10 ottobre 2008

Domenica in Piazza San Pietro il Papa proclamerà quattro nuovi Santi (Radio Vaticana)


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Domenica in Piazza San Pietro il Papa proclamerà quattro nuovi Santi

C'è attesa, in Vaticano e nella Chiesa, per la solenne Messa di canonizzazione di domenica prossima durante la quale - alle 10, in Piazza San Pietro - Benedetto XVI proclamerà quattro nuovi Santi, tra i quali la prima di origine indiana: Alfonsa dell'Immacolata Concezione (al secolo Anna Muttathupadathu), religiosa indiana della Congregazione delle Clarisse del Terzo Ordine di San Francesco. Gli altri sono il sacerdote italiano Gaetano Errico, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria; Maria Bernarda Bütler (Verena), vergine e fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice; Narcisa Di Gesù Martillo Moràn, laica ecuadoriana. Queste ultime sono accomunate - anche se in epoche diverse - dallo stesso territorio che fu teatro della loro evangelizzazione, l’Ecuador. Il servizio di Alessandro De Carolis:

E’ adolescente Maria Bernarda Verena Bütler, originaria del Cantone svizzero di Argovia, quando avverte i primi segni della chiamata di Dio. Sono anni di intensa vita interiore: “Spiegare questo stato dell’anima a chi non ha mai sperimentato qualcosa di simile - scrive - è estremamente difficile, se non impossibile”. La maturazione la porta nel monastero delle Cappuccine di Maria Ausiliatrice di Altstätten, nel Cantone di San Gallo. Dieci anni di dedizione, di responsabilità che via via aumentano finché, diventata superiora di una comunità ricca di vocazioni, riesce a realizzare un suo antico sogno: partire in missione. E’ proprio l’Eucador della prossima Santa Narcisa la terra dove approda Maria Bernarda Bütler. A Chone, apre un monastero con annessa infermeria e una scuola per bambine. Supera opposizioni, guerre, malattie per soccorrere i poveri e il suo Istituto viene presto amato dalla popolazione locale. Incomprensioni col monastero di origine di Altstätten la portano a separarsene e a fondare le Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice”. A fine Ottocento, la persecuzione antireligiosa la costringe a trasferire il monastero in Colombia, dove muore a Cartagena, nel 1924.

Nel 1869 - l’anno che vede la prima professione di Maria Bernarda - è anche l’anno dell’inizio del Concilio Vaticano I, convocato da Pio IX. Il giorno della sua inaugurazione, l’8 dicembre, è il giorno in cui si spegne Narcisa di Gesù Martillo y Moràn, che il Papa canonizzerà domenica. Grande lavoratrice e orfana a nemmeno vent’anni, è costretta a sopravvivere in soffitte e ripostigli, dove trascorre lunghe ore in preghiera e dure penitenze corporali. La sua vita è però un’esplosione di gioia e di carità cristiana, come racconta al microfono di Tiziana Campisi il postulatore della Causa di canonizzazione, padre Vito Tomàs Gomez:

R. - La Beata Narcisa ebbe una chiara percezione della sua chiamata alla santità, specialmente a partire dal sacramento della Cresima che ricevette all’età di sette anni: prese l’abitudine poi di ritirarsi frequentemente in un piccolo bosco vicino alla sua casa, per darsi liberamente alla contemplazione delle realtà divine. Assunse un cammino arduo di penitenza, per unirsi più intimamente a Cristo sofferente e collaborare alla redenzione del mondo. Collaborava nei lavori domestici e in quelli del campo. Era una giovane riflessiva, amabile, allegra, di carattere dolce e pacifica, caritatevole. Era anche molto bella - bionda con gli occhi azzurri, alta - e si rivelò catechista eccellente. Non poteva fare a meno di trasmettere il fuoco divino ai suoi e ai bimbi del vicinato.

D. - La spiritualità di questa ragazza era molto forte: la Beata Narcisa spesso si dedicava a momenti di preghiera intensi, ma anche a momenti di mortificazione. Come li possiamo considerare, oggi, questi momenti?

R. - Spinta da un desiderio di maggiore perfezione e consigliata da un religioso francescano, si imbarcò nel giugno 1868 per Lima e visse come secolare interna nel Convento domenicano del Patrocinio. Il Signore la favoriva con doni straordinari e le mostrava quanto gradita fosse la sua vita anche in mezzo alle prove dello spirito. La devozione oggi alla futura Santa Narcisa denota la spontanea identificazione del popolo semplice con questa donna della costa ecuadoriana. L’esempio della sua vita laboriosa e apostolica trasmette un messaggio molto attuale.

D. - Quale messaggio in particolare ci trasmette la beata Narcisa?

R. - Senz’altro la preghiera, l’unione con Dio, l’apostolato, la catechesi, la manifestazione della Provvidenza di Dio in tutte le circostanze. Le sue mortificazioni veramente furono molto severe: portava costantemente sul suo corpo i segni della crocifissione del Signore. Aveva una fede ferma ed una ammirabile speranza.

D. - Come ci è giunta la fama di santità della beata Narcisa di Gesù Martillo y Morán?

R. - Verso la fine di settembre 1869 le vennero delle forti febbri. I rimedi medici poterono poco, ma lei continuò con il suo ritmo di vita normale fino alla solennità dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1869, lo stesso giorno nel quale il beato Pio IX apriva in Roma il Concilio Vaticano I. Alla fine della giornata, salutò le sorelle dicendo che andava a fare un viaggio molto lontano. Fu preso come uno scherzo dalle consorelle domenicane, ma dopo poco una delle sorelle, incaricata di benedire le celle, notò uno splendore ed un odore speciale in quella di Narcisa. Si radunò la comunità e si vide che era morta: aveva 37 anni.

D. - Come si è potuti giungere alla sua conoscenza dopo la sua morte?

R. - Sia la città di Lima che la città di Guayaquil, in Ecuador, aveva una vera stima di Narcisa come persona santa. Questa devozione, questa fama di santità è andata aumentando, specialmente dal 1955 quando è stata trasferita la salma a Guayaquil e poi è iniziato il processo di beatificazione e canonizzazione nel 1961. La fama di santità non si è mai esaurita, anzi, con il passare del tempo è sempre aumentata.

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