8 agosto 2008

Come sul monte Tabor: l'incontro del Papa con i sacerdoti altoatesini (Argentiero per Sir)


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BENEDETTO XVI - Come sul monte Tabor

L'incontro con i sacerdoti altoatesini

L’eco della Gmg di Sydney, il rapporto tra arte e fede, il senso della sofferenza nella vita di un sacerdote alla luce anche della testimonianza di Giovanni Paolo II, la responsabilità verso il creato, le difficoltà nella pastorale alla luce della crescente carenza di vocazioni e la pastorale dei sacramenti. Sono stati questi i temi attorno ai quali si è articolato il dialogo tra il clero altoatesino e Benedetto XVI, nell’incontro che si è svolto mercoledì 6 agosto nel duomo di Bressanone.

“Riuniti in preghiera”.

Circa quattrocento tra sacerdoti, religiosi, diaconi permanenti e seminaristi non solo della diocesi di Bolzano-Bressanone, ma anche da quelle vicine, hanno partecipato all’incontro a porte chiuse con il Papa, che si è aperto alle 11 con la preghiera cantata dell’Ora Sesta. A riferire dettagliatamente ai giornalisti i contenuti del dialogo intercorso tra il Papa e il clero altoatesino è stato più tardi il direttore della sala stampa vaticana p. Federico Lombardi. Nella festa liturgica della Trasfigurazione, prima di rispondere alle domande dei sacerdoti, il Papa ha detto che essere riuniti, in spirito di preghiera nel duomo brissinese è come essere sul Tabor. “Il Papa – ha riferito p. Lombardi – ha invocato la grazia del Signore affinché i sacerdoti possano portare la luce del Tabor agli altri. Sei i quesiti posti – quattro in lingua tedesca e due in lingua italiana – a cui il Papa ha risposto nelle lingue in cui queste venivano formulate. Dieci minuti per ciascuna domanda, per un’ora di dialogo articolato attorno a vari temi.

Tenere accesa la fiamma della Gmg.

La prima domanda a Benedetto XVI è arrivata da un seminarista, Michael Horrer, che ha partecipato alla Gmg di Sydney e che ha chiesto al Papa come poter portare avanti l’esperienza positiva vissuta in Australia, anche alla luce del tema "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni". “Il Papa ha detto alcune parole sulla bella esperienza della Giornata mondiale della gioventù – ha detto p. Lombardi – notando come il clima in Australia sia diventato sempre più positivo anche tra i giovani verso appuntamenti di questo tipo”. Per continuare a tenere accesa la fiamma della Gmg il Papa ha indicato due strade. La prima è quella del dialogo con Dio, l’ascolto dello Spirito nella propria vita. Ha evocato il fatto che Gesù soffia lo Spirito sugli apostoli dopo la sua risurrezione e ha ricordato l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio, il dialogo con Gesù nella preghiera e attraverso i sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. Il Papa ha invitato i sacerdoti a “strutturare le giornate perché ci siano spazi, luoghi e tempi per l’ascolto dello Spirito, affinché la giornata divenga animata dallo Spirito”, ha ricordato p. Lombardi, aggiungendo che Benedetto XVI ha sottolineato il fatto che, nella vita pratica, l’attenzione verso lo Spirito aiuta a vivacizzare le virtù umane, che vengono assunte nella vita cristiana, e arricchisce la creatività nella vita cristiana.

Arte, annuncio vivo di fede e verità.

Il rapporto tra arte e fede è stato al centro della seconda domanda, posta da p. Willibald Hopfgartner, sacerdote francescano e insegnante a Bolzano. Ricordando come più volte Benedetto XVI si sia soffermato sul rapporto tra ragione e fede, il francescano ha chiesto di approfondire il valore dell’estetica, della bellezza e dell’arte nell’annuncio di Dio e nella vita cristiana. Il Papa ha chiarito la presenza di una duplice dimensione, quella della ragione e quella del cuore, della bellezza, due realtà tra loro complementari. “Ha ricordato per quanto riguarda la ragione e la fede la lettera di san Pietro in cui vi è l’invito a rendere ragione della speranza che è in noi”, ha riferito p. Lombardi. Riflettendo sull’arte cristiana il Papa ha detto che anch’essa è un annuncio vivo della fede vissuta e ha citato la grande arte delle cattedrali gotiche e delle chiese barocche. La bellezza dell’arte si esprime anche attraverso la musica sacra e a questo proposito il Papa ha citato Palestrina, Bach e Mozart, sottolineando che le grandi composizioni che nascono dalla fede sono a suo avviso segni di credibilità della fede cristiana, perché senza un fondamento di verità questa bellezza non potrebbe nascere. “Ha quindi ricordato che la ragione che si chiude in sé è limitata – ha proseguito p. Lombardi - mentre è necessaria una complementarietà tra ragione e cuore, della bellezza e della verità”.

Giovanni Paolo II, gigante della fede.

