7 agosto 2008
Radio vaticana e web, felicemente sposi. Quanto al CTV... (Magister)
Vedi anche:
Oies: la folla in attesa fino dalle 10 per poter vedere il Papa. Padre Irsara: «Badia, vissuta una giornata storica»
Il Papa apre sui sacramenti: «Prima ero più rigido» (Corriere Canadese)
Ritratto inedito di Paolo VI oltre gli stereotipi mediatici (Renzo Allegri)
Gmg: Giovani “infiammati” dal Papa. Don Andrea racconta le forti emozioni vissute da uno dei gruppi canadesi
Papa, l'abbraccio della Badia. Visita al paese di Freinademetz: «La Cina si apra al Vangelo» (Vezzosi)
Corradino Mineo "esilarante"! Legge un'ultimora: fermati in Cina attivisti usa contro l'aborto forzato e si chiede che cosa significhi!
La visita del Papa in Val Badia: la gioia di Don Irsara ed il cesto di funghi...
Il Papa: La Cina si apra al Vangelo. L'analisi di Marco Politi
Benedetto manda da Oies un messaggio alla Cina (Rizza)
Benedetto XVI: in vacanza lavora al libro su Gesù: servizio di Radio Vaticana/CTV
Paolo VI, oblio non meritato (Sandri)
L'incontro di Benedetto XVI con il clero di Bolzano-Bressanone: "Il sacerdote dinanzi a sfide sempre nuove" (Osservatore Romano)
Visita in Val Badia e incontro con il clero: galleria fotografica di "Alto Adige"
Il messaggio del Papa: "Dai ladini per Pechino. La Cina di Freinademetz. E di Benedetto" (Valente)
Oies, Le voci e le storie del popolo di Benedetto. Che dice: «Grazie della vostra pazienza» (Alto Adige)
L’appello del Papa: la Cina si apra al Vangelo (Pinna)
Il «Credo» di Paolo VI, un dono da riscoprire: la professione di fede «dimenticata»: una bussola nelle «inquietudini» postconciliari (Inos Biffi)
Il gioioso incontro del Papa con i sacerdoti nel Duomo di Bressanone. Intervista a Padre Lombardi (Radio Vaticana)
Il Papa: "Da giovane ero piu' rigido sui sacramenti, ma col tempo ho capito che bisogna seguire l'esempio del Signore"
Il Papa ad Oies, in Val Badia: "E' importante che la Cina si apra al Vangelo" (Parole del Santo Padre a Oies, in Val Badia, luogo natale di San Giuseppe Freinademetz, missionario Verbita in Cina, 5 agosto 2008)
Cittadinanza onoraria di Bressanone a Benedetto XVI: la motivazione
Intervista a Vian su Paolo VI ed il Concilio: "Montini non volle essere nient'altro che un testimone di Cristo" (Il Sussidiario)
Gli incontri con il Santo Padre: l'emozione di Don Carlo Milesi e della tredicenne Johanna (Alto Adige)
Paolo VI, il grande mediatore. L'omaggio di Benedetto XVI: "Seppe governare il Concilio" (Valli)
Il 6 agosto 1978 moriva Paolo VI: raccolta di articoli e commenti
IL PAPA A BRESSANONE: TUTTI I VIDEO E LE FOTO
IL PAPA IN ALTO ADIGE: LO SPECIALE DEL BLOG
Radio vaticana e web, felicemente sposi
Da quando si è congiunta a internet, la radio del papa ha allargato in modo impressionante il suo raggio d'azione. È diventata un fenomeno multimediale unico al mondo, in 45 lingue e 13 alfabeti. Al quale si aggiunge un centro di produzione tv
di Sandro Magister
ROMA, 7 agosto 2008
Stando al rendiconto annuale che la Santa Sede fornisce sulle proprie entrate ed uscite, la Radio vaticana costa un’occhio della testa. Nel 2007 il passivo è stato all'incirca di 12 milioni di euro.
Ma ai vertici della Chiesa sono arciconvinti che si tratta di soldi benissimo spesi. Perché non c’è niente che eguagli la Radio vaticana per ampiezza di diffusione delle notizie e degli eventi cattolici. Senza questa sua radio la Chiesa si ritroverebbe imbavagliata e muta.
