11 gennaio 2008
Guerre di religione: Geremicca per "La Stampa" commenta le distorsioni del discorso del Papa agli Amministratori locali
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Guerre di religione
FEDERICO GEREMICCA
Di fronte a una delle commissioni della Camera Bassa, la vicepremier del governo di Madrid, signora Fernández de la Vega, ha espresso ieri le valutazioni dell’esecutivo intorno al «family day» che vide in piazza a Madrid, il 30 dicembre scorso, circa un milione di persone. Un discorso vibrante, molto polemico nei confronti dei vescovi spagnoli, che le agenzie di stampa non si sono fatte sfuggire: «La società spagnola non è disposta a tornare ai tempi in cui una morale unica era imposta a tutto il Paese - ha tuonato la vicepremier - né ha bisogno di tutele morali. Né tantomeno ne ha bisogno il governo, che non le accetta». E ancora: «Non è tollerabile che venga a mancare il rispetto dovuto al governo e al Parlamento... In più, senza dire la verità!».
Questa è la temperatura - per dir così - cui può giungere il confronto tra il governo spagnolo e la Cee, nei momenti di crisi. Sì, il governo di Zapatero: tanto apprezzato da certo centrodestra nostrano per aver «sorpassato» l’Italia in economia (vero o falso che sia) dimostrando - a loro dire - la pochezza dell’esecutivo di Romano Prodi. Quell’apprezzabile governo, dunque, quando è necessario difende l’autonomia del proprio agire con i toni utilizzati dal suo vicepremier. Leggendo la sintesi dell’intervento della signora Fernández de la Vega non si può fare a meno di interrogarsi su che tipo di «crociata» sarebbe stata armata qui da noi se Massimo D’Alema o Francesco Rutelli avessero replicato così alle severe critiche vaticane nei confronti di leggi dello Stato. O se Walter Veltroni avesse utilizzato toni simili a quelli del governo spagnolo per rispondere all’allarme lanciato ieri da papa Benedetto XVI circa lo stato in cui versa la città.
Il sindaco di Roma ha risposto al Pontefice in modo rispettoso, provando a ricordare quel che ha fatto per Roma (e il giudizio sarà dato dai cittadini) e magari riflettendo sul perché, quest’anno, il discorso rivolto da Benedetto XVI agli amministratori del Lazio, e a lui in particolare, sia stato segnato da toni così esplicitamente critici: a differenza di quel che avvenne l’anno scorso. Oggi Veltroni non è solo sindaco di Roma, ma anche leader del Pd e - presumibilmente - futuro candidato premier dell’attuale maggioranza. Questa novità ha determinato il fatto che il discorso del Papa sia stato abbondantemente utilizzato dai partiti d’opposizione per attaccare sia il Veltroni sindaco che il Veltroni leader del Pd.
Benedetto XVI, naturalmente, non può difendersi dall’uso strumentale che viene fatto delle sue parole: ma non immaginare che questo possa accadere significa non aver capito di che pasta è fatta la politica del Paese nel quale vive da un quarto di secolo.
E infatti ieri si è sentito un po’ di tutto. Per esempio, la richiesta del centrodestra romano di riunire il Consiglio comunale per discutere del discorso del Papa, e magari sull’onda chiedere le dimissioni di Veltroni; oppure la tagliente replica di Fausto Bertinotti, presidente della Camera e terza carica dello Stato: «Il Pontefice, se parla di Roma, lo fa da abitante: in questo senso va ascoltato come qualsiasi abitante di Roma». Uno qualsiasi, insomma: né più né meno. È del tutto evidente che se questa - da un lato e dall’altro - è l’accoglienza che viene riservata ai discorsi del Papa, dello spirito pastorale e del messaggio evangelico cui tendono resta poco o nulla.
Ciò che importa è se Benedetto XVI sollecita interventi a favore delle famiglie (tutti a dire: critica Prodi!) o se punta l’indice contro l’edonismo e il ruolo diseducativo di certa tv (tutti a replicare: ce l’ha col mondo di Berlusconi).
La fase politica che il Paese attraversa è confusa come mai. Le prossime elezioni (quando arriveranno) saranno una resa dei conti dai toni immaginabili fin da ora e non c’è argomento sul quale sinistra e destra siano d’accordo. Ci manca solo dividere ulteriormente il Paese in una insensata guerra di religione. Nessuno ne trarrebbe vantaggio. Non la politica, certamente: alla quale ogni persona di buon senso contesterebbe l’uso strumentale delle parole del Papa. Ma nemmeno la Chiesa avrebbe di che sorridere, vedendo utilizzato il suo verbo al modo di un qualunque strumento di propaganda elettorale.
© Copyright La Stampa, 11 gennaio 2008, consultabile online anche qui
L'intervento della signora de la Vega e' una sua libera iniziativa che non impegna il governo spagnolo.
Se una cosa del genere fosse accaduta in Italia io, per prima, avrei reagito duramente perche', in democrazia, tutti, Papa e vescovi compresi, hanno il diritto di parlare e la politica deve fare un bel passo indietro quando si tratta di garantire la liberta' di espressione di chiunque.
Leggo questo passaggio:
Benedetto XVI, naturalmente, non può difendersi dall’uso strumentale che viene fatto delle sue parole: ma non immaginare che questo possa accadere significa non aver capito di che pasta è fatta la politica del Paese nel quale vive da un quarto di secolo.
Che significa? Forse che il Papa deve autocensurarsi per non dispiacere alla politichetta italiana? E perche'? Tutti possono parlare ma il Papa deve essere a di sopra della parti? Ma se non lo e' nemmeno il Presidente della Camera! Suvvia...
Il Papa non solo puo' ma deve denunciare cio' che non va nella citta' di cui e' vescovo. Se egli fosse vescovo di un'altra citta' in crisi direbbe le stesse, identiche, cose!
Che poi il sindaco sia anche un capo partito non deve interessare ne' al Papa ne' a noi.
Saranno gli elettori romani a decidere...i soli che oggi possono parlare.
Una riflessione generale che non riguarda l'articolo di Geremicca
Dobbiamo notare, anche oggi, lo scollamento fra il "Paese reale" e "il Palazzo dei media e della politica".
I media (ed i politici di tutti gli schieramenti) non sono interessati a cio' che il Papa dice ma A CHI lo dice. La cosa e' un tantino vergognosa ma tant'e'...
Il risultato e' semplice: quando il Papa denuncia fatti che investono chi e' inviso ai media, ecco che si assiste ad un plauso generalizzato. Quando pero' fa notare semplici verita' ai beniamini dei giornali...apriti Cielo! Il Papa e' integralista, il Papa si intromette e bla bla bla.
Siamo seri per una volta!
Cari giornali, andiamo a Roma e chiediamo ai cittadini come la pensano! Usciamo in strada e tocchiamo con mano il disagio! E' un po' comodo parlare stando seduti davanti al pc o in tv. La difesa d'ufficio e' condivisa dai Romani? Ecco il vero giornalismo: chiedere, indagare!
Il Papa ha parlato di degrado e di poverta'! Leggiamo le sue parole per quello che sono e non andiamo a cercare dietrologie che esistono solo nella mente dei giornalisti.
Ultima annotazione: Benedetto XVI non ha chiesto piu' soldi per gli ospedali cattolici! E' falso! Leggiamo bene il discorso: il Pontefice chiede che, "nella distribuzione delle risorse", le strutture cattoliche "non siano penalizzate".
C'e' una bella differenza...
E a chi controbatte che la Chiesa ha gia' l'otto per mille, vorrei ricordare che gli ospedali cattolici svolgono un servizio pubblico e hanno caratteristiche di eccellenza.
Raffaella
Sullo stesso argomento:
Benedetto XVI: "Degrado e famiglie, emergenza a Roma"
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3 commenti:
Cara Raffaella sottoscrivo in pieno il tuo pensiero.
"Benedetto XVI, naturalmente, non può difendersi dall’uso strumentale che viene fatto delle sue parole: ma non immaginare che questo possa accadere significa non aver capito di che pasta è fatta la politica del Paese nel quale vive da un quarto di secolo."
Decisamente i giornalisti amano fare le domande e dare le risposte !
A meno che il giornalista abbia voluto parlare per assurdo...perchè effettivamente Benedetto XVI conosce benissimo la realtà italiana e ancor più la romana.
Conclusione....il Papa conosce benissimo la situazione dunque non si stupisce...letto così posso accettare quel passaggio.
A meno che il Papa abbia confidato al giornalista il suo stupore davanti alla strumentalizzazione delle sue parole ....questo passaggio resta comunque ambiguo...
È fare affronto al Papa credere che egli sia un ingenuo, è un uomo che assume la sua responsabilità di Vescovo di Roma, che ciò piaccia o no ai politici di tutti i bordi.
io credo che sia un bene che il papa, almeno lui, parli senza lingua biforcuta. Perchè dovrebbe fare dipendere le sue parole dalla miserabile politica italiana e usare le stesse circonlocuzioni e i vanesi discorsi dei vari omuncoli che ci tocca subire tutte le sere al telegiornale? C'è un italiano che li segue? A parte i poveretti che lavorano nelle redazioni e devono, meschini, guadagnarsi il pane?
Cambio discorso, Luisa, quello che segnali sul giornale di Ginevra è proprio una bella notizia.
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