7 ottobre 2008

Il simmetrico sguardo sui giovani dei due ottantenni al Quirinale (Corradi)


Vedi anche:

VISITE DEL SANTO PADRE AL QUIRINALE: LO SPECIALE DEL BLOG

Padre Neuhaus: La presenza al Sinodo del rabbino capo di Haifa segna una tappa molto importante nel dialogo con l’ebraismo. Su Pio XII incomprensioni

Terza giornata di lavori al Sinodo dei vescovi, in Vaticano. Ricevuti da Benedetto XVI i membri delle “United Bible Societes” (Radio Vaticana)

Sinodo dei vescovi, Radio Vaticana intervista il rabbino Cohen ed il cardinale Vanhoye

Il Papa: «I soldi sono niente, solo la Parola di Dio resta» (Mazza)

Aldo Schiavone: "Se il Papa dice: i soldi sono nulla" (Repubblica)

Il Papa nell'aula del Sinodo sullo tsunami finanziario. «Soltanto il Vangelo è fondamento di tutta la realtà» (Accornero)

Andrea Tornielli: "Il rabbino invitato al Sinodo attacca Pio XII". Condivido parola per parola le riflessioni contenute nel post!

«Vi porto la Bibbia». Il Papa apre la maratona tv (Accattoli). Benedetto XVI intenso e umile come un prete alla prima messa (Politi)

La prima volta di un non Cristiano ad un Sinodo. Il rabbino: “No a Pio XII beato” (Galeazzi)

Mazzotta (Bpm) sul richiamo del Papa al Sinodo: "Giusto altolà all’avidità del mercato" (Vecchi)

Visita del Papa al Quirinale, Rosso "malpela" Politi e le strane furbizie di Repubblica

La crisi non spaventa il Papa: i soldi sono niente (Tornielli). Il rabbino Cohen: «Non beatificate Pio XII»

Shear Cohen: "Io, primo rabbino in un Sinodo quanta strada dopo i secoli dell´odio" (Stabile)

Luca Volontè: "E' ora che i parroci diano retta al Papa" (Il Tempo)

Crisi dei mercati: Papa Ratzinger preoccupato per globalizzazione, poveri, disoccupati (Apcom)

Il saluto del card. Levada all'apertura dei lavori del Sinodo: "L'indissolubile unione tra Sacra Scrittura e Tradizione" (Osservatore Romano)

Card. Martino al Tg2: "Enciclica sulla globalizzazione entro dicembre"

Sinodo, la roccia e la sabbia: l'apertura dei lavori con le parole del Papa (Sir)

La prima volta di un rabbino al Sinodo (Osservatore Romano)

Grave atto di scortesia del rabbino di Haifa: parla ai giornalisti e chiede che Pio XII non venga beatificato

Visita del Papa al Quirinale: i commenti di Galeazzi e Sassano

Giovanni Maria Vian: "La meditazione di Benedetto XVI non è astratta o di maniera, ma chiede a ognuno di interrogarsi, con la ragione aperta a Dio"

Prof. Vacca (Presidente Fondazione Gramsci): "Dal Papa un nuovo invito ai laici ad allargare la ragione. Fronte comune per l’emergenza educativa"

Le relazioni introduttive al Sinodo tenute dal cardinale Ouellet e da mons. Eterović (Radio Vaticana)

Esce l'edizione illustrata di "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI: la prefazione di Mons. Ravasi

Il Papa al Sinodo: "Realista è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto" (Meditazione "a braccio" del Santo Padre in apertura dei lavori del Sinodo)

Sinodo, card. Ouellet: "Il Codice da Vinci ha portato confusione ma il libro del Papa su Gesù ristabilito il valore storico dei Vangeli"

SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

OMELIE, DISCORSI E MEDITAZIONI IN OCCASIONE DEL SINODO DEI VESCOVI 2008

DAL VUOTO DELL’ULTIMA GENERAZIONE L’EMERGENZA EDUCATIVA

Il simmetrico sguardo sui giovani dei due ottantenni al Quirinale

MARINA CORRADI

La conver­genza fra il presi­dente della Repubblica e Benedetto XVI, al Quirinale, sulla «emergenza educativa» in Italia è un fatto che non dovrebbe finire dimenticato nella massa delle tante nostre parole quotidiane.
Di fronte a «rischi e fenomeni di oscuramento di valori fondamentali», Napolitano ha riconosciuto una crisi profonda dell’educazione, volutamente adottando l’espressione usata dal Papa e, da anni, dai cattolici. Superare questa emergenza, ha aggiunto, è «comune responsabilità».
Come l’aperto prendere atto, da parte della prima carica della Repubblica, di una crisi che si fa evidente in un ripetersi di fatti di cronaca abnormi e gratuiti. Il pestaggio di un cinese a Tor Bella Monaca da parte di una banda di sedicenni è cronologicamente l’ultimo episodio; ma non appartiene forse alla stessa logica dell’handicappato maltrattato fra i banchi, dei video girati col cellulare mentre gli amici violentano una ragazza, delle aggressioni ai clochard? Qualcosa di anteriore ancora al razzismo si affaccia nell’ultima storia romana: in questo caso, i lineamenti diversi come pretesto, più che come autentica ragione.
Pretesto – nella linea comunque della caccia al diverso, o al debole – per scatenare una violenza radicale, profonda, di cui nemmeno gli autori sono totalmente consapevoli. Così che se poi il giorno dopo gli chiedi: «Perché?», non sanno, o balbettano monosillabi vacui e confusi. Perché?, ci si chiede, davanti a storie di sedicenni “tranquilli” e poi inaspettatamente crudeli senza alcun razionale motivo. E inebetiti padri e madri non capiscono, e sbalorditi chiedono per i loro figli un perdono che si fatica a dare, tanto è gratuito il male fatto.
Come se al fondo di certe nostre cronache ci fossero troppi ragazzi cui non manca niente, ma con il nulla nel cuore; un nulla che facilmente può venire colmato dall’onda di una violenza che non incontra nella coscienza alcuna barriera. È questa l’emergenza educativa che la Chiesa denuncia da anni; educativa e non solo scolastica, o familiare.
Tutto l’insieme dei fattori che trae adulto un ragazzo, compresa la straordinaria influenza dei media, sembra insidiato nella sua capacità di trasmettere ai figli il senso e la bellezza del costruire e del continuare. È la «modernità suicidogena» di cui parlò anni fa Pierpaolo Donati, o la domanda dolente di una poesia di Mario Luzi sui figli: «Che cosa non ricordano, che cosa non sanno?». È importante, quel fare propria la espressione «emergenza educativa» del presidente, e dirla «comune responsabilità». L’ha sottolineato su questo giornale un laico come il presidente della Fondazione Gramsci, Giuseppe Vacca. In seno alla sinistra qualcuno ha reagito positivamente, qualcuno ha subito avanzato dei “distinguo” – temendo che certe convergenze contaminino la purezza della propria laicità.
Ma sarebbe forse il momento di andare oltre, e guardare a certi sedicenni di Tor Bella Monaca o di provincia, e alla povertà di coscienza che esprimono – e che tocca, peraltro, anche non pochi figli di borghesi. Di guardare a questa nuova profonda povertà, smettendo di negarla con un consolatorio “tanti, però, sono bravi ragazzi”. È vero, ma quanti invece sono abbandonati; pieni di “cose”, e eredi di nulla. Al Quirinale due ottantenni provenienti da fronti diversi della storia si sono trovati concordi nel dire che a molti figli qualcosa di fondamentale manca. Oltre le barricate e i paletti fra laici e credenti, varrebbe la pena di rilevare questa simmetria di sguardo su un vuoto che lambisce una generazione. Oltre le cronache eclatanti, spesso, certo, bravi figli, che non fanno nulla di male. Ma che dei loro diciott’anni sembrano non sapere, in realtà, che cosa fare, e che possono cadere vittima di un istante di assoluta noia esistenziale: avendo perso, in una trasmissione spezzata, la memoria di un senso – buono – del vivere.

© Copyright Avvenire, 7 ottobre 2008

Nessun commento: