4 ottobre 2008

Il Papa: molti fedeli non ci seguono sulla morale sessuale (Accornero)


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Il Papa: molti fedeli non ci seguono sulla morale sessuale

Ratzinger contro la contraccezione: «L'amore coniugale ha un proprio modo di comunicarsi: generare dei figli»

dall'inviato

Pier Giuseppe Accornero

Città del Vaticano

«Solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze di un grande amore, capace di abbracciare la totalità della persona». Parole che non ti aspetti e che invece Papa Benedetto inserisce in un articolato ragionamento nel messaggio inviato ai partecipanti al congresso internazionale «Humanae vitae: attualità e profezia di un'enciclica», promulgata da Paolo VI il 26 luglio 1968, che diceva no alla contraccezione e alla pillola e sosteneva «la paternità e la maternità responsabile» suscitando un'ondata di proteste. Papa Montini andò controcorrente perché parecchi teologi, moralisti e vescovi sostenevano la liceità morale delle varie forme di contraccezione.
Il congresso è organizzato dall'Università Cattolica e dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia ed è al preside di questo Istituto, monsignor Livio Melina, che il Papa rivolge il messaggio.
Ratzinger parte da un interrogativo: «Come mai oggi il mondo, e anche molti fedeli, trovano tanta difficoltà a comprendere il messaggio della Chiesa, che illustra e difende la bellezza dell'amore coniugale nella sua manifestazione naturale?» Domanda che è un'ammissione: molti fedeli non seguono il magistero della Chiesa nella morale sessuale e nella procreazione.
Di fronte a questa situazione il ragionamento di Ratzinger – come quello di Montini quarant'anni fa – tende a dimostrare che «la soluzione tecnica, anche nelle grandi questioni umane, appare spesso la più facile, ma in realtà nasconde la questione di fondo, che riguarda il senso della sessualità umana e la necessità di una paternità responsabile, perché il suo esercizio possa diventare espressione di amore personale».
È sulla totalità e completezza dell'amore personale, coniugale e familiare che il messaggio fa leva: «La tecnica non può sostituire la maturazione della libertà, quando è in gioco l'amore», ossia non c'è contraccezione che tenga, se non c'è un vero «amore coniugale». In questa prospettiva «neppure la ragione basta: bisogna che sia il cuore a vedere. Solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze proprie di un grande amore, capace di abbracciare la totalità dell'essere umano».
Per questa ragione «il servizio che la Chiesa offre nella pastorale matrimoniale e familiare, dovrà saper orientare le coppie a capire con il cuore il meraviglioso disegno che Dio ha iscritto nel corpo umano, aiutandole ad accogliere quanto comporta un autentico cammino di maturazione».

Benedetto XVI si colloca nella scia dell'insegnamento di Paolo VI e Giovanni Paolo II, che a queste materie dedicò un vastissimo insegnamento e che istituì il Pontificio Consiglio per la famiglia e la Pontificia Accademia per la vita.

Riflessioni che partono da due premesse: «La possibilità di procreare una nuova vita umana è inclusa nell'integrale donazione dei coniugi» e «l'amore coniugale ha un proprio modo di comunicarsi: generare dei figli». Il Papa ribadisce che «la generazione dei figli non solo assomiglia ma partecipa all'amore di Dio, che vuole comunicarsi chiamando alla vita le persone umane». Escludere questa «comunicazione» con «un'azione che miri a impedire la procreazione significa negare la verità intima dell'amore sponsale con cui si comunica il dono divino». Lo diceva Paolo VI nell'«Humanae vitae»: «Se non si vuole esporre all'arbitrio degli uomini la missione di generare la vita, si devono riconoscere limiti invalicabili alla possibilità di dominio dell'uomo sul proprio corpo, limiti che a nessun uomo è lecito infrangere».

Commenta Ratzinger: «Possiamo così comprendere il grande “sì” che implica l'amore coniugale».

Ma nell'esperienza «possono verificarsi circostanze gravi che rendono prudente distanziare le nascite dei figli o addirittura sospenderle. Così la conoscenza dei ritmi naturali di fertilità diventa importante».

© Copyright Eco di Bergamo, 4 ottobre 2008

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