19 marzo 2008

La Via Crucis dell'arcivescovo di Mossul dei Caldei (Sandro Magister)


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Lodi, come sempre, a Sandro Magister...
R.

La Via Crucis dell'arcivescovo di Mossul dei Caldei

Paulos Faraj Rahho è l'ultima delle vittime cristiane in Iraq. Il dialogo tra la Chiesa cattolica e l'islam ha come sfondo anche il suo martirio. Il cardinale Jean-Louis Tauran commenta i suoi recenti incontri con rappresentanti musulmani

di Sandro Magister

ROMA, 19 marzo 2008 – Al termine della messa della domenica delle palme con il canto del Vangelo della Passione, in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha ricordato l'ultimo martire cristiano in Iraq, l'arcivescovo di Mossul dei Caldei, Paulos Faraj Rahho (nella foto), sequestrato il 29 febbraio all'uscita dalla chiesa dello Spirito Santo, dove aveva celebrato una Via Crucis, e poi barbaramente fatto morire.

Con ancor più commozione il papa ha ricordato l'uccisione dell'arcivescovo iracheno celebrando per lui la messa, la mattina di lunedì 17 marzo, nella cappella Redemptoris Mater:

"Ha preso la sua croce e ha seguito il Signore Gesù fino all’agonia e alla morte. E così, come il Servo del Signore, ha contribuito a 'portare il diritto' nel suo martoriato paese e nel mondo intero, rendendo testimonianza alla verità".

Si è calcolato che in Iraq, nell'ultimo anno, siano 47 i cristiani uccisi, dei quali 13 a Mossul.

Anche molti musulmani iracheni si sono uniti al compianto per l'arcivescovo Rahho, che era persona largamente stimata, promotore di iniziative congiunte tra cristiani e islamici, come la “Fraternità della carità e gioia” per l’assistenza ai portatori di handicap. Dalla città santa degli sciiti, Karbala, il grande ayatollah Ali al-Sistani ha reclamato la cattura dei colpevoli, unanimemente indicati in al Qaeda e nei gruppi dell'islamismo radicale.

Sta di fatto che i cristiani dell'Iraq e di altri paesi musulmani, sempre più accerchiati e aggrediti, "rischiano di scomparire", ha denunciato il 15 marzo il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della congregazione per le Chiese orientali. Chi non emigra e resiste, in alcuni luoghi letteralmente rischia la vita.

È su questo sfondo drammatico che procede il dialogo tra la Chiesa cattolica e l'islam, di cui è stato un passo importante l'incontro svoltosi a Roma il 4 e 5 marzo tra il pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e una delegazione dei 138 saggi musulmani firmatari della lettera aperta "A Common Word" indirizzata al papa e ad altri leader cristiani.

Come www.chiesa aveva anticipato, la delegazione musulmana era composta da Abd al-Hakim Murad Winter, inglese, direttore del Muslim Academic Trust del Regno Unito; Aref Ali Nayed, libico, direttore del Royal Islamic Strategic Studies Center di Amman in Giordania; Ibrahim Kalin, turco, direttore della fondazione SETA di Ankara; Yahya Pallavicini, italiano, vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica d'Italia; Sohail Nakhooda, giordano, direttore di "Islamica Magazine".

Per la Chiesa cattolica i partecipanti all'incontro erano il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso; l'arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario dello stesso organismo; monsignor Khaled Akasheh capoufficio per l'islam; padre Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica; padre Christian Troll, professore di islamologia alla Pontificia Università Gragoriana.

In un comunicato congiunto sottoscritto dal cardinale Tauran e dal professor Murad, le due delegazioni hanno annunciato la creazione di un "Forum cattolico-musulmano" che promuoverà incontri a scadenza annuale, alternativamente a Roma e in altre città.

Il primo appuntamento del Forum sarà a Roma dal 4 al 6 novembre 2008. Vi parteciperanno ventiquattro religiosi e studiosi di entrambe le religioni. Il tema sarà "Amore di Dio, amore del prossimo", articolato in due sottotemi: il primo giorno "Fondamenti teologici e spirituali"; il secondo giorno "Dignitià umana e rispetto reciproco". Il terzo giorno il seminario si concluderà con una sessione pubblica. I partecipanti saranno ricevuti da Benedetto XVI.

Più sotto, in un'intervista riportata in questa pagina, il cardinale Tauran commenta l'andamento dell'incontro.

Ma gli sviluppi della lettera dei 138 sono solo un capitolo dell'agenda tra la Chiesa cattolica e l'islam.

