19 agosto 2008

Vaticano: "Non usare ebraico 'YHWH' in preghiere cattoliche"


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Chiesa/ Vaticano: Non usare ebraico 'YHWH' in preghiere cattoliche

Lettera della Congregazione per il culto agli episcopati

Roma, 19 ago. (Apcom)

Il nome ebraico di Dio, 'YHWH', non può essere utilizzata nelle preghiere e nelle liturgie cattoliche. Lo stabilisce il Vaticano, che, con una "lettera alle Conferenze episcopali sul 'nome di Dio'", sottolinea che questa prassi mal si concilia con la natura divina di Cristo e con la tradizione della Chiesa.

La missiva, inviata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, porta la firma del 29 giugno scorso ed è destinata solo agli episcopati.

Stilato in base ad una "direttiva" del Papa, il documento contesta l'uso del tetragramma biblico o "tetragrammaton" (la sequenza delle quattro lettere ebraiche che compongono il nome proprio di Dio nella Bibbia ebraica) nelle messe cattoliche.

"Per far sì che la Parola di Dio, scritta nei sacri testi, possa essere conservata e trasmessa in modo integrale e fedele, ogni traduzione moderna del libro della Bibbia punta ad essere una trasposizione fedele ed accurata dei testi originali", scrivono il card. Francis Arinze e mons. Albert Malcom Ranjith, prefetto e segretario del dicastero vaticano. "Un tale sforzo letterale richiede che il testo originale possa essere tradotto nel modo più integrale e accurato possibile, senza omissioni o aggiunte per quanto riguarda i contenuti, e senza introdurre glosse esplicative o parafrasi che non appartengono al testo sacro stesso. Per quanto riguarda il nome stesso di Dio, i traduttori devono usare il massimo di fedeltà e rispetto".
"Nonostante questa chiara norma - rileva il Vaticano - in anni recenti ha preso piede la prassi di pronunciare il nome proprio del Dio di Israele, conosciuto come il tetragramma divino". La lettera ricorda diversi passaggi del Nuovo testamento nel quale si mette in luce la natura divina di Gesù Cristo. "Evitare di pronunciare il tetragramma del nome di Dio da parte della Chiesa ha quindi isuoi fondamenti", ne consegue il dicastero vaticano. "A parte i motivi di ordine meramente filologico, c'è anche quello di rimanere fedeli alla tradizione della Chiesa, dall'inizio, di non pronunciare mai il sacro tetragramma nel contesto cristiano e di non tradurlo in una delle lingue nelle quali la Bibbia è stata tradotta". Conclusione: "Nelle celebrazioni liturgiche, nelle canzoni e nelle preghiere il nome di Dio nella forma di tetragramma 'YHWH' non è da usare né da pronunciare" e "per la traduzione del testo biblico in lingue moderne, destinato per l'uso liturgico della Chiesa", il "tetragrammaton" deve essere reso con espressioni come "'Lord', 'Signore', 'Segingeur', 'Herr', 'Senor', etc".

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