23 gennaio 2008

La Chiesa sopra il 60% la politica è al venti: i commenti di Lucchi (GFK Eurisko) e Pagnoncelli (Ipsos)


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Luca Cordero di Montezemolo: "Un marziano scapperebbe dall’Italia»

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Moratoria sull'aborto e laicità: Don Paolo Padrini intervista Giuliano Ferrara

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Sapienza, rinuncia alla luce dei fatti (Avvenire)

IL PATRIARCA ALESSIO II A 30GIORNI: "BENEDETTO XVI MEDIATORE TRA PLURISECOLARISMO E ESIGENZE ODIERNE"

"Fiacchetti", "Scomuniche", "Voltaire", "Lutti continui", "Benedizioni"...il commento di Antonio Socci

Cini: "Linciati dalla nostra sinistra, era giusto scrivere quella lettera" (Repubblica)

CHI CERCA TROVA: BOOM DI ASCOLTI PER L'ANGELUS DEL PAPA

I suggerimenti del Viminale: il Papa si finga malato (Il Giornale)

Nelle parole del card. Bagnasco preoccupazione per la situazione dell'Italia. La rinuncia del Papa suggerita dalle autorità italiane (Osservatore R.)

Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede! (il discorso che il Papa non pronuncera' alla Sapienza)

Il Papa: "Come professore emerito vi incoraggio tutti, cari universitari, ad essere sempre rispettosi delle opinioni altrui..."

IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG

«La Chiesa sopra il 60% la politica è al venti»

Due autorevoli esperti in sondaggi d’opinione concordano sul calo di popolarità dei consueti punti di riferimento del nostro Paese, ma non sono d’accordo nel coinvolgere la gerarchia religiosa «Parlamento e governo al loro minimo storico»

La fiducia espressa dagli italiani verso la Chiesa cattolica rimane molto alta, come testimoniano i sondaggi condotti da decenni

SONDAGGI E SOCIETÀ

Lucchi/GFK Eurisko

«No alle inchieste spot Bisogna monitorare le tendenze più ampie»

DA MILANO PAOLO VIANA

Basta aprire il giornale, per ca­pire che gli italiani sono in preda ad una crisi di sfiducia. Borsa e pm, Sapienza e carovita: «L’immagine pubblica del governo e quella dell’opposizione sono ai mi­nimi storici, ma se non vogliamo get­tare benzina sul fuoco e conoscere veramente l’opinione degli italiani bisogna monitorarla per 365 giorni all’anno». A consigliarlo è chi lo fa: con 600 ricerche all’anno, un grup­po internazionale alle spalle e 35 an­ni d’esperienza nelle ricerche di mercato, Remo Lucchi è ammini­­stratore delegato di GFK Eurisko, multinazionale e fornitore di multi­nazionali, osservatorio privilegiato per il marketing dei detersivi, ma an­che per quello istituzionale.

La crisi di fiducia degli italiani investe anche la Chiesa?

Non mi sento di condividere il crollo denunciato dall’Eu­rispes. Probabil­mente ha intercetta­to un momento di particolare crisi, ma studiare le speranze, le frustrazioni, le e­sigenze della gente richiede un impe­gno continuo, che possono permetter­si i grandi investitori e che è l’unico a garantire di non confondere le cau­se con i sintomi e di non intercetta­re i momenti 'migliori' o 'peggiori' di una tendenza.

Eurisko studia il rapporto tra i cit­tadini e la Chiesa?

Sì, lo facciamo attraverso dei son­daggi che vengono effettuati in tut­te le settimane dell’anno, escluden­do solo agosto e Natale, che non so­no rappresentativi per ragioni stati­stiche.

Con quali risultati?

La 'curva' della fiducia è una retta costante, non rivela particolari affos­samenti. Il 60% dei cittadini in me­dia ha fiducia nella Chiesa cattolica.

Che cosa significa 'in media'?

Che in novembre era il 57,8% e in al­tri periodi supera il 60. Ci sono o­scillazioni fisiologiche. Chi si fer­masse ai giorni delle polemiche sul­la Sapienza o ad altri momenti a for­te carica emotiva rileverebbe degli scostamenti significativi, ma com­metterebbe un errore di metodo.

Allarghiamo lo sguardo sullo sce­nario italiano. È vera crisi?

Stiamo attraversando una fase di di­sagio, che è il riflesso del progresso culturale del Paese. La maggiore i­struzione della popolazione condu­ce a una maggiore capacità critica: è un processo che si autoalimenta e che rende progressivo l’affranca­mento dalle istituzioni. Si annulla il richiamo dell’appartenenza e cre­sce quello dell’identità, il cittadino­consumatore esige di essere rico­nosciuto per quello che è, un part­ner, mentre le istituzioni, ma anche le aziende private, faticano a tra­sformare la loro offerta in relazione all’evoluzione 'partecipativa' della domanda.

Quindi non abbiamo istituzioni peggiori, ma siamo più esigenti?

È la stessa cosa. Un’offerta che non si adegua alla do­manda è un’offerta peggiore.

Se la cur­va della domanda sale, perché siamo più critici e più esi­genti, e quella del­­l’offerta non si spo­sta, nella percezione del consumatore è l’offerta ad 'allonta­narsi'. Purtroppo, dinanzi a un cittadino sempre più attrezzato a partecipare e a co-deci­dere il proprio destino, l’offerta isti­tuzionale propone vecchie ricette, vecchi metodi, mantiene un’orga­nizzazione verticale. Questo vale per le società private in crisi, che hanno concentrato i propri sforzi sull’otti­mizzazione del profitto senza co­gliere i margini di miglioramento in­siti in un diverso rapporto con il con­sumatore. E questo vale per la poli­tica, che con la personalizzazione nei leader ha compiuto lo stesso per­corso e adesso è in panne.

Quanti italiani si fidano della poli­tica?

Siamo al 20%. Minimo storico. E si tratta di un trend valido per i gover­ni e per le opposizioni. Intercettare questo disagio è un esercizio delica­tissimo: se si fa un solo sondaggio, magari nel giorno in cui un governo cade, si finisce soltanto con il me­scolare veleno a veleno.

© Copyright Avvenire, 23 gennaio 2008

Pagnoncelli/Ipsos

«Oscillazioni normali Un boom con Wojtyla poi visibilità continua»

DA ROMA MIMMO MUOLO

«A noi non risulta un calo così evidente. Tra l’altro, il calo ri­guarda tutte le istituzioni e per la Chiesa cattolica si tratta di un fe­nomeno meno pronunciato che per altre realtà. Inoltre, i dati in no­stro possesso segnalano un livello di fiducia nettamente superiore ri­spetto a quello della ricerca di cui si parla oggi su alcuni giornali». Nando Pagnoncelli commenta co­sì il dato dell’indagine Eurispes se­condo cui la fiducia degli italiani nella Chiesa cattolica sarebbe sce­sa di oltre 10 punti percentuali ri­spetto all’anno scorso. E in questa intervista ad Avvenire l’ammini­stratore delegato di Ipsos e presi­dente dell’Assirm, l’Associazione degli Istituti di ri­cerca, spiega come gli italiani vedono la Chiesa.

La situazione è co­sì negativa come la ricerca dell’Euri­spes lascerebbe presumere?

Assolutamente no.
La Chiesa cattolica gode sempre di molta fiducia da parte dei nostri concittadini, ma per rispondere più compiutamente a questa doman­da bisogna risalire un po’ indietro nel tempo e osservare l’andamen­to degli ultimi due o tre anni.

E che cosa dice questo andamen­to?

Dice ad esempio che la Chiesa cat­tolica ha raggiunto livelli molto al­ti di fiducia in coincidenza con l’ap­pello di papa Wojtyla contro la guerra in Iraq e li ha poi mantenu­ti per la straordinaria testimonian­za di Giovanni Paolo II durante tut­to il periodo della malattia che lo ha portato alla morte. È un feno­meno che si spiega facilmente. In quella occasione, infatti, alla fidu­cia dei cattolici si sono sommate le valutazioni positive di settori tra­dizionalmente lontani dalla Chie­sa cattolica.

E successivamente che cosa è ac­caduto?

Oggi siamo in una situazione di­versa. Intanto non ci sono più gli elementi di emotività che hanno na­turalmente accompagnato quello straordinario periodo. E poi va an­che detto che negli ultimi tempi la Chiesa cattolica è stata molto pre­sente nel dibattito pubblico sui te­mi eticamente sensibili. Pensiamo al referendum sulla legge 40, al Fa­mily day e alle questioni circa l’ap­plicazione della legge 194. È cro­naca di questi giorni, poi, la man­cata visita del Papa all’università La Sapienza.

Lei ritiene che questi eventi ab­biano influito sulla fiducia degli i­taliani nei confronti della Chiesa cattolica?

Si tratta sicuramente di situazioni che generano maggiore polarità. In sostanza, le persone più distanti dall’insegnamento della Chiesa, che si erano avvicinate o in segui­to alle prese di po­sizione sulla guerra in Iraq o perché conquistate dalla sofferenza di Gio­vanni Paolo II, pos­sono essere state indotte a ritirare anche solo parzial­mente la loro fidu­cia. A ogni modo, un calo così accen­tuato non ci risulta.

Quali sono i dati in vostro possesso?

C’è stata sì una lie­ve flessione, più o meno nell’ordi­ne di quattro o cinque punti per­centuali. Ma va anche detto che, per esempio, a settembre la fiducia degli italiani verso la Chiesa catto­lica era intorno al 66 per cento.

Quindi a un livello sensibilmente più alto di quelli della ricerca Eu­rispes.

