sopiti ( evidentemente non si è fatto abbastanza in passato per questo ) e tantomeno mi sarei sognata se fossi stata al loro posto, di usare il sinodo, per attaccare un paese nella sua condotta anche se molto discutibile.
Riguardo alla presenza della stampa, forse hai ragione tu; ma, rifletti un attimo: se la stampa non avesse avuto libero accesso, e se il sinodo si fosse svolto a porte chiuse, quali fantasmagoriche teorie avrebbero partorito certe redazioni. La Chiesa non ha nulla da nascondere neanche a certa stampa.

Luisa ha detto...

Personalmente mi sentirei molto meno libera nell`espressione delle mie opinioni o preoccupazioni se sapessi che i miei propositi saranno subito portati al di fuori dell`Aula del Sinodo, per me questa presenza della stampa può solo diluire il clima di confidenzialità, è introdurre un elemento che non mi sembra utile.
Insomma si discute di argomenti delicati si parla di situzioni difficili all` interno dell aChiesa, è veramente utile di dirlo urbi et orbi, subito e con la dovuta e immancabile interpretazione?
Vi sono dei casi in cui la confidenzialità, la riserva, le discussioni a porte chiuse, sono preferibili all`immediatezza dell`informazione.
Non vedo perchè chi è al di fuopri della Chiesa cattolica debba esser informato sulla situazione interna alla Chiesa cattolica, situazione spesso confusa e complessa, descritta dai vescovi presenti al Sinodo.
O allora mi si dica che il Sinodo è un congresso, un convegno, semi-aperto al pubblico.

brustef1 ha detto...

Pio XII aveva un grandissimo difetto: era anticomunista in anni in cui il comunismo era un pericolo reale e incombente, perseguitava la Chiesa costringendola al silenzio e massacrava vescovi e sacerdoti. Gli eredi del comunismo e coloro che hanno ancora il coraggio di dirsi comunisti sono responsabili di un linciaggio sistematico nei confronti di Pacelli che dura da decenni, contro l'evidenza e le infinite testimonianze di quanto egli fece per salvare gli ebrei. Dunque la questione è soltanto ideologica, il Papa lo sa e procederà senza tentennamenti sulla strada della beatificazione. Secondo la logica degli accusatori, bisognerebbe allora condannare Paolo VI, il cardinale Casaroli e i fautori della ostpolitik degli anni '60 e '70 per connivenza con il comunismo e per complicità nell'assassinio di migliaia di religiosi e di fedeli nei Paesi dell'est, dove -è bene ricordarlo- questo avvenne sistematicamente per oltre 70 anni