6 ottobre 2008

I due Colli mai così vicini: unità di intenti fra il Papa e Napolitano (Acquaviva)


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I DUE COLLI MAI COSÌ VICINI

IL COMMENTO

Giorgio Acquaviva

— ROMA —

USANO la stessa espressione — «emergenza educativa» — per dare voce alla comune preoccupazione nei confronti di una sempre più temuta deriva dei valori fondamentali della convivenza civile, in particolare in Italia.
Il presidente Napolitano e papa Benedetto XVI, pur nella diversità di formazione culturale e intellettuale, stanno affinando la sintonia sull’analisi del difficile presente e delle incerte prospettive future del Paese.
Lo nota subito il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, il quale nel commento scritto a caldo sottolinea come «i due colli del Quirinale e del Vaticano non soltanto si guardano con amicizia ma esprimono, nei simboli e nei fatti, una collaborazione crescente, a favore del bene di tutti e della dignità di ogni persona umana. In Italia e nel contesto europeo, ma secondo una dinamica esemplare anche per altri Paesi». In effetti il Capo dello Stato italiano non ha avuto difficoltà ad ammettere che lavorare per il superamento di quell’emergenza è «comune responsabilità», che occorre una «operosa convergenza di sforzi» al fine di suscitare «una grande ripresa di tensione ideale e morale». Napolitano ha in mente le preoccupanti manifestazioni, qui da noi, di «disprezzo e discriminazione razziale» nei confronti degli immigrati, ma anche la «corrosiva caduta dell’etica nell’economia e nella politica» a livello globale. In quest’ottica il concetto di laicità dello Stato va allargato, fino ad accogliere il «riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso», attraverso il metodo del dialogo. Al centro sta «il rispetto della dignità umana in tutte le sue forme e in tutti i suoi luoghi». Miele per le orecchie di Papa Ratzinger, che va predicando in giro per il mondo proprio questi concetti, denunciando la situazione emergenziale. Lo ha fatto negli Stati Uniti, lo ha fatto alla Giornata mondiale della Gioventù di Sidney, lo ha fatto nella laica Francia e con i vescovi italiani.
E lo ha ripetuto ieri al Quirinale, quando ha definito l’educazione «chiave indispensabile per consentire (ai giovani) l’accesso a un futuro ispirato ai perenni valori dell’umanesimo cristiano». Spiegando poi che non di ottica clericale di parte si tratta, ma dell’«apprendimento della libertà autentica, presupposto necessario per un positivo servizio al bene comune», dove solidarietà e legalità vengano coniugati assieme.

© Copyright Il Resto del Carlino, 5 ottobre 2008

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