5 ottobre 2008
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Il personaggio
La first lady sdrammatizza il cerimoniale
E Clio: con il Pontefice condivido tanti princìpi. Io non ho la fede ma speranze per l'aldilà
Marzio Breda
ROMA — «Sulle cose di principio che predica il Papa mi ritrovo sempre abbastanza d'accordo. E questo accade senza una scelta ideologica da parte mia. Quasi per istinto, semmai... Così, alla fine di questa giornata, mi sono detta che, anche se non ho l'illuminazione della fede, penso di avere comunque buone speranze per l'aldilà».
Clio Napolitano commenta con una battuta e un sorriso l'incontro con Benedetto XVI, che da poche ore ha lasciato il Quirinale. Donna impegnata fin da giovanissima nel lavoro (era avvocato della Lega delle cooperative) e nella politica (come iscritta allo stesso partito del marito, il Pci, nelle sua diverse evoluzioni fino ad ora), ha mantenuto il proprio spirito libero e anticonformista pure nel ruolo di first lady.
Un ruolo che interpreta in modo appartato e silenzioso, se non altro per preservare la sfera privata. Stavolta, però, mentre le agenzie di stampa rilanciano in una chiave fatalmente solenne e sussiegosa le cronache della visita sul Colle, lei non rinuncia a qualche sdrammatizzante e spiritosa osservazione. «Personale», spiega, preoccupata di non coinvolgere in alcuna maniera il capo dello Stato nè di sovrapporsi a lui.
Signora Clio, la si è vista molto a suo agio quando, subito dopo l'udienza riservata tra il presidente della Repubblica e il Pontefice nello studio alla Vetrata, Ratzinger l'ha presa per il braccio e ha scambiato un lungo saluto con lei, prima di concentrarsi sulla parte pubblica della visita. Com'è andata?
«È stato un incontro affettuoso e cordiale. Una pausa di poche parole, semplice e immediata, malgrado il protocollo e il cerimoniale. Anche grazie al Papa e al suo approccio familiare, quei vincoli sono stati superati subito, spontaneamente. E questo mi ha fatto piacere, com'è ovvio».
Una nota nella quale rispunta la proverbiale allergia della signora verso i formalismi. Un'insofferenza dimostrata quando accompagnò il marito Oltretevere, il 20 novembre 2006, e rifiutò d'indossare il tradizionale velo.
«Nessuno se ne scandalizzò, in Vaticano, mentre in questo Palazzo credo d'essere stata oggetto di molte critiche...», fu allora il suo sfogo.
La stessa schietta immediatezza che Clio Napolitano ha dimostrato ieri nel Salone delle Feste, mentre ascoltava il discorso del Pontefice. Dimostrando un'attenzione non rituale, emozionata e partecipe, con diversi segni d'assenso messi a fuoco dalle telecamere.
«Effettivamente ho seguito con grande interesse le riflessioni del Papa. Un interesse che mi si risveglia sempre, quando lo sento parlare, e non per un fatto di adesione fideistica. I suoi richiami a certi princìpi e certi valori corrispondono ai miei princìpi e valori. Non vorrei sembrare banale, ma un esempio tra i tanti che mi vengono in mente riguarda la sua denuncia del consumismo nel quale la nostra società è ormai imprigionata: lo condivido in pieno e infatti se posso mi sposto sempre a piedi, qui a Roma, e, uscendo da una stanza, curo ogni volta di spegnere le luci. Cose minime, magari. Comunque un punto di partenza "ecologico" per un approccio sano e civile a questioni ben più importanti e vitali. Che sono intuibili per tutti».
Già, credenti e non credenti, è il sottinteso. E la signora Clio, che deve il nome a una precisa scelta dei genitori, confinati dal fascismo all'isola di Ponza («Non era un nome di santo, c'era in loro questa rivendicazione di laicità», ha confidato, raccontando che fu battezzata dopo, di nascosto, per intervento dei nonni), non ha remore diplomatiche nel lasciar capire il proprio agnosticismo. Insomma, la moglie del presidente della Repubblica può scoprirsi in sintonia con gli appelli del Pontefice, a partire da quelli contro le disuguaglianze e contro la povertà per una maggiore giustizia sociale, senza per questo rinunciare alla sua salda identità laica. Rivendicata esplicitamente.
«Il Pontefice solleva questioni sulle quali è semplicemente impossibile pensarla in maniera diversa», ammette donna Clio Napolitano.
E aggiunge, con l'aria di chi non vuole essere giudicata troppo sentenziosa: «Lo rispetto molto, per come ha parlato ieri e per molte altre volte in cui l'ho ascoltato. Lo ripeto: anche se non godo dell'illuminazione della fede, certe concordanze che ho percepito oggi mi fanno credere di avere anch'io delle buone speranze per l'aldilà. Diciamo che, se Benedetto XVI non fosse il capo della Chiesa ma un uomo normale, che si può frequentare normalmente, ci andrei sicuramente d'accordo».
© Copyright Corriere della sera , 5 ottobre 2008 consultabile online anche qui.
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