19 agosto 2008

Don Savio Hon Tai-Fai: "Alcune riflessioni Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa in Cina" (Osservatore Romano)


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Alcune riflessioni Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa in Cina

di Savio Hon Tai-Fai
Salesiano, membro della Commissione Teologica Internazionale
e docente all'Holy Spirit Seminary College di Hong Kong

Il 29 giugno abbiamo celebrato la festa di san Pietro.
Ancora risuonano le parole dal dialogo tra Gesù e Pietro nel Vangelo. "Voi chi dite che io sia?" chiese Gesù. "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa".
La promessa di Gesù mi ricorda la Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa in Cina, pubblicata un anno fa il 30 giugno 2007. Ho chiesto a varie persone che cosa provassero davanti alla Lettera. Molte di loro non hanno letto l'intero testo. Avevano soltanto una pallida idea dell'appello del Papa alla riconciliazione e all'unità. Di fronte alla mia domanda, si sono spesso rivolte a me con grande interesse chiedendomi di spiegare loro la Lettera.
Un mio amico, Giacomo, era fra di loro. È un cinese da Singapore, che lavora nella Cina Continentale. Per curiosità ha cercato di leggere questa Lettera. Dopo alcune righe si è arreso, ammettendo che essa era incomprensibile. Quelle poche righe erano una citazione della Scrittura (Col 1, 3-5.9-11) con un augurio: "Possiate essere rafforzati". È con queste parole dell'Apostolo Paolo che il Santo Padre ha voluto trasmettere l'espressione della sua vicinanza fraterna. Come Successore di san Pietro, Papa Benedetto vorrebbe nella sua Lettera rafforzare la fede dei cattolici in Cina.
Giacomo è un uomo d'affari di media età, un cattolico non praticante che ha poca conoscenza della Scrittura e nessuna idea della situazione della Chiesa in Cina. Non c'è da stupirsi che egli non potesse comprendere la Lettera. Ma, strano a dirsi, dopo aver ascoltato la mia breve spiegazione, sembrava che avesse un "clic" nella sua mente. Egli percepiva qualcosa di potente e di misterioso dietro la Chiesa in questi anni di agitazione e voleva conseguire quel potere. Infatti ha cominciato a prendere la sua fede più seriamente.
La Lettera del Papa è stata scritta con una fervida fiducia in Gesù Cristo, che è lo stesso "ieri e oggi e sempre". Egli è "la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana". La fede di Pietro era un dono dal Padre celeste, e perciò divenne l'inizio di molti altri doni. In effetti, a Pietro furono anche date le chiavi del Regno dei cieli. "Tutto ciò che legherai sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli".
Saltuariamente ho incontrato alcuni sacerdoti provenienti dalla Cina. La maggior parte di essi era della cosiddetta Chiesa Ufficiale. Ho chiesto loro circa le loro reazioni alla Lettera. Ecco tre cose che ho udito spesso.

Prima di tutto, la Lettera è stata scritta sia con chiarezza sia con carità. È la carità con la quale il Papa sollecita la riconciliazione e il perdono. È la chiarezza con la quale egli mette in chiaro che la Chiesa in Cina dovrebbe essere costruita sulla stessa roccia di Pietro attraverso la comunione dei vescovi con il Papa. Quindi, ogni ordinazione episcopale richiede il mandato apostolico da parte del Papa. È una questione di fede - qualcosa di irrinunciabile -.

In secondo luogo, la Lettera ha toccato il punto cruciale del problema - la causa originaria della rottura dell'unità -.

