24 ottobre 2008

Pio XII: ministro israeliano attacca, il Vaticano smorza i toni (Accornero)


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Pio XII: ministro israeliano attacca, il Vaticano smorza i toni

dall'inviato

Pier Giuseppe Accornero

Città del Vaticano

«La Santa Sede difende Pio XII e il suo operato» – come ha fatto Papa Benedetto nell'omelia per il 50° della morte di Papa Pacelli (1958-9 ottobre-2008) – «ma non abbiamo interesse a innalzare il livello dello scontro», né ad alimentare altre polemiche con lo Stato d'Israele.
È l'unica reazione verbale, dal tono ultimativo, che si ottiene dalla Sala Stampa vaticana dopo un'altra giornata di polemiche su Pio XII.

Già sabato 18 ottobre la polemica oscurò sui media la visita del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e il suo discorso al Sinodo, «oscuramento» che irritò non poco, vista l'importanza ecumenica dell'evento.

Al ministro israeliano Herzog, contrario alla beatificazione di Pacelli, hanno risposto il postulatore della causa padre Paolo Molinari e, a titolo personale, il cardinale Andrea Lanza Cordero di Montezemolo, arciprete della basilica di San Paolo fuori le mura, che fu il primo nunzio apostolico a Gerusalemme dopo che nel 1991 Israele e Vaticano stabilirono le relazioni diplomatiche.
Nei giorni scorsi si dichiararono contro alcuni esponenti di Israele, tra cui il rabbino Cohen che era stato invitato dal Papa a parlare al Sinodo: il suo attacco a Pio XII fu giudicato uno sgarbo.

Il fatto che ora intervenga un importante ministro significa che Israele alza il livello dello scontro.

«Il progetto di beatificazione di Pio XII è inaccettabile» dichiara infatti al quotidiano «Haaretz» Yitzhak Herzog, ministro per le Questioni sociali, per la Diaspora e la lotta all'antisemitismo e addetto al dialogo con le minoranze cristiane: «Durante l'intera Shoah in Vaticano sapevano bene cosa succedeva in Europa. Non c'è alcuna testimonianza di alcun passo concreto adottato dal Pontefice, come avrebbe richiesto lo status della Santa Sede. Invece di agire secondo il principio (biblico) del “Non tacerai di fronte al sangue versato” quel Papa ha mantenuto il silenzio e forse anche peggio».
Alla dura dichiarazione e alla pesante insinuazione replica il gesuita padre Paolo Molinari: «Stupisce che un ministro dello Stato d'Israele faccia un intervento con cui si ingerisce con un affare interno alla Chiesa», come stupisce che l'affermazione «non c'è alcuna testimonianza di alcun passo concreto adottato dal Pontefice» in difesa degli ebrei, «venga da un ministro».
L'ottantaquattrenne Molinari – per decenni docente di Storia della Chiesa alla Gregoriana e postulatore della causa, aperta nel 1965 da Paolo VI – a Herzog ricorda le affermazioni molto favorevoli a Pio XII di autorevoli esponenti ebraici: «Abbia la correttezza di andare a leggere ciò che il primo ministro Moshe Sharrett e il ministro degli Esteri Golda Meir pubblicamente affermarono dopo la guerra».
La Meir, poi premier, alla morte di Pacelli scrisse: «Quando lo spaventoso martirio venne alla nostra gente dal terrore nazista la voce del Papa si alzò per le vittime. La vita dei nostri tempi è stata arricchita da una voce forte in nome della grande verità morale, al di sopra del tumulto del conflitto quotidiano. Piangiamo un grande servitore della pace».
Altri documenti non lasciano dubbi sul ruolo positivo contro il nazismo. Molinari protesta per la didascalia che denigra Pio XII la cui foto è tra i capi di Stato che non aiutarono gli ebrei: «È una dichiarata falsità, criticata anche dallo storico inglese di origine ebraica Martin Gilbert, studioso dell'Olocausto, che si recò appositamente in Israele per chiederne la rimozione».
La data della beatificazione non è stata fissata: «È un indizio della volontà di Benedetto XVI di soprassedere per non urtare certe false sensibilità, nella speranza di realizzare il desiderio di visitare Israele. Perciò colpiscono questi tentativi di sovvertire la storia».
Il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo firmò le relazioni diplomatiche e fu il primo nunzio a Gerusalemme: «La Santa Sede ha un atteggiamento responsabile ma le intromissioni nelle cose della Chiesa annoiano: sono giudizi esterni. Il Papa ha scelto un momento di riflessione: non bisogna disturbarlo con dichiarazioni per obbligarlo in un modo o nell'altro».
Chi cerca un compromesso è Mordechay Lewy, ambasciatore di Israele in Vaticano: Benedetto XVI «è benvenuto in Israele ma spetta a lui decidere tempi e modi».

© Copyright Eco di Bergamo, 24 ottobre 2008

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