19 marzo 2008

Benedetto XVI all'udienza generale parla del Triduo Pasquale e lancia un appello per il Tibet: la violenza non risolve i problemi ma li aggrava (R.V.)


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Benedetto XVI all'udienza generale parla del Triduo Pasquale e lancia un appello alla riconciliazione per il Tibet: la violenza non risolve i problemi ma li aggrava

La speranza di pace della Pasqua cristiana più forte delle “notizie drammatiche” che arrivano dal mondo. Alle circa 12 mila persone presenti all’udienza generale - anche oggi distinta in due momenti, tra la Basilica Vaticana e l’Aula Paolo VI - Benedetto XVI ha dapprima spiegato i momenti salienti del Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, per poi invocare pace e riconciliazione per la grave crisi che sta scuotendo il Tibet. In precedenza, il Papa aveva rivolto un particolare saluto ai moltissimi giovani universitari dell’Opus Dei presenti in San Pietro. Il servizio di Alessandro De Carolis:

“L’odio, le divisioni, le violenze non hanno mai l’ultima parola negli eventi della storia”. La considerazione che Benedetto XVI pone alla fine della sua ampia riflessione sul Triduo che precede la Pasqua è prettamente spirituale e intende mettere in luce il valore eterno della vittoria di Cristo sulla morte. Ma pochi minuti dopo, se ne coglie appieno la concretezza, quando il Papa chiede la pace per il Tibet insanguinato dagli scontri, aggiungendo: “Con la violenza non si risolvono i problemi, ma solo si aggravano”. Cielo e terra, le due indivisibili dimensioni del messaggio cristiano, emergono dunque con particolare evidenza nel Triduo Pasquale, che Benedetto XVI ha definito, in modo incalzante, “nucleo essenziale della fede cristiana”, “cuore e fulcro dell’intero anno liturgico”, “unico giorno” in cui la Chiesa sale al Calvario, scende nel sepolcro, e risorge con Cristo. E allo stesso tempo, la memoria di questi misteri significa anche - ha ribadito il Papa - “vivere in profonda e solidale adesione all’oggi della storia, convinti che quanto celebriamo è realtà viva ed attuale”:

“Portiamo dunque nella nostra preghiera la drammaticità di fatti e situazioni che in questi giorni affliggono tanti nostri fratelli in ogni parte del mondo. Noi sappiamo che l’odio, le divisioni, le violenze non hanno mai l'ultima parola negli eventi della storia. Questi giorni rianimano in noi la grande speranza: Cristo crocifisso è risorto e ha vinto il mondo. L’amore è più forte dell’odio, ha vinto e dobbiamo associarci a questa vittoria dell’amore. Dobbiamo quindi ripartire da Cristo e lavorare in comunione con Lui per un mondo fondato sulla pace, sulla giustizia e sull’amore”.

Benedetto XVI ha svolto la catechesi ripercorrendo i singoli giorni che da domani a domenica prossima riproporranno le ultime ore e gli ultimi, fondamentali, gesti della vita terrena di Gesù. Dalla benedizione degli olii sacri, nella Messa crismale di domattina, alla celebrazione in Coena Domini, durante la quale Cristo - ha affermato Benedetto XVI - dona alla Chiesa nascente il “farmaco dell’immortalità”, l’Eucaristia. Quindi, il mistero del dolore e della morte del Venerdì Santo: occasione per “meditare sul grande mistero del male e del peccato che opprime l’umanità”, grazie anche a quelle “manifestazioni di pietà popolare” - come la Via Crucis o le sacre rappresentazioni - che mirano, ha riconosciuto il Papa, “ad imprimere sempre più nell’animo dei fedeli sentimenti di vera partecipazione” al sacrificio di Gesù. Fino al “silenzio” del Sabato Santo, che riempie le Chiese dagli altari spogli e invita l’anima ad aprirsi alla misericordia di Dio:

“Grande importanza viene data in questo giorno alla partecipazione al Sacramento della riconciliazione, indispensabile via per purificare il cuore e predisporsi a celebrare intimamente rinnovati la Pasqua. Almeno una volta all’anno abbiamo bisogno di questa purificazione interiore di questo rinnovamento di noi stessi”.

L’appello per il Tibet ha poi concluso le catechesi e i saluti nelle varie lingue. “Seguo con grande trepidazione - ha detto il Pontefice - le notizie, che in questi giorni giungono” da quella zona dell’Asia:

“Il mio cuore di Padre sente tristezza e dolore di fronte alla sofferenza di tante persone. Il mistero della passione e morte di Gesù, che riviviamo in questa Settimana Santa, ci aiuta ad essere particolarmente sensibili alla loro situazione. Con la violenza non si risolvono i problemi, ma solo si aggravano. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera. Chiediamo a Dio onnipotente, fonte di luce, che illumini le menti di tutti e dia a ciascuno il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza”.

Prima di recarsi nell’Aula Paolo VI, Benedetto XVI era stato salutato festosamente dagli studenti radunati nella Basilica di San Pietro, che in questi giorni partecipano a Roma al Congresso internazionale UNIV, promosso dall’Opus Dei. Il Papa si è rivolto loro in inglese e in spagnolo, concludendo in italiano:

“Siate lievito di speranza in questo mondo che anela di incontrare Gesù, talora senza neppure rendersene conto. Per migliorarlo, sforzatevi anzitutto di cambiare voi stessi mediante una vita sacramentale intensa, specialmente accostandovi al sacramento della Penitenza e prendendo parte assiduamente alla celebrazione dell’Eucaristia. Affido ciascuno di voi e le vostre famiglie a Maria, che non smise mai di contemplare il Volto del suo Figlio Gesù. Su ciascuno di voi invoco la protezione di San Josemaria (applausi) e di tutti i Santi delle vostre terre, mentre di cuore vi auguro Buona Pasqua!”

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