Va detto però che la Radio vaticana non è più quella eroica di una volta, la radio prediletta dai capi della resistenza antitedesca, la radio ad onde corte captata in segreto al di là della cortina di ferro. In un mondo divenuto sempre più globale, ha fatto senza clamori la sua rivoluzione telematica. Si è sposata al web e ormai non c’è angolo remoto del pianeta dove in un modo o nell’altro non arrivi, negli idiomi più impensati. Fra i suoi 400 dipendenti le nazionalità sono 60. Le lingue utilizzate regolarmente sono 45. Basta questo per caratterizzarla come un caso unico al mondo.
I suoi primordi risalgono al 1931. Pio XI chiamò a realizzarla Guglielmo Marconi e ne affidò la direzione ai gesuiti. Appartiene alla Compagnia di Gesù anche l’attuale direttore, Federico Lombardi, che è al tempo stesso direttore del Centro televisivo vaticano e della sala stampa della Santa Sede.
Ma questo accentramento è più apparente che reale. I media di proprietà della Santa Sede, compreso “L’osservatore Romano”, non rispondono a un unico comando. Ciascuno vive di una logica propria, con un diverso grado di ufficialità.
La Radio vaticana, ad esempio, ha poco di ufficiale. Il suo compito è di diffondere, amplificare, commentare. Non è centralizzata nemmeno al suo interno. Le sue trasmissioni in più lingue non traducono uno stesso testo uguale per tutti. Ogni redazione linguistica ha una sua autonomia e produce programmi misurati sulla propria platea di ascoltatori.
Inoltre, solo in parte la Radio vaticana è ascoltata direttamente. In un gran numero di casi i suoi servizi sono ritrasmessi da radio cattoliche locali all’interno dei rispettivi programmi. Sono più di un migliaio, in tutto il mondo, le radio che fanno da ponte e questo ha aumentato verticalmente gli ascolti. In spagnolo, in portoghese, in polacco, le trasmissioni della Radio vaticana arrivano ormai a molti milioni di uomini. Ad ascoltarla non sono soltanto i cattolici. Nelle lingue slave sono parecchi gli ascoltatori di religione ortodossa. Ma questo vale a maggior ragione per le trasmissioni in lingua araba, o indiana, o cinese.
In Cina, in India, in Vietnam, come anche in molti paesi africani, le trasmissioni in onde corte conservano la loro insostituibile efficacia. Ma la vera novità della Radio vaticana è il suo ricorso ai satelliti e ad internet. Uno apre il sito www.radiovaticana.org e può accedere a 38 sezioni in altrettante lingue e 13 alfabeti, dove non solo può ascoltare in diretta o riascoltare “on demand” tutte le trasmissioni che vuole, ma trova una grande quantità di testi scritti, di foto, di video.
Grazie a questo sito web la Radio vaticana funziona anche come un’agenzia di informazione, che in alcuni paesi totalizza accessi impensati: ad esempio in Giappone, dove la sua pagina web è la più frequentata in assoluto per le ricerche sul Vaticano.
Difficile trovare un sito più multilingue di questo. Oltre che nell’alfabeto latino, ha sezioni in cirillico, in cinese, in giapponese, in arabo. Per l’India le sezioni sono tre, con le rispettive scritture in hindi, tamil e malayalam (in quest’ultima lingua è stata inauguratada poche settimane anche un’edizione locale de “L’Osservatore Romano”, con una tiratura di 30 mila copie). Poi ci sono l’urdu e il vietnamita. E sono quasi pronte nuove pagine in coreano, etiopico ed armeno.
Il tutto senza un briciolo di pubblicità. Gli unici introiti sono la cessione dei diritti di ritrasmettere i servizi: introiti comunque modesti perché alle molte radio locali dei paesi poveri la cessione dei diritti è gratuita. Perché la logica che presiede alla Radio vaticana è proprio quella di far arrivare la voce della Chiesa sino ai confini del mondo, pagando i costi necessari. L’integrazione col web ha aperto nuove possibilità, poiché consente con poco aggravio di spesa di aprire nuove pagine anche nelle lingue per le quali la trasmissione radio sarebbe troppo impegnativa e costosa.
In più, la Radio vaticana funziona anche come archivio sonoro della voce dei papi. Non c’è discorso dei successori di Pietro che non sia stato registrato e conservato. Ai suoi uomini fanno ricorso la segreteria di stato e il corpo diplomatico vaticano ogni volta che hanno bisogno di interpreti e traduttori fidati.