L'appello alla carità non può ignorare coloro che sono responsabili di tale rottura. Negli anni recenti la Chiesa ha goduto di maggiore libertà religiosa che non in passato, ma rimangono tuttora gravi limitazioni. Tali limitazioni, essendo dannose alla Chiesa e di nessun guadagno per lo Stato, sono del tutto superflue. La Chiesa non ha alcuna intenzione di cambiare la struttura dello Stato. I cattolici sono motivati dalla fede ad essere buoni cittadini e attivi contributori al bene comune. "Vivendo di fede", ha detto un sacerdote, "possiamo promuovere genuinamente l'armonia nella nostra società". A proposito, ""armonia nella società" è diventata uno slogan per l'intera nazione".
In terzo luogo, ai cattolici in Cina è stato chiesto di ignorare la Lettera. La Lettera è stata tolta dai siti web. A sacerdoti o assistenti pastorali è stato raccomandato di non parlare di essa. Tutto questo sforzo, come ironicamente ha fatto osservare un sacerdote, era proprio quanto ci voleva per stimolare l'appetito della gente a ricercarla. C'è stato un altro incidente. Nella Lettera, il Pontefice ha assegnato il 24 maggio (festa di Maria Ausiliatrice) a una Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina. Ogni anno molti pellegrini, organizzati in gruppi, vanno alla Basilica di Sheshan (dedicata a Maria Aiuto dei Cristiani). Per questa occasione il Papa Benedetto XVI ha composto una preghiera a Nostra Signora di Sheshan. Quest'anno, in quel giorno si sono dovuti cancellare molti pellegrinaggi a Sheshan, che si facevano in passato. Soltanto controlli e interferenza sono rimasti all'ordine del giorno.
Quale sarà la prossima mossa della Chiesa? A questa domanda ho visto spesso un sorriso che segnala una specie di "ancora non si sa, ma stiamo a vedere". Il Pontefice stesso è consapevole che la riconciliazione non può essere realizzata dall'oggi al domani. Si richiedono pazienza e preghiere. Naturalmente, nella Lettera ci sono direttive pratiche per la cura pastorale. Ai Vescovi si rammenta il principio della comunione e della cooperazione. In generale, l'unità della Chiesa e il bene spirituale dei fedeli fanno parte di una preoccupazione di primaria importanza. Il Papa Benedetto, inoltre, revoca tutte le facoltà, previamente concesse per far fronte a bisogni particolari. Le facoltà includono la possibilità di permettere ad alcuni Vescovi persino di conferire segretamente l'ordinazione episcopale in casi estremi. L'atto di revocare le facoltà mira ad evitare la confusione e renderebbe la vita della Chiesa più trasparente al pubblico.
Inoltre, la Lettera contiene messaggi per il Governo cinese. Si spera che possano essere presto stabilite le forme concrete di comunicazione e di cooperazione tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare di Cina. Si spera vivamente nella normalizzazione delle relazioni fra entrambe; o, almeno, la Santa Sede, da parte sua, è aperta ai negoziati. Un anno dopo la pubblicazione della Lettera, mentre si avvicina la grandiosa apertura dei Giochi Olimpici, entrambe le parti non sembrano avvicinarsi. I punti morti dei negoziati sono stati riportati dai mezzi di comunicazione sociale molto prima della pubblicazione della Lettera.
È interessante notare che i cosiddetti punti morti sono stati messi ripetutamente in rilievo a partire dalle celebrazioni pubbliche del 50° anniversario della fondazione dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese (apcc) nel luglio 2007. Attualmente ci sono due punti morti secondo l'apcc. Uno è che il Vaticano è il solo Governo in Europa a riconoscere Taiwan. L'altro è che il Papa desidera nominare i vescovi nella Cina Continentale. Quindi, per togliere di mezzo i punti morti, secondo la Cina, il Vaticano dovrebbe interrompere le "relazioni diplomatiche" con Taiwan e rinunciare al desiderio di nominare i vescovi.
Quanto al primo punto morto, la soluzione sembra essere molto più facile. Se si raggiunge un accordo tra la Santa Sede e la Cina, il trasferimento della Nunziatura Apostolica a Pechino può aver luogo in qualsiasi momento. Tuttavia non è facile raggiungere un simile accordo, poiché la nomina dei vescovi da parte del Papa è vista come interferenza negli affari interni della Cina. Ecco perché il Papa nella sua Lettera spiega per esteso che la nomina dei vescovi da parte del Papa è puramente una materia religiosa, e che alla Chiesa cattolica deve essere data la libertà di farlo.
Alcuni sacerdoti cinesi sono andati alle cerimonie del Giubileo d'Oro dell'apcc in una diocesi. Mi hanno detto che i funzionari governativi, nel pronunciare i loro discorsi, hanno assunto un tono molto conciliatorio, ammonendo la gente a lavorare per l'armonia della società. Però il tono dei membri dell'apcc nei loro discorsi appare più aggressivo, persino accusando il Vaticano di interferire negli affari interni. Essi hanno promesso solennemente di aderire all'elezione e ordinazione indipendente dei vescovi e al governo indipendente delle loro Chiese. Un sacerdote, membro influente dell'apcc, s'è fatto sentire durante l'incontro. Mentre - egli ha detto - si dovrebbe dare il giusto riconoscimento a molti meriti dell'apcc, occorre tener presente il fatto che l'unità della Chiesa deve essere mantenuta. A che serve, dopo tutto, se una Chiesa locale viene staccata dal "tronco principale" dell'unità? Il sacerdote ha cercato di insinuare che il "tronco principale" era usato come un'analogia per indicare la comunione con il Successore di Pietro.
La Lettera afferma chiaramente che la divisione nella Chiesa è causata dal di fuori ad opera di taluni "organismi". L'uso anonimo di questa parola è considerato un segnale conciliatorio verso quegli organismi, quale l'apcc, o verso gli istituti che stanno dietro di essi. Alcuni di essi (per esempio qualche associazione patriottica locale al livello provinciale) fanno del bene alla Chiesa, mentre altri fanno del male per corrodere la Chiesa in tutti i sensi.
Poi, la Lettera si oppone con forza ai principi di indipendenza e di autonomia, che sono incompatibili con la dottrina cattolica. E la nota a pie' di pagina n. 36 dice che questi principi sono sostenuti dall'apcc come appare nel terzo articolo dei suoi statuti. Questa è una condanna, senza circostanze attenuanti, sia delle sue linee programmatiche sia delle sue conseguenti operazioni.
Il Santo Padre, naturalmente, suscita la speranza e vuole raggiungere i cuori della gente così che il cambiamento possa aver luogo. Per quanto gravi possano essere le limitazioni della libertà, la gente ha una scelta. In effetti, la fedeltà dei cattolici in Cina "a prezzo di gravi sofferenze" è molto encomiata nella Lettera.
Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e domani. La sua promessa è potente, anche se a volte misteriosamente nascosta. Forse non sappiamo quale sia esattamente la nuova mossa. Lo Spirito Santo certamente sa dove muoversi. La longeva civiltà in Cina è un segno del suo movimento. Il progresso oggigiorno può avere le sue ombre e le sue luci, ma la gente, dietro i suggerimenti dello Spirito Santo, opererà per i valori e la libertà che essa desidera ardentemente nel cuore. Un cattolico non praticante, pur non comprendendo molto la Lettera, comprende il potere misterioso che sta dietro la fede. Le istituzioni o gli organismi non hanno vita in se stessi. Sono le persone che contano. Alla Chiesa, nel suo servizio per l'unità, sono dati due pilastri. Uno è la Carità, l'altro la Verità. La Lettera suona il tono della speranza. È sulla Roccia di Pietro che troviamo scampo dagli "attacchi delle porte degli inferi".

(©L'Osservatore Romano - 20 agosto 2008)

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