5 ottobre 2008
Il biblista Maggioni: «Le nostre comunità seguano i lavori del Sinodo e ne accolgano le risoluzioni» (Muolo)
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IL PAPA APRE IL SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO
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INSIEME A PIETRO
«La Bibbia sia l’anima della vita pastorale»
Maggioni: «Le nostre comunità seguano i lavori del Sinodo e ne accolgano le risoluzioni»
DA ROMA MIMMO MUOLO
«Questo Sinodo giunge quanto mai opportuno ». Servirà, infatti, a «rilanciare l’ascolto della Parola di Dio e farne l’anima della pastorale». È la convinzione che, nel giorno in cui si apre l’assise dei vescovi convocata dal Papa, esprime don Bruno Maggioni, uno dei biblisti italiani più noti e apprezzati, docente di Sacra Scrittura nel Seminario di Como e in passato anche alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.
Don Maggioni, come biblista e pastore, lei che cosa si aspetta dal Sinodo?
Mi aspetto che il lavoro dei Padri sinodali e del Papa ci faccia gustare sempre più la Bibbia come fonte da cui discendono le scelte pastorali. Una prospettiva che già la Dei Verbum indicava chiaramente, ma che non è stata ancora realizzata a pieno nelle nostre comunità ecclesiali. Per questo dico che il Sinodo giunge al momento opportuno. Così come, del resto, una grande spinta sta venendo dalla celebrazione dell’Anno Paolino.
Il Sinodo sulla Parola di Dio giunge a più di 40 anni dalla chiusura del Concilio. Vogliamo fare un bilancio di questo periodo, dal punto di vista biblico?
Sicuramente la situazione rispetto al periodo preconciliare è nettamente migliorata. In questi decenni la Bibbia è tornata nelle mani dei fedeli. Adesso bisogna completare il lavoro facendo sì che sempre più la predicazione, la catechesi, la pastorale vengano ispirate da questa fonte.
Come può il lavoro del Sinodo rifluire nella vita delle comunità parrocchiali e diocesane?
Per prima cosa bisogna evitare un rischio latente non solo riguardo a questo Sinodo, ma a tutti i Sinodi in generale.
E cioè quello di considerarli una riunione di esperti attorno al Papa e dunque in qualche modo disinteressarsene.
I suoi consigli, dunque?
I miei consigli sono due. Prima di tutto raccomanderei ai parroci, ai catechisti, ai giovani e a tutti quelli che lo vogliono di sintonizzarsi con i lavori del Sinodo. Non è difficile seguirli, i mass media, specie quelli di matrice cattolica, pubblicano ampi resoconti. Poi, una volta terminata l’Assemblea, cercare di metterne in pratica le risoluzioni, soprattutto a partire da una realtà fondamentale: la fiducia nella Parola di Dio, che è veramente efficace.
In questi anni si sono moltiplicate le esperienze e i gruppi biblici, soprattutto nella forma della «Lectio divina ». Bisogna continuare su questa strada o occorre fare qualcos’altro?
La Lectio divina, quando è fatta bene, è senz’altro un bel modo di approcciarsi allo studio e all’ascolto della Parola di Dio. Ma non deve essere l’unico, e soprattutto non deve diventare una sorta di cenacolo di pochi eletti. Io credo che questo Sinodo ci stimolerà a rimettere la Sacra Scrittura al centro della vita delle nostre comunità. Dalla Messa (con la proclamazione e la predicazione) alla celebrazione dei sacramenti, alla catechesi. A volte assistiamo a una catechesi scialba, disincarnata, con pochi riferimenti biblici. La mia esperienza mi dice che quando alla gente, anche ai non credenti, si propone la Parola, c’è sempre una scoperta e una sorpresa, perché in quella Parola c’è Dio che parla all’uomo dei problemi dell’uomo.
Qual è il modo più corretto di leggere la Bibbia?
Nella comunità ecclesiale e con la guida di un pastore. Bisogna infatti evitare sia le letture fondamentaliste, sia quelle spiritualiste che non hanno nulla a che fare con la vita delle persone.
© Copyright Avvenire, 5 ottobre 2008
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