20 ottobre 2008

Ratzinger 'prigioniero' del silenzio di Pacelli (Politi)


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Come anticipato ieri, non commentero' ulteriormente la polemica sulla beatificazione di Papa Pacelli.
L'editoriale di Politi conferma, tuttavia, i miei sospetti: si sta utilizzando Pio XII per colpire Benedetto XVI.
E' un gioco ormai palese.
Sara' la storia a giudicare questo atteggiamento da parte dei media, dei politici, dei leader religiosi e di molti cattolici
.
R.

Ratzinger 'prigioniero' del silenzio di Pacelli

MARCO POLITI

CITTA DEL VATICANO

Una targa sbarra la strada al viaggio di Benedetto XVI a Gerusalemme. Una didascalia sotto la foto di Pio XII nel memoriale della Shoah, che lo accusa di avere taciuto sulle persecuzioni naziste. «Quando i resoconti sulle stragi degli ebrei raggiunsero il Vaticano, non reagì con proteste scritte o verbali. Quando gli ebrei vennero deportati da Roma ad Auschwitz, Pio XII non intervenne». Dice padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione, che finchè quella targa rimane, papa Ratzinger non andrà in Israele perché sarebbe uno scandalo per i cattolici. In Vaticano chiedono un gesto che segnali la fine delle ostilità da parte ebraica verso la figura del "Pastore angelico", ma per Israele la ferita rimane aperta. Il silenzio di Pio XII continua ad essere pietra d' inciampo per la beatificazione.
Ma Ratzinger vuole andare avanti. Si spiega così che nello stesso giorno due religiosi, il relatore e il postulatore della causa, aprano il fuoco contro quelle che chiamano le «falsità» lanciate contro papa Pacelli. Dice il relatore padre Gumpel che le accuse sono una «evidente falsificazione storica» e che Benedetto XVI proprio perché «vuole avere buoni rapporti con gli ebrei» sta tenendo in sospeso la causa di beatificazione. Però, soggiunge, Gumpel i rapporti amichevoli si possono costruire «solo se c' è reciprocità». Dunque da parte ebraica e israeliana si faccia un gesto.
«Cosa costa a loro togliere quella didascalia? Finché rimane nel museo di Yad Vashem, Benedetto XVI non si può recare in Israele, che pure è un suo grande desiderio, perché sarebbe uno scandalo per i cattolici». Insomma, gli ebrei facciano un passo, tanto più che papa Ratzinger ha fatto di tutto per migliorare le relazioni con Israele. E' anche la posizione del postulatore della causa padre Paolo Molinari, secondo cui papa Ratzinger «si aspetterebbero qualche gesto, qualche atto concreto». Anche Molinari cita le dieci righe sotto la foto di Pio XII al museo della Yad: «Sono falsità che fanno orrore, loro promettono di cambiare la didascalia ma poi non fanno niente. Una tale animosità negativa non favorisce un buon rapporto». Molinari conferma che per proseguire con la causa di beatificazione papa Ratzinger attende un segno di «ravvedimento» che cancelli la «leggenda nera» su Pio XII. All' origine delle accuse sul silenzio di Pio XII, sostiene il postulatore, ci sono anche ambienti legati al Kgb e sessantottini che non amano Pacelli perché era «contro il nazismo e il comunismo». Ma queste spiegazioni semplicistiche non tengono.
Il grido poetico di Rolf Hochuth, che negli anni Sessanta con la sua opera teatrale aprì la questione, si è trasformato in un discorso storico serio sulla posizione debole assunta da Pio XII, che non volle mai combattere frontalmente e pubblicamente il regime di Hitler. In ogni caso, di fronte alle dichiarazioni di Gumpel e Molinari, la Santa Sede ha assunto una posizione apparentemente distaccata.
La vicenda della targa è per il Vaticano «rilevante». «Sulla didascalia su Pio XII nel museo di Yad Vashem - ha fatto sapere in una nota il portavoce papale Lombardi - già in passato il rappresentante della Santa Sede in Israele ha manifestato obiezioni. E' auspicabile quindi che sia oggetto di una nuova obiettiva e approfondita considerazione da parte dei responsabili del museo». Ciò nonostante, il fatto «non si può considerare come determinante per una decisione su un eventuale viaggio del Santo Padre nella Terra Santa». Il viaggio è nei desideri del Papa, ma per ora non è stato concretamente programmato. Quanto alla causa di beatificazione, prosegue la nota vaticana, Benedetto XVI non ha ancora firmato il decreto sulle «virtù eroiche» di Pacelli. Conclude Lombardi che la vicenda «è oggetto di approfondimento e di riflessione da parte del Santo Padre, e in questa situazione non è opportuno cercare di esercitare su di lui pressioni in un senso o nell' altro». Di fatto papa Ratzinger sta esitando proprio perché teme che la beatificazione possa scatenare forti reazioni anti-vaticane in Israele e negli ambienti ebraici internazionali. Le dure parole pronunciate a Roma recentemente dal rabbino Cohen di Haifa, appartenente peraltro all' ala dialogante dell' ebraismo, sono state un serio segnale.

© Copyright Repubblica, 19 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

6 commenti:

mariateresa ha detto...

Cara amica, buongiorno.
Sì, si sta utilizzando Pio XII per colpire il papa attuale. Ma a dirla tutta, ogni argomento e occasione è buona. Il viaggio a Pompei, i paramenti sacri,gli occhiali, la marca delle scarpe e quando sarà nota la marca del dentifricio anche quella. Vedo stamattina su Repubblica, letta al bar, che si comincia anche a pubblicare interviste di ebrei meno tarantolati, come il rabbino Rosen che dice esplicitamente che chi parla di crisi diplomatica tra Vaticano e Israele, sbaglia. E dice anche altre cose su papa Pio XII, con molto più buon senso di quello che mi sarei aspettata.
E' evidente che Israele cictiene al rapporto con il Vaticano , mentre altri, in primis Repubblica, no.
L'importante per alcuni è comunque sollevare dei casi, dei titoli urlati da trattamento sanitario obbligatoria e via infangando.
Segnalo anche l'intervista, sulla visita a Pompei, a un prete, don Palmese: nonostante gli sforzi del giornalisti per spremergli delle critiche, il prete tiene il punto in modo rispettoso e parla delle parole del papa come "carezza e balsamo".Probabilmente l'hanno pubblicata sperando che il lettore si fermi ai titoli.
Il mio pesce, invece, è già incartato con l'articolo di Politi.

mariateresa ha detto...

scusa se lo metto qui, ma trovo il post di oggi di Tornielli, superbo
http://blog.ilgiornale.it/tornielli
Sa esprimere, come io non saprei, il gioco veramente infantile della stampa.

brustef1 ha detto...

Il "grido poetico" di Hocchut fu notoriamente commissionato dalla Stasi, la famigerata polizia segreta di Berlino Est, di cui il non altrimenti noto commediografo era agente. Se c'è qualcuno che è prigioniero sono i prigionieri di ideologie morte e sepolte che trasformano le menzogne staliniste in "discorso storico serio", poi utilizzato ad arte dai nemici storici o estemporanei della Chiesa.
PS Politi impari a documentarsi, si scrive "Hocchut"

gemma ha detto...

Purtroppo, accanto a chi ha motivazioni sincere, sono tanti quelli che per motivi puramente ideologici usano ancora l'olocausto non per stare veramente dalla parte degli ebrei ma per stare contro altri, Chiesa e Papa fra questi. Alcuni fra gli intellettuali occidentali magari sono anche simpatizzanti di quelli che qualche mese fa bruciavano in piazza le bandiere di Israele. Paradossalmente, più ancora di Pio XII l'obiettivo è Papa Ratzinger e lo stanno aspettando al varco, con titoli ed editoriali già spianati. Per incanto si dimenticherebbero di Pacelli per trovare in lui il principale bersaglio: il papa tedesco ha beatificato il papa simpatizzante dei nazisti.
Forse sarebbe il caso che di tanto in tanto ci si ricordasse anche che la causa è in corso da tanti anni, che è stata avviata, se non sbaglio, da Paolo VI nel 1965, continuata sotto il pontificato di Giovanni Paolo II ma l'unico prigioniero dei "presunti silenzi" evidentemente sarebbe Ratzinger, al quale come sempre si chiede tutto e subito, beatificazione o annullamento.

brustef1 ha detto...

Il comportamento di Pacelli non solo fu ineccepibile e misericordioso di fronte alla tragedia, ma anche coraggioso e rivoluzionario per un'epoca in cui circolavano ancora a livello popolare pregiudizi e motti antisemiti. E non dimentichiamo che lo Stato della Chiesa fu sempre molto tollerante con le comunità israelitiche, come lo fu la Repubblica di Venezia. Il resto è ignoranza e malafede ideologica

euge ha detto...

Cara gemma come sempre come in passato durante il pontificato di Giovanni Paolo II chi era il cattivone???????? l'arcigno prefetto poi, che il Papa firmasse e che scrivessero le Encicliche a quattro mani, questo non conta; il cattivo era sempre e solo uno. La storia continua ancora purtroppo, fantasmi del passato che si ripresentano adesso guarda caso proprio a Benedetto XVI. Si usa come hai detto bene tu, una parte ignobile della storia umana, per dare contro al Papa attuale perchè? perchè qualche ristretto di cervello come io ho sentito dire " E' tedesco" e certo si perchè è una maledizione essere tedeschi è una maledizione essere nati in quel nefasto periodo; un periodo nefasto per tutti per coloro che subivano la dittatura e per coloro che ne pagavano le conseguenze. Di certo, qualcuno Politi in primis non vede l'ora che Benedetto XVI firmi quel documento che poi serve soltanto a mandare avanti la causa una occasione ghiotta per riepire pagine e pagine di Repubblica in primis.
Mi fa schifo questa società che usa ed abusa tragedie umane inaudite, per colpire una sola persona. Quanto odio e quanto veleno deve rinchiudersi in questa gente.