7 ottobre 2008

Il Papa: «I soldi sono niente, solo la Parola di Dio resta» (Mazza)


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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

OMELIE, DISCORSI E MEDITAZIONI IN OCCASIONE DEL SINODO DEI VESCOVI 2008

LA CHIESA E IL DENARO

«I soldi sono niente, solo la Parola di Dio resta»

Il Papa: lo vediamo nel crollo delle grandi banche. Successo e carriera? Rischio di illusioni
«Chi costruisce solo sulle cose visibili rischia di perdere tutto Sembrano problemi importanti, in realtà sono di second’ordine»

DA ROMA

SALVATORE MAZZA

Se davvero «vogliamo essere reali­sti », la «vera realtà» su cui «dob­biamo proprio contare» è «la Pa­rola di Dio». È necessario, insomma, «cambiare la nostra idea che la mate­ria, le cose solide, da toccare, sarebbe­ro la realtà più solida, più sicura». Sba­gliato. E «lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scom­paiono, sono niente. E così tutte que­ste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di se­condo ordine». Sono parole semplici, ma dure, ferme, quelle che Benedetto XVI ha dedicato ieri alla crisi finanziaria che sta attra­versando il mondo industrializzato.
Nella meditazione proposta all’aper­tura della XII Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi dedicata alla Paro­la di Dio, parlando a braccio Papa Rat­zinger ha richiamato l’immagine e­vangelica, dopo il sermone della Mon­tagna, con le «due possibilità di co­struire la casa della propria vita: sulla sabbia e sulla roccia». Sulla sabbia, ha ricordato, edifica «chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul suc­cesso, sulla carriera, sui soldi. Appa­rentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà».
È appunto la lezione che stiamo dram­maticamente prendendo dalla crisi di queste settimane, ha ammonito il Pon­tefice, e «solo la Parola di Dio è fonda­mento di tutta la realtà, è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà». Per questo allora «dobbiamo cambiare il no­stro concetto di realismo. Realista è chi riconosce nel­la Parola di Dio, in questa realtà appa­rentemente così debole, il fondamen­to di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che ri­mane in permanenza. E così questi pri­mi versetti del Salmo ci invitano a sco­prire che cosa è la realtà e a trovare in questo modo il fondamento della no­stra vita, come costruire la vita».
Nei termi­ni in cui s’è espresso ieri, il ri­chiamo di Benedetto XVI può suonare i­nedito.
«Nella Chiesa – ha osservato non a caso ieri monsignor Claudio Maria Celli, pre­sidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali – una riflessio­ne su questi campi e appena comin­ciata, non abbiamo su finanza grandi interventi del magistero, c’è qualcosa della conferenza episcopale italiana e di quella tedesca, ma credo che anco­ra si debba fare una analisi più ap­profondita ». Ma se ciò è vero, è anche vero che tut­to il magistero di Benedetto XVI è con­tinuamente attraversato sia, da una parte, da ammonimenti a non farsi in­cantare dalle sirene del potere, del car­rierismo, del successo facile, e sia, dal­­l’altra, dall’esigenza imprescindibile di considerare le ricchezze un bene da condividere.
Esempi dei primo tipo li troviamo so­prattutto nei discorsi ai giovani, da Co­lonia 2005 a Sydney 2008, ma anche ai seminaristi americani lo scorso 19 a­prile, o a quelli romani il 17 febbraio del 2007 («...quanto più ci lasciamo toc­care da questo suo amore... tanto più possiamo capire che sì, ho trovato la vera perla, tutto il resto non conta...»).
Innumerevoli anche gli esempi del se­condo tipo, dall’ultimo Messaggio per la giornata mondiale della pace all’An­gelus del 23 settembre 2007 («...Cristo insegna ai suoi discepoli quale è il mo­do migliore di utilizzare il denaro e le ricchezze materiali, e cioè condivider­li con i poveri...»), dai discorsi alle di­plomazie a quello ai partecipanti alla 34ª Conferenza generale della Fao, il 22 novembre dello stesso anno.

© Copyright Avvenire, 7 ottobre 2008

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