7 ottobre 2008
«Vi porto la Bibbia». Il Papa apre la maratona tv (Accattoli). Benedetto XVI intenso e umile come un prete alla prima messa (Politi)
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A corto di argomenti, Politi se la prende con la mantellina e la stola del Papa, Vescovo di Roma e Primate d'Italia!
SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG
OMELIE, DISCORSI E MEDITAZIONI IN OCCASIONE DEL SINODO DEI VESCOVI 2008
Chiesa e media Il testo di 73 libri, per un totale di 1.141 brani e 800 mila parole, impegnerà per sette giorni 1.250 lettori. Iniziato il Sinodo
«Vi porto la Bibbia». Il Papa apre la maratona tv
Benedetto XVI legge la Genesi dopo «Domenica in». Via alla diretta più lunga
Tra i lettori più noti Fiorello, Alemanno, Sgarbi e gli ex presidenti della Repubblica Scalfaro e Ciampi
Luigi Accattoli
CITTÀ DEL VATICANO — Papa Benedetto un anno e mezzo fa aveva pubblicato un libro su Gesù precisando che non era un atto di magistero e ieri ha letto per televisione un capitolo della Bibbia e non era un atto di culto: per diffondere il «verbo» il papa teologo compie gesti che i papi di un tempo non avrebbero azzardato.
Ieri alle 19 è stato il primo di 1.250 lettori che proclameranno l'intera Scrittura in una settimana, in diretta Rai.
«Libro della Genesi. In principio Dio creò il cielo e la terra »: è stato questo l'avvio del brano letto dal papa per sette minuti. Si è trattato di una lettura registrata mentre gli altri leggono «in diretta» nella Basilica romana di Santa Croce.
Il papa avrebbe voluto leggere in diretta dal Vaticano ma gli è stato impedito dalla coincidenza di orario con un incontro di lavoro con la «presidenza » del Sinodo dei vescovi sulla «Parola di Dio», che aveva aperto in mattinata nella Basilica di San Paolo fuori le mura.
La ragione della sua partecipazione al programma Rai l'aveva detta all'«angelus»: «La Parola di Dio potrà così entrare nelle case come un seme che, se bene accolto, non mancherà di portare frutto».
Dopo Benedetto il primo ad andare al leggio è stato Hilarion, del patriarcato di Mosca. Il secondo Domenico Maselli presidente della Federazione delle Chiese evangeliche, terzo Roberto Benigni. Quarta una famiglia: si sono alternati il papà, la mamma e due ragazzi adolescenti.
«Rai 1» ha dato in diretta la prima ora di questa maratona che è stata denominata «La Bibbia giorno e notte» e trasmetterà, sabato pomeriggio, l'ultima ora. Le altre 137 ore saranno date da «Rai Educational ». L'ideatore del programma è Giuseppe De Carli di «Rai Vaticano».
Ha aperto il papa e chiuderà il cardinale Bertone (andando al leggio dopo Milly Carlucci) ma la folla dei lettori è cosmopolita — viene da 50 Paesi — e interconfessionale: una ventina di ortodossi, una trentina di protestanti, diciassette ebrei e sei musulmani, politici, gente dello spettacolo e dello sport. Ci sono sconosciuti e nomi noti: da Andreotti a Fiorello, al sindaco Alemanno, ai ministri Bondi, Sacconi e Gelmini, a Maria Pia Fanfani e Vittorio Sgarbi, agli ex presidenti della Repubblica Cossiga, Scalfaro, Ciampi. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha rinunciato a essere il secondo dei lettori, dopo il papa, considerando l'iniziativa troppo cattolica, ma ha comunque incoraggiato la partecipazione a titolo personale di singoli ebrei.
«La Bibbia è una fonte viva, leggerla e basta non aiuta» è la critica dell'iniziativa da parte di Moni Ovadia, ebreo e uomo di spettacolo. Per Gian Maria Vian, invece, lo spettacolo si addice alla Bibbia: «Dalle sacre rappresentazioni è nato il teatro occidentale».
© Copyright Corriere della sera, 6 ottobre 2008
"In principio era il verbo" con il Papa e Benigni parte la maratona della Bibbia
Al via la lettura record: 7 giorni e sei notti in diretta tv
Religiosi, politici, attori e gente comune: in totale si alterneranno 1250 persone
MARCO POLITI
ROMA - La Bibbia ha spalancato le porte degli italiani. È entrata, attraverso lo schermo tv, come un ospite venuto da lontano e ha portato milioni di spettatori nel flusso antico della narrazione con le voci - le prime - di papa Ratzinger, del vescovo ortodosso Ilarion, del protestante Domenico Maselli, di Roberto Benigni e di una famiglia, che rappresenta il migliaio di uomini e donne della porta accanto desiderosi di misurarsi con la grande avventura che abbraccia Creazione e Apocalisse. Il racconto non si fermerà per sette giorni e sei notti fino all´11 ottobre quando il cardinale Bertone leggerà l´ultimo versetto.