Il 25 e 26 febbraio, ad esempio, il cardinale Tauran ha preso parte al Cairo a un incontro del comitato misto per il dialogo tra la Santa Sede e al-Azhar, istituzione teologica di riferimento per l'islam sunnita.
Incontri di questo tipo si svolgono annualmente da dieci anni nell'ultima settimana di febbraio. L'anno venturo l'incontro si terrà a Roma. Questa volta il tema era "Fede in Dio e amore del prossimo come fondamenti del dialogo interreligioso", con contributi del padre René-Vincent de Grandlaunay e del professor Abdallah Mabrouk al-Naggar.
Nel comunicato finale dell'incontro – che porta le firme del cardinale Tauran e dello sceicco Abd al-Fattah Muhammad Alaam, presidente della commissione permanente di al-Azhar per il dialogo con le religioni monoteiste – si ribadisce il "rispetto per la persona umana indipendentemente dalla razza, dalla religione o dalle idee" e si auspica un rafforzamento del "rispetto per le religioni, i credi, i simboli religiosi, i sacri libri e qualsiasi cosa sia considerata sacra".

Ma non ci si è limitati a riaffermare dei principi. Durante l'incontro, quando degli esponenti musulmani hanno insistito sul fatto che, secondo il Corano, in materia di religione non c'è costrizione, Tauran ha fatto notare che vi sono però dei paesi in cui questo principio non viene applicato e i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una chiesa per praticare il loro culto. Da parte musulmana hanno riconosciuto che si tratta di un problema reale, che va risolto.

È quanto è accaduto a Doha, nel Qatar, lo scorso 16 marzo, con l'inaugurazione di una nuova chiesa cattolica, la prima dopo 14 secoli di assenza di ogni edificio cristiano in quel paese del Golfo. Alla messa sono accorsi in 6 mila, quasi tutti immigrati, specie dall'India e dalle Filippine. Il rito è stato celebrato in inglese, ma sono state pronunciate preghiere anche in arabo, urdu, indi, tagalog, spagnolo e francese,
Nel 2002 il governo del Qatar ha stretto relazioni diplomatiche con la Santa Sede e tre anni dopo l’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani ha donato alla Chiesa cattolica un terreno per la costruzione di un edificio di culto. L'emiro ha promesso che farà costruire altri edifici di culto per anglicani, copti, ortodossi e induisti.
La consacrazione della nuova chiesa a Doha è stata officiata dal cardinale Ivan Dias, indiano, prefetto della congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli. Il nunzio pontificio in Kuwait, Bahrein, Yemen e Qatar. Paul Mounged el-Hachem, presente al rito, ha auspicato che anche l'Arabia Saudita e l'Oman possano presto stabilire rapporti diplomatici con la Santa Sede. E che anche in questi paesi possano essere edificate chiese cristiane.

Un altro segnale incoraggiante per i rapporti tra la Chiesa cattolica e l'islam è venuto dall'Azerbaigian, dove il cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone si è recato tra il 7 e il 9 marzo.

L'Azerbaigian è un paese la cui popolazione è nella quasi totalità musulmana sciita. I cattolici sono meno di 400, quasi tutti nella capitale Baku, sul Mar Caspio. Ma Bertone ha fatto notare – in un'intervista a "L'Osservatore Romano" al ritorno dal viaggio – che lì vige "una tolleranza positiva che aiuta le altre religioni ad esprimersi anche pubblicamente", al punto da offrire ad altri paesi "un modello imitabile" di pacifica convivenza.
Ne è una conferma, ha detto Bertone, la stima che il capo dei musulmani dell'Azerbaigian e del Caucaso, Sheik ul-Islam Allah Shukur Pasha Zade, manifesta pubblicamente verso la Chiesa cattolica e il papa.

Da altri paesi musulmani giungono tuttavia segnali opposti.

In Algeria è stata emanata nel 2006 una nuova legge che limita fortemente l’esercizio della libertà religiosa e consente preghiere comuni esclusivamente negli edifici ufficialmente autorizzati dallo stato. Lo scorso febbraio un prete cattolico, Pierre Wallez, è stato condannato a un anno di prigione per aver incontrato nella baraccopoli di Maghnia dei cristiani immigrati dal Camerun ed aver pregato con loro.
Ecco dunque qui di seguito l'intervista del cardinale Tauran al quotidiano "Avvenire" del 13 marzo 2008, raccolta da Gianni Cardinale.

Là dove l'intervista fa cenno a un "pensatore islamico che scriverà prossimamente su L'Osservatore Romano", l'allusione è a Khaled Fouad Allam, di cui www.chiesa ha pubblicato vari scritti. L'inizio della sua collaborazione al giornale del papa è previsto dopo l'estate.

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