16 ottobre 2008

Card. Rylko ricorda l’elezione di Giovanni Paolo II: «Fu l’inizio di una semina straordinaria» (Mazza)


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WOJTYLA 30 ANNI FA

«Fu l’inizio di una semina straordinaria»

Il cardinale Rylko ricorda l’elezione di Giovanni Paolo II
«Ha davvero portato il Vangelo ai confini della terra»


DA ROMA SALVATORE MAZZA

Il 16 ottobre di trent’anni fa, il cardinale Stanislaw Rylko, oggi presidente del Pontificio Consiglio per i laici, si trovava alla stazione di Cracovia, città del cui seminario maggiore era vice rettore.
E ricorda perfettamente le prime notizie sul fatto «incredibile» accaduto a Roma, e il telegiornale rinviato e ancora rinviato perché le autorità della Polonia comunista non sapevano come commentare la notizia. Iniziava quel giorno il pontificato di Karol Wojtyla, instancabile «pellegrino del Vangelo », totalmente immerso nella sua missione, «fino all’ultimo respiro». Un pontificato che è stato «una semina straordinaria». «Nessuno – dice ricordando quel giorno – poteva immaginare quanto sarebbe successo».

Come ricorda quel 16 ottobre di trent’anni fa?

Quando arrivò la notizia, le prime voci, mi trovavo nella stazione ferroviaria di Cracovia. Ricordo che mi recai subito in una delle sale d’aspetto, dove sapevo che c’era un televisore, per ascoltare le notizie ufficiali, ma il telegiornale quella sera non iniziava.
Evidentemente le autorità non sapevano come commentare quel fatto incredibile che era successo.
Allora me ne tornai a casa, sempre aspettando il telegiornale che finalmente partì con molto ritardo. E diede la notizia.

Che cosa provò in quel momento? E cosa successe a Cracovia?

Si può immaginare facilmente.
Sicuramente però all’inizio, a prevalere, ci fu un grande stupore, perché prima del Conclave s’era molto parlato del fatto che molto probabilmente il nuovo Papa sarebbe stato ancora un italiano, una cosa che appariva del tutto naturale. Per questo, quindi, la scelta del Conclave ci stupì, ma nello stesso, com’è chiaro, ci rallegrò enormemente. A quell’epoca ero vice rettore del seminario maggiore di Cracovia, e quando giunse la notizia tutti i seminaristi uscirono spontaneamente per le strade, per manifestare la loro gioia.

Si ebbe in quel momento, in qualche modo, la sensazione di quanto sarebbe accaduto?

No, nessuno poteva veramente immaginarlo. Sicuramente quella del Conclave fu una scelta profetica. Anche oggi, a tre anni dal ritorno di Papa Wojtyla alla casa del Padre, noi scopriamo sempre cose nuove sul suo Pontificato, sul suo insegnamento. Due giorni fa sono stato in Polonia, per prendere parte alle manifestazione per la ricorrenza dell’elezione, e una delle cose che è stata sottolineata è come questo Papa sia ancora presente e continui a sorprenderci.

Sul lungo pontificato di Papa Wojtyla è già stato detto molto, e molto ancora si dovrà dire. Lei, in un flash, come lo definirebbe?

Direi che è stato una semina straordinaria. Ventisette anni nei quali Giovanni Paolo II ha toccato davvero tutti gli ambiti della vita dell’umanità di oggi e delle persone. Quello che ha sempre colpito è che ha saputo parlare ai popoli, all’umanità intera, e a ogni singola persona. È stato il Papa delle grandi manifestazioni, alle quali sono state presenti a volte milioni di persone, ma al tempo stesso, anche in queste occasioni, ognuno si sentiva interpellato personalmente. Adesso abbiamo il Sinodo sulla Parola di Dio, sul bisogno dell’annuncio della Parola, viviamo l’anno di san Paolo, e proprio queste circostanze ci invitano a guardare alla persona di Papa Wojtyla come a un pellegrino del Vangelo.
Benedetto XVI incontrando i sacerdoti di Bolzano, lo scorso mese di agosto, ha detto che questo Pontefice con il suo entusiasmo della fede, con la sua intelligenza e il suo coraggio, ha portato veramente il Vangelo fino ai confini della terra. E ha distrutto non tanto i muri di Gerico, ma i muri che separavano due mondi, e per questo è come un faro luminoso per il terzo millennio. Credo che questa sia una sintesi molto bella di tutto il pontificato di Giovanni Paolo II.

Ha parlato di una 'semina straordinaria'. Ma a che punto è il raccolto?

Beh, questo certamente è un punto nevralgico. Ma cosa si può dire in realtà? Alla Chiesa spetta seminare, questo è il nostro compito. Giovanni Paolo II, in questo senso, ci ha dato un esempio veramente straordinario, senza mai risparmiarsi, fino all’ultimo respiro. Anche quando la parola gli è mancata, ha parlato alla gente senza parole. Questa è la semina. Ma per quanto riguarda il raccolto, questo è opera della grazia di Dio, noi dobbiamo essere semplicemente fiduciosi nel fatto che, come ci ricorda anche questo Sinodo, la Parola di Dio lascia sempre una traccia nella vita delle persone. Benedetto XVI, che è un maestro della speranza, incontrando una volta i vescovi svizzeri ha detto: Dio, nel mondo, perde sempre, perché la libertà dell’uomo fa sì che spesso gli venga detto 'no'. Ma nello stesso tempo non perde, non fallisce, perché ogni 'fallimento' diventa motivo per la nuova iniziativa di Dio, che non si scoraggia mai nel cercare l’uomo e nel fargli giungere il messaggio di salvezza.
Dio non perde, perché non si stanca mai nella sua misericordia nei confronti dell’uomo.

© Copyright Avvenire, 16 ottobre 2008

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