Una maratona di immagini, emozioni, simboli e riflessioni che Joseph Ratzinger ha iniziato con intensità e umiltà, quasi fosse un giovane prete alla prima messa.
Si è avvicinato silenzioso al leggio della sua cappella, ha aperto il Libro e con voce chiara ha scandito quel «In principio», che ha segnato e continua a segnare la storia mondiale. Serio, gli occhiali inforcati, ha evocato la storia di un Dio che forgia l´uomo «a sua immagine somiglianza», coronamento del creato, e non perché faccia da schiavo e servitore alle varie divinità, come avviene nei miti di fondazione mesopotamici. «E vide che era cosa molto buona», ha concluso il pontefice, togliendosi gli occhiali e sedendosi lentamente sul suo seggio.
L´intervento era registrato. Da quel momento l´annuncio è continuato dalla basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Dentro, una platea quasi attonita, tante facce diverse, anche una madre con il poppante in braccio, fuori una folla ancora più grande, gli occhi fissi su un teleschermo nella piazza segnata da bracieri.
L´inviato del patriarcato di Mosca Ilarion, giovane e severo nella sua tonaca nera, legge con inflessioni dolci di russo il mito dell´Eden. Maselli, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche italiane, rievoca il drammatico dialogo tra la Donna e il Serpente che porta alla consumazione del frutto proibito dell´Albero del Bene e del Male e si conclude con la punizione suprema: l´introduzione della morte per gli esseri umani. «Polvere sei e in polvere ritornerai». Bocelli, in uno stacco, canta uno splendido inno di Bach.
Squarci letterari grandiosi come lo spirito divino (femminile in ebraico!) che sorvola le acque primordiali del Caos o i passi gravi di Jahwè che Adamo ed Eva ascoltano d´improvviso nel giardino, correndo a nascondersi, o come l´urlo a Dio della terra bagnata dal sangue di Abele. Racconti fondanti dell´immaginario, dell´arte, della religione, della cultura occidentale che il novanta per cento degli italiani ignora (ed è una cifra ottimista), perché tredici anni di insegnamento religioso nelle scuole pro capite - un´ora ogni santa settimana - non riescono a dare uno straccio di istruzione biblica.
Merito di Giuseppe De Carli avere ideato l´evento che alla fine coinvolgerà milleduecentocinquanta lettori, ed essere riuscito, insieme ad Elena Balestra, a mettere in moto una macchina che per qualche giorni offre l´immagine di una Rai felicemente diversa. Un applauso soffocato saluta l´apparire di Benigni. È il quarto lettore. Non bisognerebbe applaudire, ma troppo forte è la simpatia che evoca il suo viso arguto. L´abito scuro, la camicia sbottonata, le mani che si agitano incessantemente, pare un cantastorie e solo lui, partendo da Abele e Caino fino ad approdare a Noè, riesce a dare vita alle genealogie un po´ aride degli Antenati che vivono fino a novecento anni. Ma Benigni ce la fa. Immerge l´uditorio in un mondo di favole remote in cui c´è spazio per i primi suonatori di cetra, la terribile sete di vendetta di Lamech, i matrimoni tra i Figli di Dio e le Figlie degli uomini.
Poi è la volta di una famiglia - padre, madre, due ragazzi - che trasportano l´uditorio nello scenario del Diluvio, dell´Arca, dell´approdo finale sui monti di Ararat. I quattro sono l´avanguardia del fenomeno più bello di questa impresa. Oltre un migliaio di persone uscite dal quotidiano, che hanno chiesto alla Rai di prendere parte alla maratona. E se ne sono presentati centinaia più di quanti erano necessari per terminare l´opera.
Sono loro che insieme al cardinale Dziwisz, ad Andreotti, a malati, carcerati, non vedenti, rom, celebrità, sconosciuti, sei musulmani e diciassette ebrei da ieri sera faranno scorrere ininterrotta la Parola. Leggono sicuri, meno emozionati del direttore dell´Osservatore Romano Vian. Contenti di essersi riappropriati di un testo sacro e di un capolavoro.
© Copyright Repubblica, 6 ottobre 2008
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