11 gennaio 2008

Il Papa: la politica rispetti la centralità della persona (Avvenire)


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VANGELO E SOCIETÀ

Il Papa: la politica rispetti la centralità della persona

«Affrontare l’emergenza educativa. Impegno per i poveri»

DA ROMA SALVATORE MAZZA

Mai dimenticare la persona. Mai rischiare di subordi­narla a scelte che non solo ne mortifichino la centralità nel con­testo sociale, ma soprattutto che ne impediscano la crescita. Per questo l’emergenza educativa «non può la­sciare indifferenti» né la Chiesa né la politica, in quanto «sono chiara­mente in gioco, con la formazione delle persone, le basi stesse della con­vivenza e il futuro della società». Per questo, ancora, è necessario «un im­pegno convergente e di ampio respi­ro, attraverso il quale le istituzioni ci­vili, ciascuna secondo le proprie com­petenze, moltiplichino gli sforzi per affrontare ai diversi livelli l’attuale e­mergenza educativa, ispirandosi co­stantemente al criterio-guida della centralità della persona umana». Questo è infatti il «criterio fonda­mentale » per i rispettivi compiti di Stato e Chiesa.
Come sempre la tradizionale udien­za riservata all’inizio di ogni nuovo anno agli amministratori locali di Roma e del Lazio è stata, per Benedetto XVI, l’occasione per manifestare co­me il vescovo di Roma sia vicino ai problemi della 'sua' gente, condivi­dendone speranze e preoccupazio­ni, e allo stesso tempo ribadire come la Chiesa sia pronta a dare il proprio contributo alle amministrazioni lo­cali, pur senza dimenticare che l’im­pegno profuso «attraverso la Caritas e molte altre realtà di volontariato», non potrà mai sostituire «le respon­sabilità e possibilità di intervento dei pubblici poteri».
In un clima «sereno», per usare le pa­role del presidente della Regione Pie­tro Marrazzo, quello di ieri è stato quasi un confronto. Prima i discorsi dei tre amministratori, lo stesso Marrazzo, il sindaco di Roma Walter Vel­troni e il presidente della Provincia Enrico Gasbarra.
Poi la risposta del Papa: nella quale non sono mancati i richiami anche forti alle emergenze della sicurezza, testimoniata dall’uc­cisione di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto, e alle «minacciose» nubi che continuano a gravare sulla famiglia, né la denuncia dell’aumento della povertà e «del gravissimo degrado di alcune aree di Roma». Con l’impor­tante accenno finale alle «gravi diffi­coltà » della sanità, e la constatazione di come «sia non di rado drammati­ca la situazione delle strutture sani­tarie cattoliche, anche assai presti­giose e di riconosciuta eccellenza na­zionale », con la conseguente esigen­za di non penalizzarle «non per un interesse della Chiesa, ma per non compromettere un servizio indi­spensabile alle nostre popolazioni».
Un tema che Marrazzo, nel suo salu­to, aveva addebitato a un «problema contingente» in conseguenza della «pesante situazione debitoria» della sanità. Veltroni, a sua volta, aveva in­vece posto l’accento sulle «difficoltà di molte famiglie dove lo stipendio non basta ad arrivare alla fine del me­se, dei giovani che devono misurare il loro sogno di sposarsi e avere dei fi­gli con la realtà dei prezzi di una ca­sa o con l’insufficienza dei servizi». Con tutto ciò, tuttavia, Roma resta «u­na comunità aperta e accogliente, at­tiva nella lotta contro la povertà e l’in­giustizia sociale». «Lavoriamo, giorno dopo giorno – ha concluso Veltroni – per far sì che nella nostra città le luci del diffuso benessere di questa parte del pianeta non conducano a di­menticare il disagio di tanti... ma an­che le paure e le difficoltà delle fami­glie ». Quella famiglia 'società natu­rale fondata sul matrimonio', ha det­to richiamando l’articolo 29 della Co­stituzione, «che rimane la pietra d’an­golo della nostra società».

© Copyright Avvenire, 11 gennaio 2008


INTERVISTA

Garavaglia:«Discorso esigente fatto con il cuore di un pastore vicino ai bisogni della gente»

DA ROMA

Un discorso «esigente», con la forte «esortazio­ne a tener d’occhio i valori che ispirano i comportamenti», nell’«ansia comune» di «ri­spondere alle esigenze degli uomini e delle famiglie».

Il vice sindaco di Roma Mariapia Garavaglia riassume in questi tratti l’udienza riservata ieri da Benedetto X­VI agli amministratori del Lazio e del Comune e della Provincia di Roma. Nel quale «abbiamo sentito il no­stro vescovo che partecipava alle nostre stesse ansie, dicendoci di sentirsi vicino alle nostre preoccupazio­ni e assicurandoci che prega anche per questo nostro impegno».

Che incontro è stato?

Direi che è stato l’incontro sereno tra il pastore di Ro­ma e coloro che amministrano questo territorio. Mi sembra che, nella diversità delle responsabilità, sia nel discorso del Papa che in quelli di Marrazzo, Vel­troni e Gasbarra, sia risuonata l’eco di ciò che davve­ro crea ansia, di ciò che va affrontato perché sia la po­litica che la vita quotidiana possano guardare al futu­ro con speranza. I nostri territori, dal punto di vista e­conomico, hanno avuto delle performances superio­ri a tutta l’Italia. Ma, pur con questo, a nessuno dei tre livelli abbiamo dimenticato le persone che non arri­vano alla fine del mese, e siamo consapevoli che an­cora c’è molto da fare, i problemi sono tantissimi, e per quanto si faccia non si può essere tranquilli. E mi sembra che il Santo Padre abbia ribadito, con la stes­sa sequenza, quali siano i bisogni della società e della famiglia.

Terreni su cui, ha detto, non mancano i rischi di de­generazione. Un invito a non abbassare la guardia o qualcosa di più?

Sappiamo bene che c’è ancora più bisogno di impe­gno, perché solo se la politica risponde positivamen­te, aiuta davvero la speranza. La famiglia in particola­re è stata il punto centrale: lo è stata certamente nella prospettiva del Papa, ma anche noi gli abbiamo rac­contato dei buoni-casa, dell’aumento dei posti negli asili nido, delle rette diminuite per il secondo figlio, dicendogli in sostanza come concretamente cerchia­mo di offrire sostegno.

C’è forte la preoccupazione per le tendenze che ri­schiano di scardinarne il fondamento. Anche a Ro­ma si è parlato di registro delle unioni di fatto.

Mi sembra che si sia visto chiaramente come in Cam­pidoglio, al di là delle strumentalizzazioni create ad hoc, non è passato nulla al riguardo. È questo perché di fatto la cultura diffusa in questa nostra città non è quella barricadera, ma di arrivare attraverso il dialogo di fare scelte il più condivise possibile.

Il Papa ha dedicato una speciale sottolineatura al problema della sanità, altro tema 'caldo' a Roma e nel Lazio. Come lo avete visto?

È stata quasi una sottolineatura dovuta, perché la sa­nità del Lazio ha fatto rumore in tutta Italia. Non è stata una pretesa di attenzione particolare alla Chie­sa, ma ci ha ricordato che ci sono delle grandi istitu­zioni cattoliche a Roma, per le quali, pur conoscendo le difficoltà di reperire le risorse, chiedeva la stessa at­tenzione per una loro equa distribuzione. (S.M.)

© Copyright Avvenire, 11 gennaio 2008


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Garavaglia: «Quelle parole uno stimolo
Sinistra in guerra di religione»
(Il Tempo)

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