L’equilibrio e la misura sono altre due virtù che contraddistinguono la Radio vaticana. Nello stile non ha nulla di battagliero; niente di paragonabile con una Radio Maria o, in Spagna, una Radio Cope. Durante le guerre nei Balcani o in Africa i suoi redattori appartenevano a parti l’una contro l’altra armata, ma i resoconti erano esemplari per imparzialità. Il gesuita padre Lombardi, il direttore, celebre per l’abilità di smussare e sopire, va fiero anche di questo.
E questo è il CTV
A differenza della radio, il Vaticano non ha una propria emittente televisiva. Ha però un centro di produzione che fornisce alle televisioni di tutto il mondo le dirette degli eventi papali, più uno sterminato archivio di riprese registrate.
Con soli nove tecnici a tempo pieno e un paio di registi, il Centro Televisivo Vaticano ha l’esclusiva delle riprese nel territorio pontificio e nelle altre zone extraterritoriali come Castel Gandolfo. Anche quando il papa è in trasferta il CTV lo segue. Nelle cerimonie maggiori a Roma e in Italia esso opera in coproduzione con la tv di stato italiana, la RAI, e all’estero con le tv del luogo.
A Sydney, ad esempio, erano della tv australiana le riprese del viaggio papale, in particolare quelle magnifiche della Via Crucis. Il CTV paga questi apporti esterni in natura: offre in cambio le immagini esclusive che i suoi cameramen riprendono seguendo passo passo il papa al di fuori degli eventi pubblici.
Quando sullo schermo compare la sigla CTV, è segno che le riprese sono del centro vaticano. Chi le ritrasmette le paga: a prezzo di mercato le aziende maggiori come la RAI, la CNN, la Reuters, a prezzi ridotti le tv minori e a prezzo zero le emittenti cattoliche del Terzo Mondo. Il risultato finale è che il CTV chiude i conti in pareggio o con un piccolo attivo, nel 2007 poco meno di mezzo milione di euro.
Dirige il CTV il gesuita Federico Lombardi, che è anche il direttore della Radio Vaticana. In molti casi tv e radio si integrano: la prima fornisce le immagini col rispettivo sonoro, la seconda il commento in più lingue. E c’è chi compra il pacchetto completo. Ad esempio, EWTN, il colosso radiotelevisivo fondato in Alabama da madre Angelica, acquista e ritrasmette le dirette del CTV con i commenti della Radio vaticana, nelle quattro lingue del suo pubblico internazionale.
Altre volte, invece, il commento è curato dalla tv che ritrasmette il servizio. Per la RAI è la regola, con risultati che però fanno spesso rizzare i capelli ai dirigenti vaticani.
Monsignor Piero Marini, per più di vent’anni regista delle liturgie papali, una volta non si tenne più e dalle pagine della “Civiltà Cattolica” elevò una fiera protesta contro la “sciatteria” e le “chiacchiere gettate là alla rinfusa” dei commentatori della RAI, grazie ai quali la trasmissione “è ridotta alla stregua di un programma di intrattenimento che si colloca parassitariamente a ridosso di un evento liturgico presieduto dal pontefice”.
Ma anche quando a curare il commento è una tv come Sat 2000, di proprietà della conferenza episcopale italiana, l’imperizia può ugualmente far danni. La Via Crucis di Sydney insegna. A vederla era un capolavoro di rappresentazione scenica, con una regia televisiva semplicemente superba. Ma per chi in più la ascoltava su Sat 2000, il commento era puro disturbo, un’offesa alle immagini.
Il peggio avviene – denunciò ancora Marini – quando anche le telecamere “girovagano senza meta, sospese a mezz’aria”.
È il rischio temuto in Vaticano quando la RAI si accolla le riprese. Se il regista prescelto è Marco Aleotti, focolarino, nei sacri palazzi tirano un sospiro di sollievo. Altrimenti, alzano gli occhi al cielo.
© Copyright www.chiesa consultabile anche qui.
Consentitemi di ringraziare, in questa sede, di tutto cuore la Radio Vaticana per il magnifico servizio che ci offre quotidianamente.
E' una miniera di informazioni ed un esempio di professionalita'.
Un ringraziamento anche al CTV anche se dobbiamo ammettere che il girovagare delle telecamere, purtroppo, non e' una prerogativa Rai.
Comunque, senza questo servizio, sarebbe impossibile seguire le dirette con il Santo Padre e, quindi, la gratitudine e' il minimo che possiamo esprimere.
R.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento