11 ottobre 2008

Tanti gli ebrei che furono riconoscenti a Pio XII. Nuovi documenti su Pacelli, Segretario di Stato, saranno pubblicati nel 2009 (Accornero)


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Tanti gli ebrei che gli furono riconoscenti

dall'inviato

Città del vaticano

«Sono entrato nelle Ville Pontificie cinquant'anni fa, nel giugno 1958, e l'inizio non fu dei migliori. Infatti il 9 ottobre morì Pio XII, un evento che mi rattristò moltissimo: pensavo che il Papa fosse sempre circondato da una schiera di persone pronte a rispondere a ogni suo desiderio. Invece mi resi conto di quanto fosse solo». Anche perché mancavano il Segretario di Stato, il Camerlengo e numerose figure in Curia. Gli ultimi cardinali erano stati nominati nel 1953.
A raccontare la fine del pontificato e la morte nell'isolamento di Papa Pacelli è il dottor Saverio Petrillo, direttore delle Ville di Castel Gandolfo, in un'intervista a «L'Osservatore Romano» del 27 agosto 2008 dal titolo: «I Papi in campagna»: «Con stupore vidi che la salma di quel grande Pontefice veniva trattata in modo approssimativo. Il medico Riccardo Galeazzi Lisi fece una sorta di imbalsamazione usando solo delle pomate e la salma fu provvisoriamente sistemata nella Sala degli Svizzeri e il giorno dopo fu rivestita degli abiti pontificali. Una grande fiumana di persone sfilò davanti al feretro, una manifestazione popolare splendida: tantissimi tornavano una seconda volta».
C'è una ragione.
Eugenio Pacelli aveva aperto ville e palazzi extraterritoriali per dare rifugio a quanti tentavano di sfuggire alle retate dei nazifascisti, a caccia di ebrei e oppositori, e nei giorni dello sbarco degli Alleati ad Anzio: «C'erano molte mamme alle quali il Papa aveva ceduto la stanza da letto. Erano incinte e in quella stanza nacquero cinquanta bambini: moltissimi si chiamano Eugenio o Pio».

Durante la guerra

Per tutta la guerra il Papa non andò «in campagna» a Castel Gandolfo, non per paura che i nazisti lo sequestrassero – potevano violare la sovranità del Vaticano e deportarlo in Germania quando volevano – ma per altre ragioni. Austero con se stesso, non poteva accettare l'idea di fare vacanza mentre il suo popolo soffriva atrocemente, non per nulla i romani lo chiamarono «defensor civitatis»: era accorso a San Lorenzo fuori le mura dopo i bombardamenti del 19 luglio e del 13 agosto 1943. E poi, riservato fino allo scrupolo, non voleva che la sua presenza «in villa» arrecasse disturbo alla gente accampata nelle sue stanze dove si preparava «la minestra del Papa» per diecimila profughi. Tra loro personaggi famosi: Giuseppe Bottai, Alcide De Gasperi, Arturo Marticati già vicesegretario del fascio, con il nipotino Luigi Pintor.
Nella notte tra sabato 5 e domenica 6 ottobre 1958 Pio XII a Castel Gandolfo non riusciva a prendere sonno. Suor Pascalina Lehnert – la religiosa tedesca e governante factotum che per quarant'anni, dal 1918 al 1958, fu a fianco di Pacelli nunzio a Monaco e Berlino, Segretario di Stato e Papa – era molto preoccupata. Ma alle 9 del mattino, molto pallido, si affacciò dal balcone, tenne un discorso, poi si ritirò: «Adesso non posso più!». Si mise a letto, ma non riusciva a riposare a causa del singhiozzo che lo affliggeva da anni. Si aggravò e i medici non poterono soddisfare il suo desiderio di essere trasferito in Vaticano. Trascorse una notte agitata, al mattino perse conoscenza e il gesuita tedesco Wilhelm Heinrich, suo bibliotecario, gli amministrò l'Unzione degli infermi.
Il cardinale Eugène Tisserant, decano del Collegio cardinalizio, rientrato da Nancy, si precipitò al capezzale. Il malato in un momento di lucidità disse a suor Pascalina: «Questa è la mia giornata!». La religiosa si meravigliò che le avesse parlato in italiano e non in tedesco, come faceva abitualmente. A sera la «famiglia» pontificia si radunò per il rosario. Suor Pascalina: «Egli fece il segno della croce con un gesto ampio e solenne, come sempre, e noi dicemmo con lui l'ultimo rosario sulla terra e pregavamo "Maria, salute degli infermi, prega per lui"». Guardò i presenti a uno a uno con sguardo di infinita malinconia e alzò la mano per l'ultima benedizione: uno dopo l'altro, gli baciarono la mano diafana.

In preghiera al capezzale

Per ore familiari e collaboratori restarono in ginocchio al capezzale in preghiera. Nella notte dell'8 ottobre il pro-Segretario di Stato monsignor Domenico Tardini celebrò la Messa, che fu trasmessa per radio perché tutti potessero unirsi alla preghiera. Al termine un lieve sorriso comparve sulla sua bocca, il viso pallidissimo si illuminò, reclinò il capo ed emise l'ultimo respiro. Erano le 3,52 del 9 ottobre 1958.
Quando morì, fu rimpianto ed elogiato non solo dai cattolici, ma anche da dirigenti civili e religiosi di numerosi Paesi. Molte personalità ebraiche manifestarono riconoscenza al Papa che si era impegnato a salvare gli ebrei: fra esse il ministro Golda Meir, futuro premier di Israele; il rabbino capo di Roma Elio Toaff; Isaac Herzog, rabbino capo di Israele; Leo Kubowitzki segretario del World Jewish Congress.
Nuovi documenti vaticani sull'atteggiamento verso il nazismo del Segretario di Stato Pacelli verranno pubblicati nel 2009. Sono i «fogli di udienza» dal 1930 al 1939 redatti da Pacelli, in parte a mano e in parte a macchina. Dalla collezione – anticipa mons. Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio segreto vaticano – «emerge una grande sintonia tra Pio XI e il suo principale collaboratore. Pacelli era fedelissimo a Pio XI che aveva grande fiducia in lui. Erano molto differenti: Ratti aveva un carattere forte, deciso, sanguigno, a volte non tratteneva la collera. Fa impressione leggere gli aggettivi forti che usava verso Mussolini. Pacelli, invece, aveva una forte impronta diplomatica appresa in nunziatura a Monaco e a Berlino e in Segreteria di Stato».

La «leggenda nera»

La «leggenda nera» su Pio XII nasce con la rappresentazione in Germania, il 20 febbraio 1963, dell'opera teatrale «Il Vicario» di Rolf Hochhuth. Paolo VI, anche su pressione di molte comunità ebraiche, autorizza la pubblicazione dal 1945 al 1981 dei documenti degli Archivi vaticani, 11 volumi di «Actes et documents du Saint-Siége relatifs à la Seconde Guerre mondiale» redatti dagli storici gesuiti Pierre Blet (Francia), Angelo Martini (Italia), Burkhart Schneider (Germania), Robert Graham (Stati Uniti). Il quadro che emerge trova sostanziale conferma nei documenti degli archivi statunitensi, inglesi e tedeschi. Da questi ultimi, custoditi dalla «Stasi», risulta che era considerato da Hitler un nemico dei nazisti che aspettava la sconfitta del Terzo Reich.
Pio XII amico di Hitler, alleato dei nazisti, sostenitore dei regimi totalitari e nemico della democrazia sono falsità architettate dalla Russia comunista che considerava il Vaticano il maggiore alleato degli Stati Uniti e spargeva a piene mani propaganda antipapale. La stampa internazionale si accodò al rovesciamento della verità. Invece lo storico ebreo Pinchas Lapide scrive: «Pio XII fu lo strumento di salvezza di almeno 700 mila ebrei che dovevano morire per mano nazista».
P. G. A.

© Copyright Eco di Bergamo, 10 ottobre 2008

1 commento:

euge ha detto...

Tiriamole fuori queste testimonianze in modo tale da poter mettere fine a tutte le calunnie e a tutto il fango rovesciato lungo la storia sulla figura di questo Papa.