7 agosto 2008
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Papa Ratzinger risponde ai sacerdoti
Andrea Tomasi
BRESSANONE
Ambiente, celibato, solitudine dei preti, rapporto con la malattia, indulgenza o severità verso i cattolici non praticanti. Su questi argomenti il Papa si è confrontato ieri con il clero altoatesino. Fra i sacerdoti che ieri hanno partecipato al «question time» (un botta e risposta con il capo della Chiesa) c'erano anche don Antonio Sebastiani, delegato per l'ecumenismo dell'arcidiocesi di Trento, e don Remo Vanzetta, parroco di Pergine.
A porte chiuse
Nel duomo di Bressanone, il pontefice ha incontrato circa 400 sacerdoti e religiosi. Un'ora e mezza di domande e risposte (due terzi delle quali in tedesco) su temi teologici e di attualità. Sei, in tutto, i quesiti posti. Gli interrogativi naturalmente sono stati riassunti, visto che nei giorni scorsi la segreteria del vescovo Egger ne aveva raccolti a centinaia. Risposte di dieci minuti circa. Il tutto si è svolto a porte chiuse.
Ambiente
Don Karl Gorser, professore di teologia morale e canonico del duomo di Bressanone, ha chiesto lumi sul rapporto Chiesa-ambiente.
«Ci sono stati tempi in cui anche la Chiesa ha forse lasciato un po' in ombra il discorso sull'ambiente», ha detto Benedetto XVI, il quale ha tuttavia respinto l'accusa al cristianesimo di mancanza di sensibilità ecologica. Ha anzi puntato il dito contro il materialismo moderno, che rischia di compromettere il futuro del pianeta.
Totalmente infondate, a suo avviso, le teorie secondo cui sarebbe stata proprio la cultura giudaico-cristiana, con il suo accento sulla centralità dell'uomo, a innescare lo sfruttamento e il degrado ambientale. «Se viene negato Dio, si entra in un mondo che si riduce alla materia. Allora viene a mancare anche il fondamento per costruire una responsabilità dell'uomo di fronte a Dio, alla creazione e al suo uso».
Sacramenti
Don Paolo Rizzi, parroco a Bolzano, lo ha interrogato sul problema dei cattolici non praticanti. Dopo la somministrazione di comunione e cresima, i ragazzi si allontanano. Che fare? «Non posso dare una risposta infallibile. Quando ero più giovane ero più rigido e pensavo che, trattandosi di sacramenti della fede, fosse più problematico amministrarli con troppa larghezza. Col tempo ho capito che bisogna seguire la via del Signore, aperto alla misericordia che accoglie anche coloro che hanno un barlume di fede. Se possiamo vedere anche una piccola fiamma di desiderio di comunione nella Chiesa, c'è motivo di andare in quella direzione».
Padre Federico Lombardi, responsabile dei rapporti con la stampa, ha fatto sapere che il Papa non ha fatto alcun riferimento alla questione della comunione per i divorziati che, in base alle norme della Chiesa, non possono ricevere l'ostia consacrata.
Celibato dei preti
Il decano di Castelrotto, don Franz Pixner, ha chiesto di affrontare temi come la solitudine, il celibato dei preti, il ruolo delle donne nella Chiesa e le difficoltà della comunità dei sacerdoti. «Posso solo dare dei suggerimenti - ha detto il Papa - non delle risposte. Sarebbe opportuno cercarle assieme le risposte. Per quanto riguarda il sovraccarico di lavoro dei sacerdoti, suggerisco che ognuno dedichi almeno un'ora al giorno al rapporto diretto con Dio». Ha invitato a curare i rapporti con i confratelli: «Oggi abbiamo tanti mezzi di comunicazione». Per quanto riguarda il celibato, il Papa ha invitato a coglierne il senso più bello: «Con il celibato si dimostra che la nostra vita è totalmente dedicata a Dio e ai fratelli».
L'esempio di Wojtyla
Don Willi Fusaro, cappellano cooperatore del Corpus Domini - ammalato dal 1981, anno della sua ordinazione sacerdotale - ha chiesto un ricordo dell'ultimo periodo di Giovanni Paolo II. «Il suo pontificato - ha detto Ratzinger - è fatto di due momenti. Nel primo periodo, con grande energia, ha aperto nuove strade nel mondo: lo spazio dato ai movimenti, le aperture nel campo dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. Il secondo momento è quello della malattia. Con la vita ha insegnato la teologia della croce. Al centro c'è questo mistero di potere vivere assieme a Cristo il dolore, la sofferenza, l'inabilità».
Il messaggio di Sydney
Il seminarista Michael Horrer ha voluto approfondire il tema della Gmg di Sydney: la forza dello Spirito Santo. «Se non si vive il rapporto con la parola di Dio - ha dichiarato il pontefice - non si può comunicare alcunché. La fede aiuta a orientare la vita, attraverso il dialogo con Dio e l'ascolto dello Spirito».
Arte e fede
Il francescano Willibald Hopfgartner gli ha chiesto del rapporto tra arte e fede. Il pontefice, ricordando le parole di San Pietro, ha ricordato che l'arte è annuncio vivo della fede vissuta». Ha fatto l'esempio delle cattedrali gotiche, di Bach e Mozart. «Senza fondamenti di verità, questa bellezza non potrebbe nascere».
© Copyright L'Adige, 7 agosto 2008
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