11 gennaio 2008

Come si fa a trasformare in un «attacco a Roma» il discorso di Papa Benedetto? Semplice: non lo si ascolta sul serio e/o non si legge ciò che ha detto


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Il «mestiere» del Papa con tutti i suoi ospiti

Ma come si fa a trasformare in un «attacco a Roma» la ragionata e mite riflessione di Papa Benedetto sugli innegabili 'mali' della città? Semplice, non lo si ascolta sul serio. O, comunque, non si legge nella sua interezza ciò che ha effettivamente detto, facendo il suo 'mestiere' di Papa, alle autorità amministrative della capitale, della provincia di Roma e della regione Lazio che ieri, come ogni anno, gli hanno reso visita in Vaticano.

Ci si concentra piuttosto sugli echi polemici che subito, e da più parti, sono stati alimentati ad arte. Fumo, che finisce per nascondere la realtà. E che svia l’attenzione.


Quell’attenzione che Benedetto XVI ha invece concentrato sulla normale vita di una città davvero speciale.
Sulle ordinarie e straordinarie esigenze delle concrete persone che in essa vivono: a scuola e in famiglia, per strada e in ospedale, in oratorio e nei luoghi dell’accoglienza ai poveri, nelle periferie più gravemente degradate... Parole e sottolineature che interpretano – con preoccupazione di pastore e affetto di padre – i turbamenti, i timori, le difficoltà e le attese delle donne e degli uomini di Roma. Se un attacco si vuol proprio scorgere in tutto questo, si aprano con serenità gli occhi: e si vedrà che si tratta di un nuovo appassionato e lucido «attacco d’amore» del Papa per la città di cui è Vescovo.

© Copyright Avvenire, 11 gennaio 2008

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella,
davvero leggendo certi articoli oggi c'è da rabbrividire. Personalmente provo un senso infinito di tristezza, di impotenza...Quei giornalisti negherebbero persino l'evidenza. Attaccano il Papa per la semplice voglia di farlo. Se fossero professionali invece degli epiteti e dei "non dovrebbe..." proverebbero a smontare i suoi argomenti. Ma sanno che non è possibile. E allora meglio ripetere sempre la stessa manfrina. Le frasi ad effetto. Gli argomenti - che argomenti non sono - triti e ritriti, recuperati dal cassetto ogni volta che se ne presenta l'occasione. Sempre quelli.
E'possibile, mi chiedo, che in questo Paese stiamo precipitando così in basso? Che la spazzatura stia dappertutto in così grande quantità? Possibile che non ci sono più professionisti capaci di contraddire con rispetto, di leggere e capire un discorso, di non farsi annebbiare gli occhi dai pregiudizi e dalle ideologie? Possibile che qualsiasi cosa dica il Papa dev'essere usata come una clava? Ma non hanno una dignità? Una coscienza? Un minimo di serenità interiore anche? Sono soltanto pieni di superbia, di arroganza. E senza senso di responsabilità. Non fanno che alimentare lo scontro, la violenza verbale...Sai cosa mi consola? Il fatto che anche loro un giorno dovranno rendere conto a Qualcuno...

euge ha detto...

Ti rispondo con una profonda amarezza e vergogna. Non ho mai visto che io ricordi, degli attacchi così violenti ed offensivi verso la chiesa e soprattutto il Papa. Sua Santità al quale si deve incondizionatamente tutto il rispetto possibile da parte di tutti i cattolici come Vicario di Cristo e da i non cattolici come un capo di Stato, non ha fatto altro che evidenziare dei problemi che esistono e si toccano con mano ogni giorno a Roma come nelle altre città d'Italia. Preoccuparsi, di come si vive in una città qualunque essa sia, non credo sia un affronto pertanto, certe manipolazioni che come dici tu sono trite e ritrite, sono soltanto l'esempio dell'intolleranza più evidente,proprio da parte di chi si riempie la bocca per mestiere di questa ormai strausata
espressione.
Pensavo che più in basso non si potesse cadere ma, dopo quello che ho sentito e che ho letto in giro, non metto più limiti.
Che desolazione e che vergogna.

Anonimo ha detto...

Francamente mi vergogno di essere italiana. Se potessi andrei via da qui, ve l'assicuro.
Intellettuali, giornalisti, professori...non hanno neppure l'onestà intellettuale di capire ciò di cui discutono!
Leggo poi delle contestazioni alla Sapienza. Ecco: un Paese violento che parla continuamente di dialogo e di tolleranza! Come nelle peggiori dittature!
E' questo il meglio che l'Italia può offrire? A occhio e croce si.