8 agosto 2008

Le risposte del Papa ai sacerdoti: il racconto del teologo Golser e di Don Willy affetto da sclerosi multipla (Alto Adige)


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«In Duomo ha dato speranza»

La lettura di Golser, che l’ha interrogato sull’ambiente

BRESSANONE.

«Il Papa ha dato speranza ai sacerdoti. Ha fatto capire di condividerne e conoscerne i problemi, ha dato loro coraggio e ha tracciato la strada per superare le difficoltà»: questo, secondo il teologo Karl Golser, uno dei messaggi principali delle risposte date ieri dal Pontefice ai sacerdoti altoatesini. Don Golser ha avuto nell’incontro un ruolo particolare: è stato infatti colui che ha presentato una delle domande che hanno sollevato più interesse, quella del rapporto tra credenti e creato. In altre parole, sul ruolo che i cristiani devono svolgere nella difesa dell’ambiente: «Sono partito proprio da un tema di attualità: i cambiamenti climatici, i ghiacciai che si sciolgono... Per la difesa dell’ambiente Provincia e Comuni fanno molto, le parrocchie invece molto meno, come se non avesse rapporto con la fede. Il Papa invece ha ribadito che chi ha un rapporto con Dio come creatore non potrà mai usare la creazione, ossia la natura, solo per i propri scopi, perché della natura è anche il custode. Per questo credo che le parrocchie debbano impegnarsi di più pubblicamente su questo tema, collaborando anche con i laici». Prima di entrare nel merito della risposta, per altro, il Pontefice ha detto sorridendo a Golser: «A questa domanda lei può rispondere meglio di me...». Benedetto XVI conosce infatti il teologo Golser, avendolo chiamato anche a collaborare con la Congregazione della fede. «Ma un conto sono le mie parole - si schermisce Golser -, un conto quelle del Papa...».
Un altro accenno che ha molto colpito Golser è stato quello a Giovanni Paolo II: «Benedetto ha toccato da vicino il grande coraggio del suo predecessore: un grande comunicatore che per colpa della malattia ha dovuto rinunciare alla parola. È stato veramente un grande esempio per tutti».

© Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008

Don Willy e il senso della sofferenza

Il prete bolzanino malato che ha posto il quesito al Papa

BOLZANO.

La storia di Willy Fusaro è la storia di un «leone», come lo definisce il padre, che a 25 anni viene ordinato sacerdote e che, due mesi dopo, scopre di avere la sclerosi multipla. Era il 1991. A giugno l’ordinazione, a settembre la rivelazione della malattia. Da allora don Willy convive con la malattia. Negli ultimi anni si è aggravata ma lui, cooperatore della parrocchia di Corpus Domini, a Don Bosco, prosegue nella sua vita carica di impegni.
Ieri Willy Fusaro, la sua malattia, la sua vita, sono diventati un esempio universale. Nel corso dell’incontro tra il Pontefice e i sacerdoti della Diocesi, don Willy ha posto la sua domanda a Benedetto. E la domanda - «preparata da molto tempo», dice - non poteva che essere sul senso della sofferenza. Il Papa seduto all’altare, don Willy sulla sua sedia a rotelle, sotto i gradini, davanti al microfono.
Il Pontefice risponde citando Giovanni Paolo II, afferma che la seconda parte del suo pontificato, quella segnata dalla malattia, non è stata meno importante della prima, quella della caduta dei muri. «Accettare la sofferenza è una misura dell’umanità», conclude. Don Willy ripensa con gioia a queste parole: «Mi hanno rincuorato, incontrare il vicario di Cristo è stato meraviglioso». E il padre di Willy, Mauro, conferma: «La sofferenza e la malattia hanno unito ancora di più la nostra famiglia». Willy ha scoperto la vocazione da ragazzino, quando frequentava la parrocchia di Tre Santi (e i suoi sacerdoti erano dono Vittorino e don Jimmy), ma tutta la famiglia è molto religiosa: il fratello Claudio, ad esempio, fa parte dei «memores». (m.r.)

© Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008

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