19 agosto 2008
Il Papa: "No alla tentazione di nuovi razzismi" (Piccolillo). Il commento di Mons. Maggiolini e l'intervista a Maurizio Lupi (Zuccolini)
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Il Papa: no alla tentazione di nuovi razzismi
L'appello ai fedeli: rispettate il dovere dell'accoglienza, aiutate la società civile a superare l'intolleranza
L'intervento del Pontefice arriva dopo le critiche della Chiesa alle misure sulla sicurezza dell'esecutivo
Virginia Piccolillo
ROMA — Il Papa è preoccupato per «nuove manifestazioni di discriminazioni in diversi Paesi».
E invita tutti a non cedere alle «tentazioni del razzismo » e a «rispettare il dovere dell'accoglienza».
Lo dice chiaramente, prima dell'Angelus, dalla finestra della residenza estiva di Castelgandolfo, a soli tre giorni di distanza dalla bufera scatenata da Famiglia Cristiana che ha bocciato come discriminatorie alcune scelte del governo sull'immigrazione (come la raccolta delle impronte digitali dei bimbi rom) e ha avanzato il «sospetto che stia rinascendo sotto altre forme il fascismo». Parole dalle quali il Vaticano ha subito preso le distanze precisando che il settimanale non esprime la linea della Santa Sede.
Ieri la posizione della Chiesa sull'immigrazione l'ha espressa direttamente Papa Ratzinger. Riprendendo i medesimi temi, ma usando le parole del profeta Isaia, dell'apostolo Paolo e del Vangelo della liturgia di ieri. Sottolineando la «grande responsabilità» dei cattolici chiamati «ad essere casa ospitale per tutti».
Il Pontefice chiede di «aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità dell'essere umano». Ricorda che «una delle grandi conquiste dell'umanità è proprio il superamento del razzismo ». E spazza via ogni alibi: «Purtroppo, però — denuncia — , di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale».
Il Papa ricorda che il dovere dell'accoglienza per il cristiano è parola di Dio. Cita il profeta Isaia («Il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli»). Sottolinea il riferimento «all'universalità della salvezza» fatto da san Paolo affermando di essere apostolo anche dei pagani. E dal Vangelo trae l'episodio «della donna Cananea, una straniera rispetto ai Giudei, esaudita da Gesù per la sua grande fede». Invitando a pregare «perché dovunque cresca il rispetto per ogni persona » e la «consapevolezza che solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera».
Un richiamo che qualcuno ha pensato fosse ispirato all'attualità. Dal Vaticano però precisano: la riflessione sul tema del razzismo e dell'intolleranza deriva da un commento delle letture del Vangelo ed è assolutamente indipendente dalle polemiche politiche. Ma c'è anche chi tiene a far notare la volontà del Papa di chiudere nel modo giusto lo scontro: non condivide itoni usati da Famiglia Cristiana, ma non arretra sui temi dell'immigrazione, dell'accoglienza, del rifiuto di ogni razzismo.
© Copyright Il Corriere della sera, 18 agosto 2008 consultabile online anche qui.
Il vescovo emerito di Como
Maggiolini su Famiglia Cristiana «Inopportuno distribuirla in chiesa»
MILANO
Monsignor Alessandro Maggiolini si schiera contro Famiglia Cristiana. In un commento sulle colonne del Giorno, il vescovo emerito di Como si chiede se sia «opportuno» vendere il settimanale nelle chiese. L'editoriale su governo e fascismo è, per Maggiolini, «uno dei casi di confusione provocato da organi di stampa che si dichiarano cattolici, ma intendono essere autonomi». Il vescovo spiega al Corriere: «La gente semplice va in Chiesa, trova Famiglia Cristiana e non comprende che quelle non sono le posizioni ufficiali della Chiesa. Se fossi un parroco, non lo esporrei». Un'ultima frecciata alla rivista: «Per anni ha sostenuto il dovere della Chiesa di essere lontana dalla politica ora prende posizione in maniera drastica».
E. Bu.
© Copyright Il Corriere della sera, 18 agosto 2008 consultabile online anche qui.
Cattolico al governo «Sulle impronte ai bimbi rom ci sono stati equivoci»
Lupi: io farò un esame di coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca
Roberto Zuccolini
ROMA
«Non bisogna tirare il Papa per la tonaca».
Il forzista Maurizio Lupi non crede che l'Angelus di Benedetto XVI sui «nuovi razzismi» possa essere anche letto come una critica al governo Berlusconi. Cattolico, da sempre vicino a Comunione e Liberazione, vicepresidente della Camera insieme ad altri due cattolici dell'opposizione come Rosy Bindi (Pd) e Rocco Buttiglione (Udc), parla di «strumentalizzazioni che spesso si fanno delle parole del Pontefice». Ma ammette che, quando il governo parlò di impronte ai bambini Rom, ebbe anche lui qualche dubbio, «prima che Maroni chiarisse tutto ».
È vero, Benedetto XVI non cita l'Italia e il suo è un discorso molto più ricco ed ampio, ma non crede che chieda anche ai cattolici del Pdl una seria riflessione?
«Certo, di fronte ai discorsi del Santo Padre, dobbiamo sempre essere coerenti e corretti. E non dobbiamo mai piegarli alle nostre convenienze. Farò la stessa cosa di fronte alle parole pronunciate a questo Angelus ».
Un esame di coscienza?
«Sì. Però stiamo attenti alle strumentalizzazioni: non cominciamo a dire che è una condanna delle recenti misure sulla sicurezza varate dal nostro governo...».
E magari di alcune scelte come quella delle impronte ai bambini Rom?
«Guardi, mi rendo conto che quella decisione possa avere creato alcuni equivoci. Io stesso mi sono posto alcuni dubbi. Ma poi Maroni ha spiegato che non si trattava di razzismo, bensì di un modo per favorire l'identificazione dei bambini».
Forti critiche sono giunte anche da Famiglia Cristiana per non parlare di quelle dell'Europa.
«Non si è capito che certe misure si sono prese per evitare il razzismo potenziale di alcune zone: rafforzare la sicurezza di certi quartieri può evitare reazioni sbagliate dei cittadini».
Insomma, non vede alcuna contraddizione tra l'operato del governo e le parole pronunciate da Benedetto XVI?
«Non colgo particolari critiche al nostro governo. Comunque se Benedetto XVI ci richiama in modo forte al pericolo di nuove forme di razzismo, mi metterò in discussione. Occorre sempre farlo. Con la coscienza però che i discorsi della Chiesa vanno ben oltre il centrodestra e il centrosinistra ».
© Copyright Il Corriere della sera, 18 agosto 2008 consultabile online anche qui.
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