In effetti è così. Inoltre anche il da­to relativo al calo va esattamente contestualizzato.

Cioè?

C’è un calo generalizzato di fiducia nelle istituzioni, soprattutto quelle politiche e rappresentative. E in un periodo come il nostro, caratteriz­zato da incertezze, confusione, dif­fuso pessimismo, ciò è perfetta­mente comprensibile. Come è comprensibile che questo calo si ri­verberi anche sulla Chiesa cattoli­ca. Ma in maniera molto meno vi­stosa che per altre istituzioni. E questo è certamente interessante.

© Copyright Avvenire, 23 gennaio 2008

Saro' chiara e politicamente scorretta: e' chiaro che quando la Chiesa predica contro la guerra, ogni guerra, diventa popolare anche in quei settori che non si riconoscono nella fede cattolica.
Quando Papa Wojtyla ha parlato di indulto al Parlamento italiano, tutti i politici si sono trovati d'accordo e non hanno pensato di urlare all'ingerenza perche', in quel momento, il pensiero della Chiesa coincideva con le loro convinzioni ed intenzioni (poi messe in atto).
Tuttavia, quando la Chiesa parla di temi etici, si grida all'invadenza, si mettono bavagli e si afferma che la causa di tutti i malanni della povera Italia e' il Vaticano.
Questi giochetti non hanno senso e lasciano del tutto indifferenti coloro che usano il cervello.
Chiaro pero' che chi non si riconosce nella fede cattolica sui temi etici e sulla difesa della vita (parentesi: tutelando la vita, si condanna la guerra) affermi di non avere fiducia nella Chiesa...e' una cosa, direi, matematica!
Mi pare giustissima l'analisi dei due esperti che mette un po' d'ordine nei sondaggi sbandierati in prima pagine e in virtu' dei quali la "gerarchia cattolica dovrebbe stare attenta".


Mi ispiro a quello che ha scritto Ognibene su Avvenire di oggi:

Quasi che il favore delle ricerche di mercato fosse il premio garantito per un’inoffensività silenzio­sa e politicamente cor­retta.

R.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

sai che scoperta visto che wojtyla lasciava che il lavoro duro lo facesse ratzinger.

brustef1 ha detto...

Cito a memoria il senso di un articolo apparso su Libero di ieri e di cui non ricordo purtroppo l'autore (ma posso rintracciarlo): finché la Chiesa "fa colore" con manifestazioni vagamente new age, cori di papaboys e folklore va bene a tutti. Appena un papa "fa il suo mestiere", e cioè tratta di fede, identità e valori i laicisti insorgono...

euge ha detto...

Sono d'accordo con entrambi; è innegabile che nel papato di Giovanni Paolo II, il lavoro più delicato ed anche più esposto alle critiche, alle accuse ed agli attacchi indiscriminati, era quello operato da Ratzinger come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ma, bisogna riconoscere che la grande stima che c'era fra i due, la grande collaborazione, rispetto e fiducia reciproca ha fatto il resto; di fatto, se Giovanni Paolo II non avesse stimato profondamente il Card. Ratzinger, poteva sicuramente rimuoverlo senza tanti complimenti; questo lo dico non per innescare i soliti sterili ed inumani confronti fra i due ma, proprio per cercare di far capire a chi ancora non lo avesse capito, che la stima reciproca era immensa e non credo assolutamente, che di questo clima di ostilità isopportabile, Giovanni Paolo II sarebbe contento anzi.......... Riguardo al mestiere del Papa, quando si toccano i valori non negoziabili, l'identità e la fede senza fronzoli i lacisti insorgono forse perchè hanno il timore che molti comincino a porsi domande usando il cervello ed il cuore del resto, una fede intrisa di fronzoli superficilità è la cosa che amano di più i laicisti visto che non comporta responsabilità, ed impegno. Una bella fede fai da te confezionata sui propri egoismi ed i propri comodi è sinonimo per alcuni, di fede adeguata ai tempi....niente di più falso.

Anonimo ha detto...

Concordo e vorrei aggiungere un'ooservazione che continua a frullarmi in testa, anzi: una domanda: perchè la Chiesa è sempre accusata di ingerenza, mentre atei, anticlericali e quant'altro, si arrogano il diritto di discutere se è giusto che il Papa celebri di spalle, oppure giudicano lo spessore teologico dei suoi discorsi, oppure se è coerente con il Concilio, o, ancora, si stracciano le vesti per difendere i preti che vogliono sposarsi ecc. ecc.? Perchè non sono coerenti e loro per primi non la smettono di occuparsi di materie per le quali hanno così grande ignoranza? Che non li riguardano affatto??? Senza tenere conto poi che la Chiesa non effettua alcuna ingerenza...ma loro sì. Anche giudicare impropriamente è ingerenza. Come se io, che non so nulla di medicina, pretendessi di giudicare le ricette che fa il mio dottore...
Misteri...della fede? No. Dell'ignoranza.