12 ottobre 2008

Il Sinodo della Parola spezza il Pane della vita: la relazione del card. Scola sulla "Sacramentum caritatis" (Muolo)


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Il Sinodo della Parola spezza il Pane della vita

Relazione del patriarca Scola sulla ricezione dell’esortazione apostolica «Sacramentum caritatis»: «Cresce la coscienza della centralità dell’Eucaristia e della liturgia». Fedeltà alla Bibbia in luoghi «difficili»: dai vescovi nuove testimonianze

DA ROMA MIMMO MUOLO

A una settimana dal suo inizio il Sino­do compie la sua prima pausa. Oggi, domenica, non vi saranno riunioni dei Padri sinodali, che ieri hanno proseguito i lo­ro lavori e venerdì pomeriggio hanno dedica­to del tempo anche ad una sorta di esame re­trospettivo. Una relazione del patriarca di Ve­nezia, il cardinale Angelo Scola, ha riassunto, infatti, i risultati di una inchiesta sulla ricezio­ne della Sacramentum caritatis, l’esortazione apostolica scritta da Benedetto XVI dopo l’As­semblea ordinaria del 2005 sull’Eucaristia.
«La receptio – ha fatto notare il porporato – è non solo in atto, ma generalmente fa ben spe­rare ». Il documento «sta contribuendo ad u­na maggior ricentratura della vita delle co­munità cristiane sull’Eucaristia e più in gene­rale sulla liturgia. In particolare si percepisce una più chiara consapevolezza del primato dell’azione rituale come radice della forma eu­caristica di tutta l’esistenza cristiana».
Il patriarca di Venezia ha quindi citato alcuni tra i dati più significativi emersi dall’inchiesta. Venti volte dell’esortazione ha parlato il Papa. Inoltre il testo è stato tradotto in molte lingue, compresi il russo, lo sloveno, il catalano, il da­nese, il croato, l’ungherese, l’olandese, il ceco, il lituano e l’arabo. Una traduzione parziale e­siste anche in svedese e in alcuni idiomi loca­li dell’Africa. Infine la Sacramentum caritatis è stata studiata in numerose giornate di pre­sentazione, in ambito pastorale e accademi- co e ha dato luogo a numerosi articoli e ap­profondimenti teologici, puntualmente elen­cati dal cardinale.

«Tuttavia – ha concluso Sco­la – la strada da compiere è ancora lunga».

Molta strada da percorrere ha anche il Sinodo in corso. Anche se i primi sette giorni hanno già posto le premesse per l’approfondimento del tema. Fino a ieri mattina si sono registrati 149 interventi scritti e 85 liberi. Tra i temi mag­giormente sottolineati la fedeltà alla Parola an­che nelle situazioni difficili. Il cardinale Milo­slav Vlk, arcivescovo di Praga, che sotto il re­gime comunista era costretto a fare il lavave­tri, ha ricordato: «La comunione nata dalla Pa­rola di Dio ha una forza di attrazione fortissi­ma. Così nasceva la speranza in situazioni di­sperate ». «La fedeltà alla Parola di Dio– ha sot­tolineato monsignor Ramzi Garmoul, arcive­scovo di Teheran dei Caldei – conduce alla per­secuzione ». Una situazione che conosce bene anche monsignor Antonio Menegazzo, am­ministratore apostolico di El Obeid in Sudan. «Dopo vent’anni di guerra civile – ha detto – abbiamo ora una grande sfida per la giustizia e la pace, senza dimenticare però la guerra nel Darfur che continua senza alcun segno di mi­glioramento. Siamo convinti che la soluzione per un futuro di pace si può trovare solo nella fedeltà a Dio e alla sua Parola».
Ieri è stata la volta anche di due «delegati fra­terni », l’archimandrita Ignatios Sotiriadis, rap­presentante della Chiesa ortodossa di Grecia, il cui intervento è stato pervaso da un evidente afflato ecumenico, e frère Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé. Quest’ultimo, in particolare, ha proposto una serie di ac­corgimenti per favorire l’avvicinamento dei giovani alla preghiera: rendere i luoghi più ac­coglienti, lasciare a portata di mano i testi bi­blici, proporre i passi più facili per la liturgia, lasciando gli altri per la catechesi, osservare un lungo silenzio di meditazione dopo le let­ture. E ancora, cantare per alcuni minuti un solo versetto biblico, che permetta di interio­rizzare la Parola, e mostrare da parte dei sa­cerdoti disponibilità per le confessioni e l’a­scolto dei problemi. Diverse le testimonianze e le proposte che giungono dai vescovi dei vari continenti. Un presule sudamericano ha auspicato una Gior­nata mondiale dei bambini alla scuola della Parola. E dal Vietnam al Bangladesh, specie di fronte alle difficoltà e ai fondamentalismi, i Padri sinodali sollecitano una «globalizzazio­ne dell’amore».
Infine i lavori degli ultimi due giorni hanno messo in rilievo una sottolineatura in tema di rapporto con gli e­brei. Quello con i «fratelli maggiori» non può essere considerato «dialogo inter­religioso », perché il popolo ebraico è il «popolo dell’al­lenza ». «Si eviti di parlare degli ebrei come si fa delle altre religioni», ha afferma­to un esponente della Curia romana durante il dibattito libero, i cui contenuti ven­gono riferiti ai giornalisti senza però specificare l’i­dentità degli intervenuti, «perché con loro vi è un rap­porto privilegiato». Un con­cetto condiviso, ha aggiun­to il portavoce dell’area lin­guistica italiana, anche da altri Padri sinodali.

© Copyright Avvenire, 12 ottobre 2008

In tantissimi abbiamo letto la "Sacramentum Caritatis".
E' uno dei testi piu' diffusi del Magistero di Benedetto XVI, ma, finora, non mi pare che le indicazioni siano molto rispettate dai sacerdoti.
Un esempio? Continuiamo a vedere (anche in tv!) celebranti che scendono dall'altare per dare il segno della pace ai fedeli delle prime file e fedeli che lasciano il proprio posto per andare a dare la mano a chi sta, magari, tre file dopo.

C'e' molto, moltissimo, ancora da fare!
R.

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