11 ottobre 2008

Da Ratisbona alla "lettera dei 138". Cattolici e musulmani a confronto: «Il dialogo tra religioni è possibile» (Tagliaferri)


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Cattolici e musulmani a confronto:
«Il dialogo tra religioni è possibile»


Andrea Tagliaferri

Il dialogo fra cattolici e musulmani è possibile.
E' stato dimostrato mercoledì sera al cinema President, dove si è assistito al dibattito, condotto da Gerolamo Fazzini (direttore della rivista "Mondo e Missione"), fra padre Samir Khalil Samir (gesuita arabo e uno dei maggiori studiosi cattolici dell'islam) e l'imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini (imam di Milano di origine italiana e tra gli organizzatori del prossimo forum tra cattolici e musulmani).
Lo spunto del dibattito viene dalla lettera dei 138 saggi musulmani, inviata al Papa un anno dopo la sua lezione di Ratisbona, nella quale si sono poste le basi per un percorso comune sviluppato sul tema comune dell'amore verso Dio e verso il prossimo. «Il documento - spiega l'imam - mira a un dialogo interreligioso, teso a preservare la dottrina dai fanatismi e dagli slogan degli ideatori del terrore; serve ad approfondire cosa vuol dire essere integramente religiosi, senza artifici o superficiali prospettive.»
Padre Samir si dice soddisfatto del tema del documento che si sviluppa sui tre Libri (Vecchio e Nuovo Testamento e Corano): «Il titolo del documento, "Tra noi e voi. Alla ricerca di una parola comune tra cristiani e musulmani", indica la voglia di creare un terreno comune, nonostante le molte diversità.» Purtroppo però non mancano i problemi evidenziati da Samir: «Nella lettera, importantissima perchè è il primo documento che cerca e chiede di appianare le divergenze, esistono ancora diverse ambiguità dovute alla tradizione islamica conservatrice e in più non è ancora presente un riferimento ai non credenti nè agli ebrei, con i quali è indispensabile dialogare nel futuro.»
«E' vero - ribatte Pallavicini - che ci sono problematiche ancora da superare, ma questo è dovuto ad un limite interno al mondo islamico. La positività è l'aver costituito un gruppo eterogeneo, ma senza divisioni di credo o di sigle nazionali; quello che sta iniziando è un percorso a tappe che parte dalla realtà cristiana per giungere a tutti gli uomini. In secondo luogo va sottolineato che il documeto ha innescato un "pullulare" di nuove iniziative dialoganti che hanno però una determinata connotazione politica. Tale concorrenza può risultare però negativa a causa dell'utilizzo politico della religione.»
I due religiosi si trovano infine d'accordo sulla libertà di culto. Entrambi la trovano indispensabile se controllata dallo stato, in modo da non limitare l'integrazione nè la fede di ognuno.

© Copyright Libertà, 10 ottobre 2008

1 commento:

euge ha detto...

Lo spunto del dibattito viene dalla lettera dei 138 saggi musulmani, inviata al Papa un anno dopo la sua lezione di Ratisbona.


Questo è il passaggio che merita rilievo visto che c'è chi ancora si ostina ad ignorare gli effetti del tanto criticato e bistrattato discorso di Ratisbona.
La prova, l'ennesima, che quando si parla chiaro anche a costo di critiche feroci e minacce, poi i risultati si vedono ed il vero colloquio con i musulmani è partito proprio da Ratsibona; l'ambiguità non ha mai portato da nessuna parte e secondo me, un dialogo aperto , sincero e schitto è quello che Benedetto XVI sta cercando fortemente con tutti anche con coloro che non ne vogliono sentir parlare per odi e rancori che dovrebbero essere definitivamente chiariti e superati.
Penso che se i musulmani sono stati capaci di accettare positivamente la mano tesa di Benedetto XVI, non vedo perchè non debbano farlo anche altri. Forse hanno interessi che lo impediscono ma, a questo punto, non possono pensare di definire Benedetto XVI una persona che non dialoga; a meno che per dialogo, non intendano continuare in un cammino fatto di cecità e di pressappochismo, in barba alla verità!