24 ottobre 2008

Israele contro Pio XII (Lorenzoni)


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Israele contro Pio XII

Rodolfo Lorenzoni

Israele contro Pio XII. La frase pronunciata dal ministro per gli Affari sociali israeliano non lascia adito a dubbi e scatena immediatamente una polemica infuocata: «Il tentativo di far diventare santo Pio XII è inaccettabile», ha affermato Isaac Herzog secondo il quotidiano «Hareetz».

Parole pesanti come un macigno, anche perché proferite proprio dall'uomo che per il governo di Israele è responsabile dei rapporti con le comunità cristiane.
Parole che somigliano a una autentica scomunica e che arrivano dopo che più volte il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone e lo stesso Benedetto XVI hanno nelle scorse settimane pubblicamente elogiato la figura di Papa Pacelli e il suo operato durante la seconda guerra mondiale.
E infatti la risposta vaticana alla presa di posizione di Israele non si è fatta attendere. Mentre il direttore della sala stampa padre Federico Lombardi ha tentato di spegnere il fuoco della polemica, è stato il cardinale Lanza di Montezemolo, esponente della Santa Sede specialista nelle questioni dei rapporti con Israele, a stigmatizzare l'intervento del politico israeliano. «Certe intromissioni negli affari interni della Chiesa ci stanno venendo a noia - ha osservato Montezemolo - perché fare o non fare cause di beatificazioni riguarda nostre questioni interne nelle quali non sono opportune intromissioni».
Un botta e risposta molto serrato, anche perché quella di Herzog contro Papa Pacelli è stata una vera e propria invettiva, argomentata e circostanziata dal punto di vista dell'analisi storica. Non una frase sfuggita, ma un'accusa evidentemente pesata e meditata.
«Il Vaticano sapeva benissimo che cosa stesse accadendo durante l'Olocausto - ha asserito il ministro d'Israele - e per ora non vi è nessuna prova di provvedimenti ordinati dal Papa e che il Papa avrebbe invece potuto prendere».
Insomma Papa Pacelli sarebbe rimasto in silenzio e il suo silenzio sarebbe un silenzio colpevole. Tanto che l'intenzione di beatificarlo manifestata dalla Santa Sede, per il governo di Gerusalemme coinciderebbe a uno "sfruttamento dell'oblio" e a una "mancanza di consapevolezza" rispetto ai fatti. «Stupisce - precisa padre Molinari, postulatore della causa di beatificazione - che un ministro dello Stato di Israele faccia un intervento con cui si ingerisce con un affare che, per la sua natura, è un affare interno alla Chiesa cattolica». Molti fattori hanno condotto all'attuale situazione di tensione tra Vaticano e Israele, culminata nelle pubbliche dichiarazioni contro Pacelli del ministro di Gerusalemme. Anzitutto la mancata visita in Israele di Benedetto XVI e le ipotetiche spiegazioni date a questa rinuncia anche dall'opinione pubblica israeliana: nella didascalia esplicativa al memoriale della Shoah di Gerusalemme appaiono parole fortemente critiche proprio nei confronti di Pio XII e molti in Israele hanno supposto che fosse questa la causa principale della rinuncia alla visita in Israele di Benedetto. E il fatto che le parole di Herzog insistano proprio sulla questione della beatificazione di Pacelli confermerebbe proprio la solidità di tale analisi. Tutto questo nonostante esponenti della Santa Sede abbiano di recente chiarito più volte che la didascalia al memoriale non poteva essere di ostacolo né alla visita di Benedetto né alla cordialità e al rispetto reciproco nei rapporti con Gerusalemme.
Sulla questione in serata è intervenuto anche l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, che ha detto che «La beatificazione di Pio XII è una «questione interna alla Chiesa cattolica». I dissensi tra Israele e Vaticano riguardano invece «il ruolo storico» di papa Pacelli, e questo aspetto verrà chiarito soltanto «con la apertura degli archivi vaticani». Il Papa «è il benvenuto in Israele» e spetta a lui «decidere quando venire».

© Copyright Il Tempo, 24 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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