A formulare la terza domanda è stato don Willi Fusaro, sacerdote di 42enne che combatte da anni contro la distrofia muscolare. Tema del quesito è stato il senso della sofferenza nella vita di un sacerdote, ma anche del cristiano, anche alla luce della testimonianza di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI, parlando del suo predecessore, ha sottolineato come il pontificato di Papa Wojtyla si divida sostanzialmente in due parti. La prima parte è quella in cui “Giovanni Paolo II, come gigante della fede – queste le parole del Papa – ha aperto strade nuove alla fede portandone l’annuncio fino ai confini del mondo e ha fatto cadere mura tra due mondi con la forza della sua fede”. Anche l’ultima parte del pontificato è secondo Benedetto XVI ugualmente importante per la testimonianza umile nel portare la croce. Umiltà e pazienza esercitate quotidianamente sperimentando la sua crescente incapacità di usare la parola, lui che dell’uso della parola era un “maestro”. “Questa seconda parte del pontificato mostra la verità profonda delle parole del Signore sulla croce – ha riferito p. Lombardi – che la passione, accettata nell’amore, è una forza redentrice non meno potente dei grandi atti della prima parte del pontificato”. Il Papa ha ricordato come anche nella vita di Gesù ci siano questi due aspetti attraverso i quali ci ha mostrato chi è Dio. Benedetto XVI, nel sottolineare come quello odierno sia un mondo incentrato sull’attivismo, il culto del giovane e del bello, ha rivolto l’invito a credere nel valore della sofferenza. “La presenza dell’amore di Cristo nella sofferenza – ha spiegato p. Lombardi – è passaggio fondamentale nella vita del cristiano”.

Responsabili verso la creazione.

“Esiste una complementarietà tra l’insegnamento sulla creazione e quello sulla redenzione”. Lo ha detto Benedetto XVI, rispondendo alla quarta domanda, formulata dal teologo moralista don Karl Golser, che dell’allora card. Ratzinger, tra il 1981 e il 1982 fu collaboratore alla Congregazione per la dottrina della fede. La risposta a don Golser, che chiedeva come sviluppare, come cristiani, la responsabilità verso il creato, è iniziata con una battuta. “Lei può rispondere molto meglio di me a questa domanda”, ha detto il Papa al teologo altoatesino. “Ci sono stati tempi – ha ammesso Benedetto XVI – in cui abbiamo lasciato in ombra l’insegnamento sul Dio creatore mentre dobbiamo collegarlo meglio con quello sulla salvezza”. Il Papa ha rimarcato tuttavia come la Chiesa abbia sempre avvertito la sua responsabilità verso la creazione. “Se viene negato Dio – si entra in un mondo che si riduce alla materia: allora viene a mancare anche il fondamento per costruire una responsabilità dell’uomo di fronte a Dio, alla creazione e al suo uso. Nel mondo chiuso nel materialismo l’arbitrio dell’uomo sulle creature è più ampio”. Il Papa ha inoltre esortato tutti ad uno stile di vita quotidiana più rispettosa della creazione.

Le difficoltà di essere “pastori”.

Le difficoltà crescenti nel ministero sacerdotale, anche dovuti alla diminuzione del numero dei sacerdoti, alla luce degli interrogativi sul celibato del clero, sui ministeri della donna della Chiesa, sulla valorizzazione dei carismi, e il fare comunità tra sacerdoti sono stati al centro della quinta domanda, rivolta al Papa dal decano di Castelrotto, don Franz Pixner. Nel prendere la parola, Benedetto XVI ha sottolineato come in un unico interrogativo siano state poste tutte le grandi domande della pastorale della Chiesa oggi. Data la vastità dell’argomento, Benedetto XVI ha risposto a qualche punto. “A tutte queste domande dobbiamo cercare insieme nel dialogo le soluzioni nella Chiesa – ha detto il Papa -. Ci sono i vescovi, i sinodi dei vescovi, ed è un processo di ricerca continua il trovare una risposta a questi quesiti”. Due i temi su cui si è soffermato in particolare il Papa. Da un lato l’insostituibilità del sacerdote nella vita della Chiesa, ricordando la necessità di guardare al sacerdote come uomo scelto per il servizio di Dio, una scelta non per isolarlo, ma per metterlo al servizio degli altri nella comunità della Chiesa. Il Papa ha ricordato come anche nell’Eucaristia vive la dimensione dell’essere per gli altri come Gesù. Ha inoltre spronato i sacerdoti a individuare bene le priorità nella loro vita, dando spazio a Dio nella preghiera. Benedetto XVI ha inoltre invitato i sacerdoti all’umiltà, nel saper accettare che molte cose che la gente si aspettano da loro sul piano operativo non sono in grado di farle. Da qui l’invito a imparare a delegare, essere capaci di non tenere per sé i compiti e distribuirli anche agli altri. Ha inoltre insisto sul fatto che i sacerdoti sappiano essere una vera comunità, capace di aiutarsi e sostenersi, come le note che formano l’armonia nella musica. “Il primato (petrino) non è una monarchia assoluta, ma un servizio per la Chiesa e per gli altri”, ha concluso il Papa.

Sacramenti ai bambini.

L’ultimo dei sei quesiti, formulato da don Paolo Rizzi è stato dedicato al tema dei sacramenti. Il parroco bolzanino chiedeva con quanta larghezza i sacerdoti possano amministrare i sacramenti della prima comunione e della cresima anche a persone e ragazzi non pienamente consapevoli di questo passaggio spirituale. “Non posso dare una riposta infallibile”, si è schernito il Papa. “Quando ero più giovane – ha raccontato – ero più severo e pensavo che, trattandosi di sacramenti della fede, fosse più problematico amministrarli con troppa larghezza. Col tempo ho capito che bisogna seguire la via del Signore, aperto alla misericordia che accoglie anche coloro che hanno un barlume di fede. Se possiamo vedere anche una piccola fiamma di desiderio di comunione nella Chiesa, c’è motivo di andare in quella direzione”. Il Papa ha inoltre spronato i sacerdoti ad aiutare i genitori a comprendere l’importanza del cammino cristiano dei loro figli, affinché li accompagnino nella loro crescita di fede. Interrogato sul punto dai giornalisti, p. Lombardi ha precisato che il Papa non ha fatto alcun riferimento alla questione della comunione per i divorziati risposati, anche perché la domanda riguardava l’amministrazione dei sacramenti ai bambini e ragazzi.

a cura di Irente Argentiero - corrispondente SIR da Bressanone

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